A ME PIACE GIOCARE ALLA PACE...
Ciao MONDO, sono un bimbo disarmato che sa giocare alla PACE, perchè so fare solo questo con gesti d'amore: sorridere,abbracciare,correre a tentoni nella mia casetta e nei campi pieni di fiori.
Mi piace vedere i colori che la vita mi regala da quando vengo alla luce, sai il grigio delle bombe non lo sopporto proprio...
Mi piace sentire sussurrare le parole alle mie piccole orecchie,
sai il forte rumore dei raid aerei mi fanno tanta paura...
Mi piace quando riposo in un lettino comodo,
sai essere strattonato per scappare da te che vuoi uccidere la mia mamma e il mio papà mi strazia il cuore...
Mi piace camminare sui prati e giocare in un parco giochi,
sai vedere in fiamme la mia casa con i miei giocattoli e il mio paese che va in fumo mi fa piangere...
Mi piace l'odore della pelle della mia mamma e non la puzza delle bombe e del sangue sparso per le strade,
sai mi inorridisce...
Caro Amico,ora non ci sono più e ti dico che mi sarebbe piaciuto giocare alla PACE in un MONDO che mi ha accolto per dirmi che LA VITA È BELLA,
sai io non sapevo difendermi e avrei voluto continuare a vedere lo sguardo rassicurante dei miei genitori, avrei desiderato vedere i giochi che la natura mi avrebbe regalato.
Caro Amico,avrei avuto bisogno di te per capire quanto la vita poteva farmi ancora sognare solo se sul mio capo anziché passare aeroplani di morte volavano tanti aquiloni colorati...
Caro Amico,ora guardo voi dall'alto del Cielo e ti dico: lascia che tanti bambini nel MONDO imparino a giocare alla PACE...
(A te mio piccolo angelo che avrei voluto vederti giocare alla PACE!!!
Don Antonello)
Sento la tentazione del silenzio. La mia penna si blocca sul foglio. Non trova più parole adeguate per rincorrere parole già dette, per rincorrere parole già consumate, parole che si ripetono nel vuoto. Sento la tentazione del silenzio per sfuggire ai rumori del mondo, per mettere a tacere il linguaggio della menzogna, i deliri delle parole urlate, le parole insolenti che offendono, che gridano e sovrastano.
Sento la tentazione del silenzio, per ascoltare le parole sussurrate, per dar voce alle parole non dette, per assaporare il linguaggio di un gesto, di un sorriso che mi parla d’amore, di una carezza che sfiora il mio viso. Sento la tentazione del silenzio, perché il tempo rallenti il suo ritmo e io possa tornare a contemplare lo scorrere lento di una giornata senza rumore, il raggio di sole che cade leggero sulla mia scrivania.
Sento la tentazione del silenzio, e desidero entrare in quel luogo dove nulla viene più detto ma vissuto, dove l’ordine si dissolve e lascia posto a nuovi spazi e nuovi orizzonti, dove nessuno è chiuso nella gabbia delle certezze che non lasciano posto al dialogo.
Sento la tentazione del silenzio per dare spazio a tutto il dolore che sento di fronte alla crudeltà inspiegabile, al dolore, al senso di impotenza. Per sottrarmi alle parole che gridano, che fanno frastuono, che confondono.
È un arrendersi al silenzio, proprio quando le parole sembrano urgenti nella ricerca di una ragione che non c’è, di fronte a tanta insensatezza e orrore. È un arrendersi di fronte al senso di impotenza, di sconfitta.
Faccio silenzio, perché credo nelle parole ancora non dette, perché so che bisogna ricostruire. Di nuovo. Ricominciando perché fino ad oggi nulla ha ancora funzionato. So che c’è un pensiero sotterraneo che ritroverà la luce.
Faccio silenzio perché questo silenzio ritrovi un varco, una fessura, un terreno fecondo in cui muoversi e ricrearsi in un momento in cui le parole della violenza e della più assurda devastazione hanno trovato il sopravvento. Faccio silenzio, e accolgo dentro di me il pianto dei bambini, i loro occhi spersi, la disperazione delle madri, di quei vecchi che non vedranno più la pace, di quei ragazzi a cui hanno rubato la gioventù e a cui insegneranno ad uccidere per non essere uccisi.
Che cosa diremo, che cosa racconteremo a quelli che sono nati in questi giorni? Come gli spiegheremo che non siamo stati capaci a evitare un’altra guerra?
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