venerdì 30 giugno 2023
... fine mese ...
... fine mese con pioggia, ma io voglio fare un augurio a noi due di ricevere una cascata di denaro, o perlomeno un po' di gocce!
... atterrati!! ...
... giunti a destinazione ci fa compagnia una pioggia costante e fastidiosa e cresce la nebbia intorno a noi ...
giovedì 29 giugno 2023
martedì 27 giugno 2023
... la detar - or ...
... stamane appuntamento dal dentista Allais: detartrasi per Maria Rosa ed esame radiografie per me ... mio semplice sciacquo con Oral B e via in taxi ...: sorpresa! Detartrasi per tutti e due! E così ho voluto omaggiare la piccola prchidea dello studio - la detar - orchidea, per i suoi fans detar - or!!
lunedì 26 giugno 2023
domenica 25 giugno 2023
... NIENTE!!! ...
... oggi non ho l'aspetto felice e spensierato di Paperino ... tutt'altro! Sono dominato dall'angoscia, dal terrore per il mio futuro!
sabato 24 giugno 2023
... due criminali ...
Parliamo di uno scontro fra due criminali di guerra. Da una parte il presidente Putin, in sella almeno per ora, dall'altra l'ex cuoco ed ex carcerato che nel 2013 ha fondato il gruppo Wagner: ufficialmente una società militare privata, ma con stretti rapporti con gli apparati di sicurezza russi, a partire dall'intelligence
E’ scontro fra le forze mercenarie del gruppo Wagner e il Cremlino. Quello a cui abbiamo assistito è un attacco pianificato da tempo da Evgeny Prigozhin, capo della violenta milizia privata detta Wagner, in origine appoggiata da Putin, che si è insinuata in molti Paesi africani, sfruttandone le risorse e che ha fatto il lavoro sporco per Mosca nei teatri di guerra dall’Africa all’Ucraina.
Gli analisti dicono che Prigozhin –regista dell’attacco di questa notte a Rostov e che minaccia di marciare su Mosca – sia passato all’atto quando ha capito che Putin voleva farlo fuori.
Parliamo di uno scontro fra due criminali di guerra. Da una parte il presidente Putin, in sella almeno per ora, dall’altra l’ex cuoco ed ex carcerato che nel nel 2013 ha fondato il gruppo Wagner: ufficialmente una società militare privata, ma con stretti rapporti con gli apparati di sicurezza russi, a partire dall’intelligence.
Dalla padella alla brace, potremmo dire. O meglio: dalla brace alla brace, altrettanto nera. Il presidente Putin, ex capo del Kgb e che ha sempre mantenuto quella mentalità sterminando direttamente e indirettamente oppositori e giornalisti (vedi l’uccisione della giornalista Anna Politoskaja), non è diverso da Prigozhin che oggi chiede un incontro immediato alla leadership militare russa: se il capo dello stato maggiore Gerasimov e il ministro della Difesa Shoigu non si recheranno a a Rostov-sul-Don, i mercenari sono pronti a marciare verso Mosca, dice il capo della Wagner. “Tutti noi siamo pronti a morire. Tutti e 25 mila, e poi altri 25 mila”, dice. ( Alcune fonti dicono che in Ucraina la Wagner ha già perso 20mila uomini).
Povero popolo russo trascinato in guerra da Putin contro il popolo ucraino, di cui è fratello. Il presidente russo l’aveva a sua volta pianificata per tempo sacrificando una intera generazione di giovani uomini; un popolo che non vede luce ormai da più di vent’anni. Dal 1999 a oggi Putin ha fatto un uso privato del potere, auto consacrandosi zar, alterando la Costituzione, con la benedizione della Chiesa guidata dal patriarca Kirill, (sodale di papa Francesco con il quale andò a Cuba) che ha inneggiato alla guerra santa contro l’Occidente
Insomma Prigozhin non è diverso da Putin, che oggi lo stigmatizza come novello Lenin. Purtroppo non c’è traccia di rivoluzione sociale, come fu – pur fra mille errori – nel 1917.
Questa espressione di Putin evidenza ancor più con chiarezza – ammesso che ce ne fosse ancora bisogno – l’ideologia imperialista, nazionalista che ha improntato l’invasione dell’Ucraina.
Ora il punto è cosa succederà? Quale ruolo giocherà il feroce dittatore ceceno Kadyrov, che non ha scrupoli nell’usare la forza più brutale, andrà il soccorso di Putin?
In che mani potrebbero finire le armi tattiche militari russe che anche la Bielorussia ha accettato sul proprio territorio?
Quali passi farà in questo nuovo contesto la controffensiva ucraina?
Come reagiranno i Paesi africani che vedono una profonda infiltrazione delle truppe Wagner? Dal Mali al Sudan dove la Wagner concorre allo sfruttamento delle locali miniere di oro, a detrimento della popolazione ( a questo proposito ascolta l’analisi di Jean Leonard Toudì)
Sono tutti interrogativi aperti che ci interrogano profondamente.
venerdì 23 giugno 2023
... tagliando auto ...
... completato in giornata tagliando per la mia "vecchietta" Euro 200,00 e passa la paura, si fa per dire!
... implosione! ...
