AMBIENTEVALSUSA
19 Ottobre 2011
SERVE UN MARTIRIO PER EVITARE LA FOLLIA?
All’alba del nuovo millennio ognuno di noi troverà questa domanda assurda, ma tra le tante questioni irrisolte (e facilmente risolvibili) il “caso TAV” della Torino Lyon presto potrebbe trovarsi al bivio tra follia e martirio.
La cosa non Vi deve sembrare strana se considerate che il TAV è diventato l’argomento dell’anno per TV e giornali. E non stupiteVi se di tanti articoli zeppi di slogans raramente traspare qualche dato utile a capire se l’opera è utile chi paga e non ultimo, se l’opera è realmente realizzabile.
Nessuno creda che chi scrive non sappia che esistono problemi ben più gravi in Italia. Deficit, sanità, scuola, sicurezza dei cittadini, solo alcuni esempi, ma la realtà è ormai che il TAV fa più notizia, pur essendo il tema meno conosciuto (nei numeri) tra tutte le gravi questioni italiane.
Chi vuole i numeri ha oggi i mezzi per cercarli, l’unica accortezza per ottenerli è farsi delle domande chiare: serve? E’ realizzabile? Quanto costa? Chi paga? Ci sono alternative valide? La pubblicità di Transpadana risponde a tutte queste domande? Fatevi anche questa di domanda…
Evitiamo perciò questa parte di ragionamento. Ognuno se informi e si dia delle risposte. Oggi ci concentriamo invece su due questioni nel tentativo di rispondere alla domanda iniziale.
La prima questione è: No Tav e violenza, Cè un nesso?
Secondo noi no, tanto è vero che in 22 anni di lotta non è facile poter attribuire ai NO TAV episodi di violenza. Se ce ne fossero stati nel dicembre del 2005 e nell’estate 2011, è difficile attribuirli ai valsusini che come si suol dire “le hanno quasi sempre prese”. Oggi c’è chi parla a sproposito di campi di addestramento per i Black Block tra i boschi valsusini. Noi ad addestrarsi abbiamo visto solo le forze dell’ordine, spesso anche fuori dal recinto e molto lontano dal loro fortino, sui sentieri, nel bel mezzo delle nostre proprietà private, dove hanno rubato anche le castagne. Le stesse ordinanze prefettizie di chiusura di alcune strade di Chiomonte, di accesso regolamentato alle vigne, e recentemente di chiusura della strada verso il fortino proveniente da Giaglione, paiono alquanto arrischiate sul piano legislativo.
Naturalmente non si può qui soprassedere sul fatto che la doppia recinzione in filo spinato (made in Israele) del fortino non sia mai stata autorizzata dagli organi competenti e non corrisponda neppure a quella dei progetti LTF, ma prendete questa annotazione come semplice notizia…
Ciò che ci preme è rappresentare la realtà di questi 22 anni, che si ripeterà probabilmente anche domenica 23 ottobre a Maddalena e Clarea: Cittadini ed amministratori dopo aver tentato in tutti i modi civili, democratici, istituzionali e tecnici di dimostrare la “FOLLIA” di questa grande opera (folle in quanto inutile, di incerta realizzazione pratica, e nel caso pericolosa per la salute delle persone e deficitaria per le casse dello Stato), per l’ennesima volta sfileranno in marcia protestando, avvicinandosi il più possibile al finto cantiere (il fortino). Qui avverrà probabilmente il salto di qualità della protesta: dalla semplice protesta alla “DISOBBEDIENZA CIVILE”. I cittadini e gli amministratori a volto scoperto, a rischio della loro incolumità pare che cercheranno di tagliare le reti ed il filo spinato abusivo (in quanto non autorizzato dall’autorità urbanistica competente).
Un gesto più che altro simbolico, ma proprio per questo pericolosissimo per i fautori dell’opera che vivono di propaganda ed avranno dato per allora l’ordine ai militi del fortino di non lasciar tagliare quelle reti. Il rischio evidente per i valsusini ed amministratori presenti è di “prenderle” per l’ennesima volta.
Le motivazioni che spingono gli amministratori ed i cittadini a questo atto sono chiarissime e ben espresse in un documento del gruppo di minoranza consiliare del comune di Condove.
In due parole non diventare complici incolpevoli, avallando qualcosa di pericoloso per i valsusini, inutile per l’Europa, gravato economicamente su tutti gli italiani (si parla di 666 Euro per ogni italiano), non solo come costo netto ma anche come taglio a tutti i servizi sociali e pensioni.
Passiamo alla seconda questione, che ci preoccupa ancora più della prima.
Perché tanti politici parlano a vanvera?
Il Presidente del Consiglio scopre che “non ci sono i soldi” per il piano di sviluppo che propagandava da un mese… 100 parlamentari chiedono di trasformare il fortino che loro chiamano cantiere in un “sito di interesse strategico” Tra i firmatari una cinquantina di leghisti ed i soliti noti del PD… Altri politici di carriera chiedono che si vietino le manifestazioni in Valle di Susa, in particolare a Chiomonte… Sembrano diventati tutti schizofrenici… Ma sanno cosa dicono?
