La riforma della Giustizia non la fanno gli imputati
(e nemmeno i loro avvocati).
Con stupefacente impudenza, un presidente del Consiglio, imputato in quattro processi per reati comuni, pretende di far ingoiare al paese l’introduzione di nuove leggi a suo uso e consumo, pomposamente etichettate come “riforma della giustizia”. È sufficiente uno sguardo ai temi di questa presunta riforma per rendersi conto che essa in nessun modo affronta i problemi veri della giustizia italiana, quelli che interessano tutti i cittadini, rivolgendosi invece esclusivamente a lenire le ossessioni del presidente del Consiglio: i pubblici ministeri, le intercettazioni, la tanto inseguita e mai raggiunta impunità. Né il presidente del consiglio esita a stravolgere la Costituzione e attaccare la Corte Costituzionale per risolvere i suoi problemi giudiziari.
Poiché i membri del governo e la maggioranza parlamentare sembrano non rendersi conto della macroscopica anomalia e improprietà di questa iniziativa, spetta ai cittadini italiani far sentire la loro voce e chiedere che il governo e il parlamento, memori delle loro funzioni istituzionali di organi che devono operare nell’esclusivo interesse del Paese, rifiutino di farsi asservire all’utilità e al potere di un singolo imputato.
Associazione Libertà e Giustizia
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lunedì 21 febbraio 2011
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