Crediamo che l'equipaggio del nostro sommergibile sia morto", cosi afferma OceanGate in una nota, confermando la morte dei cinque passeggeri del Titan, il sottomarino disperso da domenica.
Nel sottomarino Titan di OceanGate potrebbe essersi verificata una "implosione istantanea". È l'ipotesi di Guillermo Soehnlein, co-fondatore della società insieme al pilota scomparso del Titan Stockton Rush. "Quello che so è indipendentemente dal sottomarino, quando si opera in profondità la pressione è così grande su qualsiasi sottomarino che se si verifica un guasto si verificherebbe un'implosione istantanea. Se è quello che è successo, sarebbe successo quattro giorni fa"
Chris Brown è amico del miliardario britannico Hamish Harding, una delle cinque persone a bordo del Titan: "Durante un test del sottomarino, alle Bahamas, mi accorsi che stavano usando tubazioni industriali per la zavorra, un controller di gioco per i comandi e luci da negozio di bricolage. Gli spazi erano piccoli e angusti"
giovedì 22 giugno 2023
... Titan -- Titanic ...
La moglie di uno dei 5 passeggeri, il proprietario della compagnia che ha organizzato il viaggio, è una pronipote di due famosi passeggeri morti sul Titanic, ricchissimi, che rifiutarono di salire sulle scialuppe di salvataggio per fare posto a donne e bambini
Titan, le ultime ore per salvare i passeggeri del sottomarino disperso: ossigeno ancora fino alle 13:18
L’ossigeno è finito. Secondo la stima della Guardia Costiera americana, dalle 13:18 di oggi, ora italiana, i cinque membri dell’equipaggio del sottomarino scomparso non potranno più respirare
Titan, finite le ore per l'ossigeno: le speranze di salvare i passeggeri del sottomarino scomparso sono ormai nulle
LA FOLLIA DEL PICCOLO TITAN
Il Titan (questo il nome del piccolo sommergibile) ha perso il contatto con la nave madre dopo un'ora e 45 minuti dall’immersione.
L’unico modo di comunicare fra nave madre e sommergibile è un sistema di messaggini tipo SMS, che funziona solo se il Titan si trova sotto la verticale della nave. Se per caso la corrente lo porta fuori rotta, perde ogni comunicazione. (Sott’acqua la radio non è utilizzabile, perchè le onde radio non viaggiano nell’acqua).
Dopo pochi minuti di immersione il Titan si trova nel buio più assoluto. (Il Titan è dotato di luci esterne, che però possono illuminare fino ad un massimo di 30 mt.). Per raggiungere il Titanic (il relitto della nave sommersa), il piccolo sottomarino deve seguire le indicazioni che arrivano via SMS dalla nave madre. In altre parole, naviga alla cieca.
In caso di emergenza il Titan ha diversi sistemi che gli permettono di riemergere in superficie, ma si troverebbe comunque a galleggiare nel mezzo dell’oceano senza possibilità alcuna per gli occupanti di tornare a respirare aria fresca: il portellone infatti è sigillato con 17 bulloni che si possono aprire solo dall’esterno.
Gli occupanti quindi, dal momento in cui perdono contatto, hanno le ore contate per essere ritrovati: sono le ore che gli concede la riserva di ossigeno, sia che si trovino sott’acqua sia che si trovino in superficie.
E qui viene la parte più interessante: da quel che sono riuscito a capire, il Titan utilizza un sistema di riciclo dell’aria simile al “magico” PLSS degli astronauti: un sistema apposito rimuove l’anidride carbonica emessa durante il respiro, per cui gli occupanti del sub possono continuare a respirare aria pulita. Ma solo fino a 90 ore in ogni caso.
Ora la domanda viene spontanea: quale disprezzo per la vita bisogna avere, per infilarsi in una capsula d’acciaio lunga 5 metri, farsi sigillare al suo interno, e immergersi nel buio più assoluto, con temperature esterne vicine allo zero, impossibilitati a comunicare con il mondo, sapendo che in ogni caso ti porti dietro una riserva di ossigeno di sole 90 ore?
mercoledì 21 giugno 2023
... tutto sottosopra! ...
Acchiappacitrulli
(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) –
Per una mirabile congiunzione astrale, la giornata di ieri ha consacrato definitivamente l’Italia come il Paese di Sottosopra. Mentre il Parlamento lacrimante completava la beatificazione del suo spirito guida pregiudicato e il Guardasigilli gli dedicava la riforma della Giustizia lodando gli “onesti imprenditori” che non pagano le tasse (definite “pizzo di Stato” dalla premier), il Tribunale di Brescia condannava uno degli italiani e dei magistrati più onesti e corretti mai visti, Davigo; e la Corte d’appello di Milano assolveva l’ex sindaco Pd di Lodi, Uggetti, non perché fosse innocente (l’aveva già escluso la Cassazione), ma perché la sua turbativa d’asta era “tenue” (ha solo truccato una gara pubblica per dare l’appalto a chi pareva a lui). La scena ricorda quella di Pinocchio che, derubato delle quattro monete d’oro dal Gatto e la Volpe nel Paese di Acchiappacitrulli, denuncia il furto al Giudice Gorilla; ma questi lo condanna alla prigione per essersi fatto fregare; poi arriva un’amnistia per i colpevoli condannati e Pinocchio, essendo innocente, rischia di restare in galera: così, per uscire, deve dichiararsi malandrino.
