sabato 24 giugno 2023
... due criminali ...
Parliamo di uno scontro fra due criminali di guerra. Da una parte il presidente Putin, in sella almeno per ora, dall'altra l'ex cuoco ed ex carcerato che nel 2013 ha fondato il gruppo Wagner: ufficialmente una società militare privata, ma con stretti rapporti con gli apparati di sicurezza russi, a partire dall'intelligence
E’ scontro fra le forze mercenarie del gruppo Wagner e il Cremlino. Quello a cui abbiamo assistito è un attacco pianificato da tempo da Evgeny Prigozhin, capo della violenta milizia privata detta Wagner, in origine appoggiata da Putin, che si è insinuata in molti Paesi africani, sfruttandone le risorse e che ha fatto il lavoro sporco per Mosca nei teatri di guerra dall’Africa all’Ucraina.
Gli analisti dicono che Prigozhin –regista dell’attacco di questa notte a Rostov e che minaccia di marciare su Mosca – sia passato all’atto quando ha capito che Putin voleva farlo fuori.
Parliamo di uno scontro fra due criminali di guerra. Da una parte il presidente Putin, in sella almeno per ora, dall’altra l’ex cuoco ed ex carcerato che nel nel 2013 ha fondato il gruppo Wagner: ufficialmente una società militare privata, ma con stretti rapporti con gli apparati di sicurezza russi, a partire dall’intelligence.
Dalla padella alla brace, potremmo dire. O meglio: dalla brace alla brace, altrettanto nera. Il presidente Putin, ex capo del Kgb e che ha sempre mantenuto quella mentalità sterminando direttamente e indirettamente oppositori e giornalisti (vedi l’uccisione della giornalista Anna Politoskaja), non è diverso da Prigozhin che oggi chiede un incontro immediato alla leadership militare russa: se il capo dello stato maggiore Gerasimov e il ministro della Difesa Shoigu non si recheranno a a Rostov-sul-Don, i mercenari sono pronti a marciare verso Mosca, dice il capo della Wagner. “Tutti noi siamo pronti a morire. Tutti e 25 mila, e poi altri 25 mila”, dice. ( Alcune fonti dicono che in Ucraina la Wagner ha già perso 20mila uomini).
Povero popolo russo trascinato in guerra da Putin contro il popolo ucraino, di cui è fratello. Il presidente russo l’aveva a sua volta pianificata per tempo sacrificando una intera generazione di giovani uomini; un popolo che non vede luce ormai da più di vent’anni. Dal 1999 a oggi Putin ha fatto un uso privato del potere, auto consacrandosi zar, alterando la Costituzione, con la benedizione della Chiesa guidata dal patriarca Kirill, (sodale di papa Francesco con il quale andò a Cuba) che ha inneggiato alla guerra santa contro l’Occidente
Insomma Prigozhin non è diverso da Putin, che oggi lo stigmatizza come novello Lenin. Purtroppo non c’è traccia di rivoluzione sociale, come fu – pur fra mille errori – nel 1917.
Questa espressione di Putin evidenza ancor più con chiarezza – ammesso che ce ne fosse ancora bisogno – l’ideologia imperialista, nazionalista che ha improntato l’invasione dell’Ucraina.
Ora il punto è cosa succederà? Quale ruolo giocherà il feroce dittatore ceceno Kadyrov, che non ha scrupoli nell’usare la forza più brutale, andrà il soccorso di Putin?
In che mani potrebbero finire le armi tattiche militari russe che anche la Bielorussia ha accettato sul proprio territorio?
Quali passi farà in questo nuovo contesto la controffensiva ucraina?
Come reagiranno i Paesi africani che vedono una profonda infiltrazione delle truppe Wagner? Dal Mali al Sudan dove la Wagner concorre allo sfruttamento delle locali miniere di oro, a detrimento della popolazione ( a questo proposito ascolta l’analisi di Jean Leonard Toudì)
Sono tutti interrogativi aperti che ci interrogano profondamente.
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