Strano periodo questo, non faccio altro che sedermi davanti al computer e scrivere; questa volta è per cercare di liberarmi dall’angoscia che mi sconquassa l’anima dentro, lasciandomi esausto, senza forze. Stamane sono andato al camposanto per aggiungere acqua ai fiori di Elisa e l’ho pregata di far cessare questo tormento, questo quotidiano stillicidio di dolore, al quale si aggiunge ora un altro elemento.
Al ritorno, con il viso rigato di lacrime, non vedevo l’ora di rifugiarmi nel mio appartamento, sparire alla vista di tutti per assaporare si, anche la tenerezza del mio dolore e del mio rimpianto.
Accennavo ad un altro elemento: in breve, in questo periodo c’è una persona che sento più vicina delle altre e di questo le sono infinitamente grato: naturalmente il suo nome non lo rivelerei neppure sotto tortura- ebbene a questa persona sento di voler bene, ma questo bene è un fiume che scorre apparentemente calmo tra gli argini, con la minaccia di tracimare da un momento all’altro: i sacchetti che la mia razionalità accatasta sui suoi bordi lo contengono a fatica, lasciando filtrare, di quando in quando, delle insidiose lingue d’acqua, che dentro di me hanno un effetto semplicemente devastante.
Ora lo scrivere e cercare di spiegare, prima di tutto a me stesso, quanto mi accade sta sortendo l’effetto di infondere un po’ di calma nel mio petto- vuol dire che continuerò a scrivere per capire, per sopire, per far vincere il raziocinio sui moti, a volte incontrollabili, del mio cuore.
giovedì 24 giugno 2010
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