La pompa funebre per B. in Parlamento è, in realtà, un’autopompa: i vedovi e gli orfani inconsolabili giustificano in realtà se stessi, per avergli retto il sacco per anni, votandogli 60 leggi ad personam, dimenticando che si era comprato parlamentari un tanto al chilo, immerdandosi con la mozione su Ruby (marocchina) nipote di Mubarak (egiziano). Chi santifica il delinquente se ne infischia di lui e legittima i propri misfatti passati, presenti e futuri. Tanto sa che anche la magistratura, salvo rarissime eccezioni, ha sostituito il Codice penale con la legge del più forte. Uggetti è l’idolo di tutti i sindaci di destra e sinistra che usano i Comuni come B. lo Stato: per farsi gli affari loro. Quindi va assolto anche se ha commesso il reato. Davigo invece, con l’esempio e le parole, non ha mai smesso di ricordare a chi ricopre cariche pubbliche il dovere costituzionale di esercitarle “con disciplina e onore”. Quindi va condannato come disturbatore della quiete pubblica per aver rivelato un segreto a soggetti che sono tenuti al segreto (membri del Csm e presidente dell’Antimafia) e possono maneggiare segreti perché poi li devono conservare. Infatti nessuno dei destinatari delle rivelazioni di Davigo, fra cui il capo dello Stato, il vicepresidente del Csm e i più alti magistrati d’Italia, si accorse che Davigo stava commettendo un reato: altrimenti avrebbero dovuto denunciarlo. E dove sono i processi per omessa denuncia? La realtà supera persino la fantasia di Collodi: nell’Italia di oggi, diversamente dal Paese di Acchiappacitrulli, non si condanna Pinocchio, ma il Grillo Parlante.
... solstizio d'estate ...
... inizia l'estate: una lama di luce che penetra tra buie mura ... questa è la giusta immagine per la nostra situazione attuale!
lunedì 19 giugno 2023
... i nipotini di berlusca! ...
Già sei un coglione perché a 20 anni guidi una Lamborghini con 600 cavalli che il codice della strada ti dovrebbe vietare. In più sotto effetto di cannabis.
Però ti sentì un fenomeno perché oggi nella vita l’importante è fare l’influencer e raccogliere migliaia di like. Purtroppo oggi conta questo.
E forse ti andrà anche bene xche vivi in una nazione dove quelli come te riescono anche a scamparla.
Allora capisco perché il padre di quel bambino di 5 anni abbia voluto farsi giustizia da solo. Perché sarebbe stato giusto così: non avresti nemmeno avuto il diritto di arrivare in un carcere, dopo aver portato via così stupidamente un figlio ad un padre.
Spero solo - ma dubito - che la giustizia italiana ti rovini la vita più di quanto tu l’abbia rovinata ad una famiglia che ha avuto la sola sfortuna di incrociarti.
Perché avresti meritato di schiantarti contro un muro da solo. O con i tuoi amici che erano in auto con te. Che di coglioni questo mondo è già fin troppo pieno e di qualcuno in meno non si sarebbe sentita la mancanza. Figuriamoci di un assassino.
Non aggiungo altro
domenica 18 giugno 2023
... Libero - down ...
Desideriamo informare i nostri utenti, a cui vanno nuovamente le nostre scuse per il disagio arrecato, che il disservizio della Libero Mail dovuto a instabilità all’infrastruttura è in fase di risoluzione.
È in corso la riapertura progressiva e costantemente monitorata delle caselle e anche l'accesso tramite App è reso disponibile con le medesime modalità.
I nostri tecnici proseguono nel lavoro per rispristinare quanto prima le piene funzionalità degli account. Siamo consapevoli del disagio arrecato e non possiamo che ringraziare i milioni di utilizzatori di Libero Mail per la pazienza dimostrata.
Ulteriori aggiornamenti saranno forniti appena disponibili.
Per ogni necessità, resta attivo per i nostri utenti il numero di assistenza 02-83 90 55 21, tutti i giorni dalle 8 alle 22.
CHIUDI
sabato 17 giugno 2023
... ancora Libero - down! ...
In questa nuova comunicazione, ci scusiamo anzitutto ancora una volta con i nostri utenti per il disagio recato dall'interruzione dei nostri servizi mail.
Nelle ultime ore si è verificata ancora instabilità all'infrastruttura e-mail, che ci costringe prudenzialmente a non poter ancora riaprire il normale flusso.
I tecnici stanno continuando a lavorare per la risoluzione definitiva del problema, che riguarda la maggior parte dei nostri account, ad eccezione delle mail PEC.
Forniremo aggiornamenti nella giornata odierna, continuando a lavorare come ovvio per la risoluzione nel minor tempo possibile.
Per ulteriori informazioni, resta attivo per i nostri utenti il numero di assistenza 02-83 90 55 21.
CHIUDI
venerdì 16 giugno 2023
... PASOLINI ... ci voleva!! ...
