domenica 3 settembre 2017
... 35 anni fa ...
Riina: "Così uccidemmo Dalla Chiesa. Morì al primo colpo"
Le intercettazioni del superboss in carcere rivelano dettagli della strage avvenuta a Palermo esattamente 35 anni fa: "Eravamo setto o otto di quelli terribili". Ieri il racconto della cassaforte svuotata
Riina: "Così uccidemmo Dalla Chiesa. Morì al primo colpo"
(ansa)
"Perciò appena è uscito lui con sua moglie ... lo abbiamo seguito a distanza ... tun ... tun ... (si porta la mano sinistra davanti la bocca come per indicare "lo abbiamo ucciso"). Potevo farlo là, per essere più spettacolare nell'albergo, però queste cose a me mi danno fastidio". Ecco dalla viva voce di Salvatore Riina la cronaca dell'omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, il prefetto che operò per appena 100 giorni a Palermo, prima di essere barbaramente trucidato a colpi di kalashnikov da un commando mafioso, la sera del 3 settembre 1982, esattamente 32 anni fa, assieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all'agente Domenico Russo. E' Riina che parla nel carcere di Opera, dove è detenuto al regime col regime del 41 bis, con il suo compagno di passeggio, Alberto Lorusso.
E' il 4 settembre del 2013 e il boss è video intercettato: tutte le conversazioni sono state depositate dall'accusa al processo per la trattativa Stato-mafia. Riina appare sprezzante, irriverente, parla del prefetto Dalla Chiesa senza alcun rispetto: "questo era ubriaco o era un folle. Riina prosegue: "Minchia, allora ... deve venire... va bene. L'indomani gli ho detto: Pino, Pino (..ruota l'indice ed il medio della mano sinistra - annotano gli investigatori della Dia nella trascrizione - alludendo verosimilmente ad un suo ordine di attivarsi per un omicidio) prepariamo armi, prepariamo tutte cose".
E poi ecco i dettagli, crudi sull'omicidio: "A primo colpo, a primo colpo abbiamo fatto... eravamo qualche sette, otto... di quelli terribili... eravamo terribili... L'A112 ... 0 uno, due tre erano appresso... eh... l'abbiamo ammazzato; Nel frattempo... altri due o tre ... ... lui era morto ma pure che era morto gli abbiamo sparato... là dove stava, appena è uscito fa ... ta ... ta .. , ta ... ed è morto".
Il boss afferma che lui conosceva il generale, in servizio a Corleone quando era ancora un giovane tenente dell'Arma. E proprio in virtù di ciò, nella logica di Riina, il generale-prefetto avrebbe dovuto rifiutarsi di tornare in Sicilia con pieni poteri: "Questo qua cominciò da Corleone. L'hanno fatto tenente a Corleone, nella caserma di Corleone... E Corleone lo sdisossò". Infine il capomafia accenna a Rita Dalla Chiesa: "Certe volte rido con la figlia, la figlia ... questa ha pure ... Canale 5, questa è appassionata con suo padre. Mischina ha fatto sempre bile con questo suo padre, minchia".
Ieri Riina aveva parlato del mistero della cassaforte di Villa Pajno trovata vuota. "Questo Dalla Chiesa ci sono andati a trovarlo e gli hanno aperto la cassaforte e gli hanno tolto la chiave. I documenti dalla cassaforte e glieli hanno fottuti". "Minchia il figlio faceva ... il folle. Perchè dice c'erano cose scritte", continua Riina nella conversazione intercettata a Opera il 29 agosto del 2013 e finita agli atti del processo sulla trattativa Stato-mafia. "Ma pure a Dalla Chiesa gli hanno portato i documenti dalla cassaforte?", chiede Lorusso."Sì, sì - risponde il boss che poi accenna alla cassaforte del suo ultimo covo, sostenendo che fosse priva di documenti - Li tenevo in testa". "Loro - continua, tornando a Dalla Chiesa - quando fu di questo ... di Dalla Chiesa ... gliel 'hanno fatta, minchia, gliel'hanno aperta, gliel'hanno aperta la cassaforte ... tutte cose gli hanno preso".
"Riina sostiene che la cassaforte di mio padre è stata svuotata dopo il suo omicidio? Beh, non abbiamo bisogno della conferma del boss. Noi lo diciamo da 32 anni..." ha detto Nando Dalla Chiesa, figlio del generale, commentando le nuove intercettazioni. "Lo abbiamo detto pure nel processo - dice ancora Nando Dalla Chiesa - E' una cosa plateale". "La mattina dopo l'omicidio andammo a casa di mio padre e la cassaforte era chiusa. Chiedemmo ai collaboratori domestici e poi guardammo nel mobiletto. Ma c'erano solo cassetti vuoti....". "La settimana dopo tornammo e nel cassetto spuntò una chiave su cui c'era scritto 'cassaforte'. L'abbiamo aperta ma c'era solo una scatola vuota".
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