Tolstoj vi descriverà il mare in tutta la sua larghezza, in tutta la sua profondità, in tutta la sua immensità, vi dirà da dove arriva quell'onda e dove va, scriverà di correnti e sabbia, barche e navi, vento e vele, e poi isole, scogliere, spiagge, pesci, conchiglie, gabbiani, maree, e poi colori e suoni, odori e immagini, gesti e movimenti, ombre e luci, ecc., e di ogni cosa vi spiegherà le caratteristiche, i dettagli, le particolarità, le peculiarità, le origini, le sfumature.
Dostoevskij, invece, si soffermerà su quella parte di mare in burrasca, su cicloni e tempeste, e vi spiegherà perchè le onde schiumano, si frantumano, spumeggiano, perchè il vento soffia, infuria, sbuffa, scriverà di tifoni improvvisi, di tornadi e uragani, di naufragi e mareggiate; scriverà di mulinelli assassini, dove si creano , perchè si creano, perchè portano dolore e sofferenza, tormento e delirio; perchè pure nel mare c'è il male, la passione, l'inquietudine.
Cechov, dal canto suo, avrà su quella distesa immensa uno sguardo apparentemente più lento, più svogliato, più circospetto, e magari si concentrerà maggiormente, in silenzio, su quei sassolini trascinati sulla riva, senza chiedersi da dove vengono, né dove finiranno, né perchè sono lì, né dove saranno in futuro; ne scriverà brevemente, in modo conciso, magari descrivendoli con la sua sottile, aguzza, affilata ironia.
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