RITORNO ALLA CULTURA, DOPO 3 GIORNI DI FUNEBRE E IPOCRITA UBRIACATURA
"LE DONNE DI PASOLINI",
SU RAI 3, DOCUFILM CONDOTTO DA GIUSEPPE BATTISTON
Susanna Pasolini, Giovanna Bemporad, Dacia Maraini, Laura Betti, Elsa Morante, Oriana Fallaci, Anna Magnani, Silvana Mangano, Maria Callas ...
Tutte le donne che hanno conosciuto, ammirato, amato, influito sui sentimenti, sulla formazione intellettuale, sulla visione del mondo, sull'arte di uno dei più grandi artisti e intellettuali italiani del '900.
Finalmente la TV, dopo giorni di ubriacatura funebre e ipocrita (con il trionfo della menzogna, della piaggeria, della falsificazione della storia, della reticenza, dell'omertà mafiosa), ritorna a fare "servizio pubblico", ritorna a svolgere la funzione pedagogica e culturale che, fin dalle origini, è stata una delle migliori caratteristiche della televisione italiana.
Un documentario da non perdere assolutamente.
Riprendiamo i passaggi essenziali del comunicato di RAI 3:
"Un affresco inedito e originale del mondo di Pier Paolo Pasolini, dal titolo “Le donne di Pasolini”, è il docu-film diretto da Eugenio Cappuccio e narrato da Giuseppe Battiston che andrà in onda giovedì 15 giugno in prima tv assoluta alle 21.45 su Rai 3. Rilegge la vita del grande regista, scrittore, poeta e drammaturgo ponendo l’attenzione sulle donne più importanti della sua vita: l’amatissima madre Susanna Colussi, Maria Callas, Laura Betti, Oriana Fallaci e Giovanna Bemporad, partendo dai territori friulani in cui è cresciuto e da cui ha tratto ispirazione. Il film documentario di 90’, una coproduzione Rai Documentari e Anele, con il contributo di Rai Teche e con il sostegno di Fondazione Aquileia, prodotto da Gloria Giorgianni con Tore Sansonetti, porta all’attenzione anche delle nuove generazioni la personalità e l’arte di Pasolini incrociando linguaggi narrativi diversi: i repertori d’epoca, la parte filmica narrativa con Battiston e quella teatrale. Attraverso testi estratti anche da scritti, dichiarazioni e interviste reali, cinque attrici rievocano, infatti, le figure femminili che per Pasolini erano muse, complici, amiche e ispiratrici e con le quali creò legami intensi e indissolubili: Susanna Colussi interpretata da Anna Ferruzzo, Maria Callas da Carolina D’Alterio, Laura Betti da Martina Massaro, Oriana Fallaci da Liliana Massari e Giovanna Bemporad da Sara Mafodda. Arricchiscono la narrazione testimoni illustri, tra cui Dacia Maraini, che con Pasolini instaurò una profonda amicizia dal 1967, Emanuele Trevi, Liliana Cavani e David Grieco. Alla ricerca di uno sguardo inedito sulla poetica di Pasolini, Giuseppe Battiston ripercorre i territori friulani - la terra della madre di Pasolini - raccogliendo le voci delle persone che lì vivono e lo hanno conosciuto: da Casarsa della Delizia, con Casa Colussi, sede del Centro Studi Pier Paolo Pasolini e il Bar degli Amici, a Versuta con la sua chiesetta, dove Pasolini aprì con la madre una scuoletta, da Aquileia alla laguna Di Grado, set del film “Medea”.
Il docu-film attraversa gli snodi fondamentali della vita di Pasolini per ricomporne l’eredità culturale e gli aspetti più umani e personali: dalle difficoltà economiche della famiglia durante la sua infanzia, il rapporto difficile col padre e con la propria omosessualità e il conseguente senso di colpa, lo scandalo e il processo dopo i fatti di Ramuscello del 1949, il legame del tutto personale con il sacro e la religione, l’impegno politico e la stima per Gramsci, fino alla sua seconda parte della vita a Roma, dai successi letterari al passaggio all’arte cinematografica. E poi gli incontri con personalità come Totò, Alberto Moravia, Ninetto Davoli, Eduardo De Filippo, dei quali vengono proposte interviste video in cui raccontano aneddoti personali sul regista. La narrazione si conclude infine da dove era partita, con la morte di Pasolini e con il grido disperato della madre che invoca giustizia".
... STOP - LIBERO Mail ...
Nella notte tra il 13 e il 14 giugno si è svolto un intervento programmato di manutenzione evolutiva di Libero Mail, riguardante le caselle di posta e i servizi ad esse collegati.
L’intervento ha richiesto più tempo del previsto e il servizio è stato gradualmente riattivato in tarda mattinata, mentre nel primo pomeriggio tutti gli utenti hanno potuto tornare ad accedere alle proprie caselle di posta nelle loro piene funzionalità.
Purtroppo nelle ultime ore si sono presentate instabilità all’infrastruttura e-mail, che ci costringono a una sospensione temporanea del servizio.
I nostri tecnici stanno lavorando 24 ore su 24 per riportare il servizio alla consueta piena funzionalità nel minimo tempo possibile. Terremo aggiornati i nostri utenti in tempo reale attraverso tutti i nostri canali digitali.
