domenica 6 febbraio 2011

...leggere...

IL MANIFESTO
DELLA PAROLA BANDITA
di Paola Mastrocola (La Stampa del 2 marzo 2010)
L’idea è di leggere e basta. Chi legge legge, e chi non legge pazienza, faccia come vuole. Oggi tutti difendono, proteggono, salvaguardano la lettura, educano alla lettura, promuovono la lettura. Noi no. Noi leggiamo e basta. E mandiamo in giro l’immagine e i suoni di noi che leggiamo. Non c’è bisogno di dire che leggere è bello, utile, arricchente, prezioso, in, cult, must, trendy… Chi legge, sa che cos’è leggere. Chi vuole provare, provi. Noi sottintendiamo solo, con un piccolo gioco di parole, che esiste una felicità del leggere, un’allegria di chi è lettore. Tutto qui.
La lettura presuppone silenzio, concentrazione, buio e lentezza: quattro parole BANDITE, che non stanno più in questo mondo. Si tratta, per leggere, di sedersi a un tavolo o in poltrona o sotto il tetto di un faggio. Stare fermi da qualche parte per qualche ora. Rimanere soli, zitti, scollegati da tutto e da tutti. Collegati «soltanto» a parole. Leggere vuole silenzio e penombra. E lentezza. Una vita SlowBooK!
Siamo consapevoli che il gesto di leggere è ormai in via d’estinzione, negletto, assente. Non c’è nella nostra vita, non c’è nelle immagini che ci bombardano da ogni parte. Oggi c’è rumore e caos, fretta e disordine.E leggere in rete è solo un’ennesimo modo di correre, è leggiucchiare, sbirciare, andare di fretta, essere quick, quickare (quiccare?).
La lettura invece è stare. Permanere fermi. Tutto il resto intorno corre e tu invece stai. Sei la roccia, e su di te le onde possono infrangersi ma tu non fai una piega. Stai, leggi. (READERE insegna a stare – sempre che insegni qualcosa… -,non a leggere… Leggere è solo una conseguenza di stare).
E così, la lettura è andata fuori dai confini del Regno: la parola è bandita. E allora che la parola diventi per davvero BANDITA! Si tenga fuori, e combatta. Si metta un fazzoletto nero sulla bocca, assalti le diligenze e salvi le donzelle in pericolo.
Crediamo che oggi leggere sia l’unico gesto politico possibile, e che sia un gesto rivoluzionario.

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