Se non ci sono i soldi per il piano di sviluppo di tutto il paese, come fanno a trovare i soldi per il 70% dell’opera, ammesso che la UE finanzi il resto? Notate bene che la UE finanzierebbe a consuntivo, dietro presentazione delle fatture… e che le imprese andrebbero pagate al 100% non al 30%. Altri fallimenti in arrivo? Probabile!
Se 100 parlamentari smaniano per una base militare a Chiomonte (la buona notizia è che agli altri 900 parlamentari non gliene frega assolutamente nulla) e poi ovviamente altre a Susa, Chiusa, Rivalta, con la prosecuzione dei lavori…. (perché i lavori dovrebbero proseguire vero?) si dimostrano due fatti:
1) Non c’è condivisione dei cittadini sull’opera.
2) Ai costi dei cantieri andrebbero aggiunti quelli della sicurezza.
Al momento, dopo oltre 100 giorni di “manovre militari” al Fortino di Maddalena si sono già spesi 90.000 euro al giorno per un totale di quasi un milione di euro per realizzare solo parzialmente una recinzione non autorizzata dal costo preventivato di un milione quattrocentomila euro (ma costerà di più sicuramente). Insomma, si dimostra fin da subito che il costo dell’opera sarà superiore a quelli dichiarati alla UE. Di conseguenza è facile affermare che il bilancio tra costi e benefici realizzato da Virano, già sbilenco dalla nascita, al punto da non essere minimamente credibile, diverrà doppiamente deficitario. Ecco perché è importante capire chi paga. Noi? Certo! Siete tutti contenti? No vero?
E dall’altra parte della rete del fortino, quegli imprenditori avveduti che “riuscissero” a prendere i lavori, sono sicuri che sarebbero pagati? No vero? Ma per loro è più facile… basta subappaltare a qualche poveraccio che magari mette su una ditta apposta per poter lavorare nelle gallerie, a 50 gradi di calore, i piedi nell’acqua, con il rischio di respirare gas radioattivi o fibre di asbesto.
Il lavoro varrà ben qualche rischio! Fallire in fondo è il rischio minore in queste condizioni!
E non sono contente neppure le FF.OO perché non vengono retribuiti gli straordinari e fornite attrezzature adeguate (aspettando il GENERALE INVERNO).
Veniamo alla questione del vietare le manifestazioni. Porca miseria, ma qui si tratta proprio di non capire, di non aver osservato la realtà valsusina! Mai sentito parlare di appuntamenti per un “gelato serale”? Mai immaginata l’operazione “lumaca selvaggia”? la Transumanza umana? Visto che siamo considerati pecore… mai immaginato che si possa sfilare anche a Torino? Ma dove vivono questi politicanti? Lasciano basiti: la Torino Lyon non la faranno mai! Prima ancora che per l’opposizione dei valsusini, non la faranno perché non hanno i mezzi economici! La festa è finita signori! Sveglia!
Veniamo alla risposta alla domanda iniziale: per evitare la follia serve un martirio?
E’ un rischiatutto reale. Si vincerà la lotta No TAV perché non faranno nulla per i motivi di cui sopra, ma prima di allora qualcuno si farà male. Non tra i poliziotti… tranquilli militi! Secondo noi si farà male qualcuno tra i NO TAV… ancora un lacrimogeno in faccia? Possibile. In fondo servono dei martiri, magari credenti, magari no. Le ragioni NO TAV sono così profonde che talvolta sembra di parlare di un credo (fatto di dati e di studi tecnici e non teologici): a tal proposito è interessante leggere su wikipedia una piccola storia di tanto tempo fa, sui primi martiri cristiani.
Tanti auguri coraggiosi NO TAV!
La storia riguarda i protomartiri della Chiesa di Roma, vittime della persecuzione di Nerone in seguito all'incendio della città, avvenuto il 19 luglio del 64 D.C.
Perché Nerone perseguitò i cristiani? Ce lo dice Cornelio Tacito nel XV libro degli Annales: "Siccome circolavano voci che l'incendio di Roma fosse stato doloso, Nerone presentò come colpevoli, punendoli con pene ricercatissime, coloro che, odiati per le loro abominazioni, erano chiamati dal volgo cristiani".
Ai tempi di Nerone, a Roma, accanto alla comunità ebraica, viveva quella esigua e pacifica dei cristiani. Su questi, poco conosciuti, circolavano voci calunniose. Nerone scaricò su di loro, condannandoli ad efferati supplizi, le accuse a lui rivolte. Del resto le idee professate dai cristiani erano di aperta sfida agli dei pagani gelosi e vendicativi... "I pagani - ricorderà più tardi Tertulliano, attribuiscono ai cristiani ogni pubblica calamità, ogni flagello. Se le acque del Tevere escono dagli argini e invadono la città, se al contrario il Nilo non rigonfia e non inonda i campi, se vi è siccità, carestia, peste, terremoto, è tutta colpa dei cristiani, che disprezzano gli dei, e da tutte le parti si grida: i cristiani ai leoni!".
La redazione: Ambiente Valsusa
giovedì 20 ottobre 2011
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