Ringraziamo per la pazienza e ci scusiamo per il disagio arrecato. Per ulteriori informazioni, i nostri utenti possono fare riferimento al numero 02-83 90 55 21 attivo dalle 8:00 alle 22:00 oppure contattarci tramite il sito Libero Aiuto: https://aiuto.libero.it
CHIUDI
giovedì 15 giugno 2023
mercoledì 14 giugno 2023
... il santo corruttore ...
LA LEGGENDA DEL SANTO CORRUTTORE
Editoriale di Marco Travaglio
Su Il Fatto Quotidiano - 14 giugno 2023
Agli innumerevoli delitti commessi da vivo, B. ne ha aggiunto un ultimo da morto. Il più imperdonabile: averci lasciato questa corte di vedove (non le due vere e quella finta: tutte le altre), prefiche, leccaculi, paraculi, piduisti, terzisti, parassiti, prosseneti, camerieri, servi sciocchi e soprattutto furbi che da due giorni lacrimano per finta (solo lui riusciva a piangere davvero a comando) a reti unificate, devastando quel po’ di informazione e di dignità nazionale che gli erano sopravvissute.
Il giorno di lutto nazionale e i sette di lutto parlamentare, più che a B., sono un omaggio a Fantozzi e ai funerali della madre del megadirettore naturale conte Lamberti, immaturamente scomparsa all’età di 126 anni. Ora mancano solo la Coppa Cobram di ciclismo da Arcore a Pinerolo e la statua del de cuius all’ingresso del fu Parlamento, con inchino forzato e craniata incorporata per i cari inferiori.
Le cascate di saliva che tracimano da ogni canale tv e da ogni giornale regalano perle inimmaginabili persino nei suoi anni d’oro. L’ex conduttore Mediaset intervista su La7 il suo editore ex Mediaset su quanto era buono e democratico l’editore precedente che stipendiava entrambi prima che lo mollassero perché era troppo buono e democratico. L’ex direttore del Corriere Paolo Mieli si pente in diretta dell’unico scoop della sua vita, sull’invito a comparire del ’94 a B. per le mazzette alla Guardia di Finanza, accusa i pm di non averlo torchiato a dovere per estorcergli le sue fonti che lui avrebbe senz’altro spiattellato in barba alla deontologia professionale, e comunque si scusa pubblicamente per aver pubblicato una notizia vera. Renzi, un Berlusconi che non ce l’ha fatta, saltella da una rete all’altra per leccare la bara a distanza, sperando di ereditare qualche briciola dal desco del caro estinto, peraltro invano (a parte i processi). Il rag. Cerasa, un Sallusti che non ce l’ha fatta, dipinge sul Foglio col pennino intinto nella bava il leader più estremista e populista mai visto in Europa come “argine all’estremismo e al populismo” e, siccome era culo e camicia con Putin, pure come “seduttore atlantista”. Attori, registi e soubrette “de sinistra” spendono capitali in necrologi piangenti per l’amico Silvio, sperando che pure gli eredi si ricordino degli amici. Francesco Gaetano Caltagirone svela finalmente chi fa i titoli e gli editoriali del suo Messaggero, firmandone finalmente uno al posto dei soliti nom de plume: “Un uomo che ha lasciato un’orma profonda”. Più che altro, un’impronta digitale. E un vuoto incolmabile nelle casse dell’Erario.
Il Corriere fa rivoltare nelle tombe Montanelli, Biagi e Sartori col titolo cubital-vedovile “L’Italia senza Berlusconi”, presidiato da una schiera di lingue erette sul presentat’arm e seguito dalla doverosa intervista all’editore Cairo, che parla alla sua tv ma anche al suo giornale, casomai qualcuno pensasse che il berlusconismo è morto con B.. La Moratti assicura che la sua Rai del ’94 era liberissima perché B. l’aveva nominata presidente, ma poi non fece mai pressioni (non ce n’era bisogno), così lei poté nominare direttori i berlusconiani Rossella, Mimun e Vigorelli a sua insaputa. Le Camere Penali smentiscono persino Coppi (“B. perseguitato dai pm? Mai pensato”) e piangono comprensibilmente il cliente più illustre e munifico della categoria, “oggetto di una aggressione politico-giudiziaria che non ha precedenti nella storia della Repubblica”, visto che ha subìto “decine e decine di indagini e processi, con accuse fino alla collusione mafiosa e al ruolo di mandante di stragi, conclusesi con una sola condanna per elusione fiscale”. A parte il fatto che non fu per elusione né per evasione, ma per una frode fiscale pluriaggravata da 368 milioni di dollari, di cui 360 prescritti (come altri nove processi per gravissimi reati accertati, ma rimasti impuniti perché l’imputato aveva dimezzato i termini di decorrenza, senza dimenticare i fedelissimi finiti in galera al posto suo e i soldi alla mafia consacrati dalla sentenza Dell’Utri), le Camere Penose potrebbero vergare una nota identica per Al Capone: perseguitato con accuse di mafia, ma condannato “solo per elusione fiscale”.
