lunedì 28 giugno 2010

Appunti sul libro di Fabio Volo “Il tempo che vorrei”

Il volume di 294 pagine, prima edizione Novembre 2009, è sostanzialmente un viaggio alla ricerca e se possibile alla riconquista di due amori perduti, o mai esistiti- quello per il padre e l’altro per una ragazza.
L’infanzia del protagonista si svolge in un ambiente degradato, segnato dalla povertà, anche quella non assoluta, forse più interiore che fisica: un padre impegnato quasi costantemente nel lavoro in un piccolo bar, alle prese con i conti da pagare e alla ricerca continua di prestiti per tirare avanti, e lui il figlio sempre speranzoso di suscitare l’interesse del padre e regolarmente deluso dal suo comportamento.
Il rapporto con la sua ragazza, finito due anni prima, o forse mai veramente cominciato, che lo lascia con un vuoto assordante fuori e dentro di sé, alle prese con i piccoli problemi quotidiani, facilmente risolvibili da una presenza femminile, ma che per un uomo solo assumono a volte dimensioni disperanti.
Dal punto di vista tecnico questi primi capitoli appaiono scorrevoli, di facile lettura, con alcuni accorgimenti come la ripetizione di una parola all’inizio di ogni nuova frase per dare la sensazione di un disagio fisico e spirituale, proprio della solitudine.
Cara A., per il prosieguo della trama, si potrebbe procedere in due modi:
1) Leggere tutto il volume riassumendo poi il contenuto, forzatamente a grandi linee e perdendo quindi dei particolari nell’evolversi della trama.
2) Annotare, alla fine di ogni capitolo, dei punti salienti che ti hanno colpito od emozionato o che ti ricordano qualcosa di particolare, o che trovi vicini alla tua sensibilità.
Io preferirei questa seconda soluzione: Es. ora sono all’inizio del cap. 3 “una notizia sottovoce”:
L’autore ci presenta due amici del protagonista: Giulia e Nicola e dopo averci fatto intendere un certo feeling tra Giulia e Lorenzo si concentra su Nicola che darà la destabilizzante notizia delle prossime nozze della ex. Ad un certo punto Nicola si produce in una quasi lezione di anatomia femminile che apparentemente non c’entra con il resto del racconto: mi sono chiesto: è una digressione casuale o serve in qualche modo da introduzione alla ferale notizia?
Potresti procedere in questo modo per tutti gli altri capitoli, riservandoti, in un secondo momento, un lavoro di revisione del testo, eliminando quindi parti ritenute inutili o evidenti ripetizioni.
Non mi resta che augurarti buona lettura e … scrittura!

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