Un solo beneficato, Vittorio Feltri, ha il coraggio di dire la verità: “Non posso parlarne male perché mi ha fatto ricco”. Tutti gli altri ammantano le pompe funebri di “rivoluzione liberale” che “ha cambiato l’Italia”, anche se si scordano le 60 leggi ad personam e non riescono a citare uno straccio di sua riforma che abbia migliorato la vita di qualcuno che non fosse lui. Infatti vanno forte le corna a Caceres, il cucù alla Merkel, lo sguardo lubrico alla Obama e la spolverata alla sedia, come se uno statista si misurasse dal numero di guittate. Ma il ridicolo eccesso santificatorio non si deve solo al fatto che B. s’è comprato mezza Italia che conta e l’altra mezza avrebbe pagato per vendersi. Chi ha retto il sacco a un bandito per decenni ora deve dimostrare che era cosa buona e giusta. E chi vorrebbe delinquere anche lui in santa pace, avendo perso il grande alibi, cerca almeno un lasciapassare e un santo patrono. Oscar Wilde diceva che “certi uomini migliorano il mondo soltanto lasciandolo”. Ma, ora che ha raggiunto il paradiso (fiscale), possiamo dire senza tema di smentita che il padrone morto era molto meglio dei servi vivi.
martedì 13 giugno 2023
... niente onori, berlusca! ...
I GOT THE POWER
🔼Dove lo mettiamo?
Non so - disse San Pietro - qui c’è l’imbarazzo della scelta…
🔼Con Paolo e Francesca, fra i lussuriosi?!?
Mhhh…Ruby sembra l’abbia aiutata perché nipote di Mubarak, alle povere Olgettine ha dato vitto e alloggio gratuito, e le cinque donne della sua vita, ehm, sarà stato sfortunato? insomma tutto sommato…
🔼Allora nel nono cerchio, con i fraudolenti, d’altronde è stato pure condannato dalla giustizia degli uomini..
Non so, in Italia dicono sia stato tutto un complotto…
🔼Che ne dici degli scialacquatori, Pietro?
Di soldi ne ha fatti tanti, ma ne ha gettati anche parecchi, con le sue ville, le sue cene eleganti, le sue manie di grandezza…
E invece in tanti dicono che sia stato un “generoso”…
🔼 Seduttori, adulatori, lusingatori?
O tombeur de femmes, che agli italiani piace assai…punti di vista…
🔼Seminatori di discordia?!?
Solo fra i Comunisti…
Vedi, mio Dio, a sentire quel che oggi dicono di lui, sembra lo si debba beatificare…
🔼Ma allora….che faccio? Lo mando…SU?
Immediatamente, dall’alto dei cieli, più in alto di Dio, si vede uno sbuffo enorme di fumo.
Poi una voce rimbomba minacciosa:
Eh no, puru cca, ccu mmia no!
Non mi rompete i cabasisi, che altrimenti l’ultimo episodio di Montalbano non ve lo scrivo!
🔼Mandalo giù, Pietro, dove vuoi tu, ma giù…
Non ho apprezzato nulla di te in vita, Cavaliere, ma post mortem, la terra ti sia lieve come una delle barzelletta che raccontavi.
lunedì 12 giugno 2023
... Adieu Silvio! ...
Morto Silvio Berlusconi, aveva 86 anni. Finisce un pezzo di storia italiana
ricoverato da venerdì scorso per accertamenti legati alla leucemia mielomonocitica cronica di cui soffre da tempo non accennavano a migliorare, poi il precipitare della situazione.
. Se n'è andato oggi a 86 anni dopo un'esistenza da mattatore assoluto. Nell'ultimo cinquantennio non c'è stato un giorno in cui il suo nome non sia stato evocato, in tv, sui giornali, in Parlamento, nei bar, allo stadio; "il Berlusca" ha spaccato l'opinione pubblica come una mela. Impresario edile, tycoon televisivo, presidente del Milan e poi del Monza, fondatore di un partito chiamato Forza Italia, tre volte premier, imputato in processi clamorosi. Tutto in lui è stato eccessivo, figlio di una dismisura. A un certo punto la sua popolarità è stata tale da essere identificato, nel mondo, con l'italiano tout court.
Ma non era nato ricco, l'enorme agiatezza se l'era costruita, prima da palazzinaro, poi da visionario catodico, con un impeto talmente spregiudicato da indurre più di una Procura a vederci chiaro. Lo scrittore Giuseppe Fiori che nel 1995 gli dedicò una delle prime biografie la titolò Il venditore. Persuadere, sedurre, piacere agli altri: questo è sempre stata la caratteristica di Silvio Berlusconi, che non riusciva a capacitarsi che invece ci potesse essere una larga fetta di cittadini che trovava diseducative le sue televisioni e sommamente inaccettabile la discesa in campo, perché vi coglieva l'opportunismo di un uomo che sceglie la politica non per vocazione, ma per cinica autodifesa. E' stato fatto notare che il virus del populismo, che a un certo punto ha contagiato il mondo, si sia propagato proprio dal Cavaliere politico.
Il Berlusconi del 1994, quelle delle prime elezioni, reca con sé tutti i crismi dei futuri demagoghi che in seguito calcheranno la scena: il rifiuto dei partiti e di "quelli che c'erano prima", gli umori antiparlamentari, le Camere viste come luoghi di perdigiorno, la retorica dell'uomo solo al comando, il ghe pensi mi, il disprezzo esibito per la cultura, la distruzione di ogni memoria collettiva nel segno di una presunta palingenesi morale nel segno del "nuovo". Tutto in fondo è nato con "Silvio".
E' stato il piccolo borghese venuto dal nulla, figura eponima di un lunga stagione. Ciò piaceva all'italiano medio, convinto che li avrebbe resi ricchi come aveva reso immensamente prospere le sue aziende. Si circondò nel tempo di una schiera di fedelissimi, per cui il Cavaliere - come era soprannominato grazie a un titolo ottenuto nel 1977 - era una sorta di divinità immune da ogni critica: "Una schiera di fedeli che offrono soltanto leggende color rosa", come ebbe a notare Corrado Stajano. Questo popolo cantava ai suoi comizi "meno male che Silvio c'è"; dall'altro si ergevano i suoi avversari, "i comunisti", l'altra Italia per cui Silvio era il Caimano, e ne denunciava l'egolatria, il conflitto d'interessi, le leggi ad personam, l'esorbitanza nei costumi e scendeva in piazza, faceva campagne di stampa (questo giornale fu in prima fila, spesso in solitudine), organizzava girotondi, film, libri. Erano due mondi inconciliabili
La leggenda narra che la sera, davanti alla tv, guardasse i programmi Fininvest segnalando all'istante i difetti di ciascun programma, dalla scelta degli ospiti, all'inquadratura, alle luci. Ossessivo, pignolo, prima di altri colse i mutamenti profondi che si muovevano nelle viscere della società, sfiancata dagli anni del terrorismo e dalla guerra fredda e bisognosa di nuovi miti, di una leggerezza svagata. Rompe così una convenzione.
Tuttavia Silvio Berlusconi alla fine era vecchio, isolato e un po' malinconico. Altri avevano preso il suo posto. E adesso è strano pensare che non ci sia più, perché è stato un primattore romanzesco. Nel bene e nel male lo specchio di questo nostro strano Paese.
domenica 11 giugno 2023
... Corpus Domini ...
Una festa di popolo
Il Corpus Domini (Corpo del Signore), è sicuramente una delle solennità più sentite a livello popolare. Vuoi per il suo significato, che richiama la presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, vuoi per lo stile della celebrazione. Pressoché in tutte le diocesi, infatti, si accompagna a processioni, rappresentazione visiva di Gesù che percorre le strade dell’uomo.
Le origini nel Medio Evo, in Belgio
La storia delle origini ci portano nel XIII secolo, in Belgio, per la precisione a Liegi. Qui il vescovo assecondò la richiesta di una religiosa che voleva celebrare il Sacramento del corpo e sangue di Cristo al di fuori della Settimana Santa. Più precisamente le radici della festa vanno ricercate nella Gallia belgica e nelle rivelazioni della beata Giuliana di Retìne. Quest’ultima, priora nel Monastero di Monte Cornelio presso Liegi, nel 1208 ebbe una visione mistica in cui una candida luna si presentava in ombra da un lato. Un’immagine che rappresentava la Chiesa del suo tempo, che ancora mancava di una solennità in onore del Santissimo Sacramento. Fu così che il direttore spirituale della beata, il canonico Giovanni di Lausanne, supportato dal giudizio positivo di numerosi teologi presentò al vescovo la richiesta di introdurre una festa diocesi in onore del Corpus Domini. Il via libera arrivò nel 1246 con la data della festa fissata per il giovedì dopo l’ottava della Trinità.
Papa Urbano IV e il miracolo eucaristico di Bolsena
L’estensione della solennità a tutta la Chiesa però va fatta risalire a papa Urbano IV, con la bolla Transiturus dell’11 agosto 1264. È dell’anno precedente invece il miracolo eucaristico di Bolsena, nel Viterbese. Qui un sacerdote boemo, in pellegrinaggio verso Roma, mentre celebrava Messa, allo spezzare l’Ostia consacrata, fu attraversato dal dubbio della presenza reale di Cristo. In risposta alle sue perplessità, dall’Ostia uscirono allora alcune gocce di sangue che macchiarono il bianco corporale di lino (conservato nel Duomo di Orvieto) e alcune pietre dell’altare ancora oggi custodite nella basilica di Santa Cristina. Nell’estendere la solennità a tutta la Chiesa cattolica, Urbano IV scelse come collocazione il giovedì successivo alla prima domenica dopo Pentecoste (60 giorni dopo Pasqua).
L'inno scritto da san Tommaso d'Aquino
Papa Urbano IV incaricò il teologo domenicano Tommaso d’Aquino di comporre l’officio della solennità e della Messa del Corpus et Sanguis Domini. In quel tempo, era il 1264, san Tommaso risiedeva, come il Pontefice, sull’etrusca città rupestre di Orvieto nel convento di San Domenico (che, tra l’altro, fu il primo ad essere dedicato al santo iberico). Il Doctor Angelicus insegnava teologia nello studium (l’università dell’epoca) orvietano e ancora oggi presso San Domenico si conserva ancora la cattedra dell’Aquinate e il Crocifisso ligneo che gli parlò. Tradizione vuole infatti che proprio per la profondità e completezza teologica dell’officio composto per il Corpus Domini, Gesù - attraverso quel Crocifisso - abbia detto al suo prediletto teologo: "Bene scripsisti de me, Thoma". L’inno principale del Corpus Domini, cantato nella processione e nei Vespri, è il "Pange lingua" scritto e pensato da Tommaso d’Aquino.
sabato 10 giugno 2023
venerdì 9 giugno 2023
... partenza!! ...
... domani mattina si parte ... di nuovo in città per un mesetto e poi, se Dio vuole, un più lungo soggiorno nel nostro piccolo paradiso!!
giovedì 8 giugno 2023
... W. O. D. 2023 ...
Siamo noi, siamo in tanti
Ci nascondiamo di notte
Per paura degli automobilisti, dei linotipisti
Siamo i gatti neri, siamo pessimisti
Siamo i cattivi pensieri
E non abbiamo da mangiare
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare
Babbo, che eri un gran cacciatore
Di quaglie e di fagiani
Caccia via queste mosche
Che non mi fanno dormire
Che mi fanno arrabbiare
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare
È inutile, non c'è più lavoro
Non c'è più decoro
Dio o chi per lui
Sta cercando di dividerci
Di farci del male, di farci annegare
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare
Con la forza di un ricatto
L'uomo diventò qualcuno
Resuscitò anche i morti, spalancò prigioni
Bloccò sei treni con relativi vagoni
Innalzò per un attimo il povero
A un ruolo difficile da mantenere
Poi lo lasciò cadere, a piangere e a urlare
Solo in mezzo al mare
Com'è profondo il mare
Poi da solo l'urlo diventò un tamburo
E il povero come un lampo nel cielo sicuro
Cominciò una guerra per conquistare
Quello scherzo di terra
Che il suo grande cuore doveva coltivare
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare
Ma la terra gli fu portata via
Compresa quella rimasta addosso
Fu scaraventato in un palazzo, in un fosso
Non ricordo bene
Poi una storia di catene, bastonate
E chirurgia sperimentale
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare
Intanto un mistico, forse un'aviatore
Inventò la commozione
Che rimise d'accordo tutti
I belli con i brutti
Con qualche danno per i brutti
Che si videro consegnare
Un pezzo di specchio
Così da potersi guardare
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare
Frattanto i pesci
Dai quali discendiamo tutti
Assistettero curiosi
Al dramma collettivo di questo mondo
Che a loro indubbiamente doveva sembrar cattivo
E cominciarono a pensare
Nel loro grande mare
Com'è profondo il mare
Nel loro grande mare
Com'è profondo il mare
È chiaro che il pensiero dà fastidio
Anche se chi pensa è muto come un pesce
Anzi un pesce
E come pesce è difficile da bloccare
Perché lo protegge il mare
Com'è profondo il mare
Certo, chi comanda
Non è disposto a fare distinzioni poetiche
Il pensiero come l'oceano
Non lo puoi bloccare
Non lo puoi recintare
Così stanno bruciando il mare
Così stanno uccidendo il mare
Così stanno umiliando il mare
Così stanno piegando il mare
LUCIO DALLA
mercoledì 7 giugno 2023
... 7 giugno 1984 ...
Dalla folla gli gridavano “Basta, Enrico!”. Ma lui continuò fino all’ultimo. Nonostante fosse visibilmente provato, ridotto ormai al collasso, non smise di parlare. Si concesse un attimo di riposo, e con enorme fatica continuò il suo discorso.
Lo portarono via che non si reggeva in piedi. Perché Enrico Berlinguer, il 7 giugno 1984, a Padova, ebbe un ictus. E nonostante questo, non si fermò. Parlò di giovani, di donne, di lavoro. Delle battaglie che credeva giuste e che condivideva con milioni di persone. E concluse il suo comizio.
Morì 4 giorni dopo per emorragia cerebrale. Con lui se ne andò una enorme parte della Politica con la “P” maiuscola. Quella pulita, con un’etica granitica. Quella che ci credeva davvero in ciò che diceva. Quella che non si faceva scoraggiare da niente e da nessuno e che, come dimostrò Berlinguer quel giorno, non si tirava mai indietro. Per nessuna ragione al mondo.
«E ora compagne e compagni, vi invito a impegnarvi tutti, in questi pochi giorni che ci separano dal voto, con lo slancio che sempre i comunisti hanno dimostrato nei momenti cruciali.
Lavorate tutti, casa per casa, azienda per azienda, strada per strada, dialogando con i cittadini, con la fiducia per le battaglie che abbiamo fatto, per le proposte che presentiamo, per quello che siamo stati e siamo… è possibile conquistare nuovi e più vasti consensi alle nostre liste, alla nostra causa, che è la causa della pace, della libertà, del lavoro, del progresso della nostra civiltà».
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Le ultime parole di ENRICO BERLINGUER pronunciate a Padova il 7 giugno 1984, durante il suo ultimo comizio, pochi istanti prima che un ictus spegnesse per sempre la sua voce
.
... un pezzo della mia gioventù, la mia passione per la Politica!
Iscriviti a:
Post (Atom)