...ormai questo titolo è diventato una sigla che adotto nel momento in cui mi accingo a tracciare un barlume di bilancio di questo periodo, insieme disgraziato e strano.
Siamo alla fine di Giugno e ciò che mi accade giornalmente mi convince sempre più del fatto di trovarmi solo, senza punti di riferimento e senza persone veramente amiche. Tutte le amiche di Elisa sono scomparse, se si eccettua qualche rara eccezione, e la persona che consideravo la più vicina si sente "turbata" dai miei scritti!! Spero di sbagliarmi ma potrebbe rivelarsi anche lei una grossa delusione, la più cocente...non mi viene risparmiato proprio nulla...
appunto del 30/6/2010
non mi sbagliavo affatto! contare solo sulle proprie forze, questa è la mia parola d'ordine, d'ora in poi...intanto...benarrivato Luglio!!
martedì 29 giugno 2010
...da Paolo Barnard...
No, dovremmo avere più dignità e lasciarle a secco per molti anni, poi si scantano fidati. Ma non sono tutte così, qualche eccezione c'è. Coraggio B.
...a Paolo Barnard...a proposito di donne...
...parole sante...parole sante...e soprattutto verificabili ogni giorno- io arrivo da un esperienza abbastanza simile e concordo in pieno con le tue tesi.
Non ci resta che soffrire...
Non ci resta che soffrire...
...dal sito di Paolo Barnard...
Un cane che si morde la coda.
Percorro in bicicletta una via di Bologna sotto un portico, e scorgo una silhouette femminile strepitosa. Come mi avvicino, realizzo ancor di più la bellezza di quelle forme, una vera grazia. Se ne sta in attesa da sola, avrà una trentina d’anni, io le sfilo di fianco e ammiro. Dentro un maschio sessualmente sano, e sano di mente, in quei momenti accadono due penosissime cose: prima cosa, ti dici “ma perché non posso semplicemente premere un bottone e ritrovarmi abbracciato a quella meraviglia ora, subito, baciarla e fare l’amore, Dio mio!”, e te la prendi un po’ con la crudeltà della natura che ci ha fatti così maledettamente innamorati delle donne, del loro odore, di come sanno toccarti, quando poi quell’oggetto/soggetto di desiderio è così difficile da raggiungere pur essendo così frequente da incontrare. Un po’ come fossimo tutti, noi maschi, appassionati di sonate romantiche, e a ogni angolo di strada udissimo le note di un notturno di Chopin, per poi dover accelerare via e perderci subito nell’ignobile fracasso del traffico. Un tormento. La seconda cosa che capita è ancor peggiore: veniamo assaliti dal dubbio se tornare indietro e ‘provarci’ o meno. Perché in fondo al nostro cervello parte un nastro odioso che recita “ogni lasciata è persa… se non provi non saprai mai… magari nasce una gran storia, e ricorderete quella volta che tu l’hai abbordata e lei sorridendo ammetterà ‘… grazie a Dio tornasti indietro quel giorno, se no non saremmo qui’…”. Il dubbio… quel maledetto dubbio: “Cosa faccio? Proseguo o ci provo? Nooo, dai per favore, non ne ho voglia, poi tanto non funziona, no! zero, basta… Però… e se?”. La posta in palio è alta, credetemi, specialmente se almeno una volta nella vita ti è accaduto esattamente quello che recita il sopraccitato nastro, e a me è accaduto eccome, con conseguenze indimenticabili… e se? Sono minuti spiacevoli, già una certa emozione serpeggia nelle vene, che diventa poi una sfida con se stessi.
Mi fermo e mi giro. E’ sempre là, sempre quelle linee strepitose che sembrano galleggiare, non sostare. Cosa fai Barnard? Risposta: provarci no, ma dirle che mi ha donato minuti di ricchezza estetica sì, è troppo bella, le farò tutti i miei più sinceri complimenti. E poi uno che ha scritto ‘Sono andato a puttane’ deve verificare una certa cosa, ancora una volta, dunque la sfida è doppia. Torno sui miei passi, sono da lei in un battibaleno, mi fermo con un sorriso e mi aggancio ai suoi occhi, lei ai miei, le dico “sono tornato da te per dirti quanto apprezzo la tua bellezza, solo questo”.
Vedete donne, a quel punto il tempo si ferma, lo spazio svanisce, ogni cosa da lì in poi è come se fosse vissuta da noi uomini dilatata di mille unità, e noi registriamo nella coscienza ogni fotogramma a seguire, che va a stamparsi su una pellicola sensibilissima con un’esposizione altissima. Siamo esposti, nudi, vulnerabili e reattivi come le rane di Galvani, siamo senza pelle e coi nervi all’aria. Preghiamo solo che il vostro specillo non ci tocchi là dove il dolore sarebbe fulmineo.
La donna sotto al portico aspetta la fine delle mie parole, si gira sui tacchi e muove un passo via da me, muta, neppure uno sguardo. Penso “non ho scritto ‘Sono andato a puttane’ per nulla, ci risiamo”. C’era il sole, ora grandina, sto per mandarla a cagare, ma in un moto di civismo che non merita le do una seconda chance: “Era solo un complimento, non fa piacere?” le dico. Muove altri due passi dandomi le spalle, guarda laggiù chissà che cosa di più interessante di un uomo che è cortese al punto di omaggiare la sua bellezza. Tutto questo si realizza nella metà di secondo che ci metto ad esprimere la sintesi appropriata, e quando ancora la ‘ere’ di “non ti fa piacere?” è nell’aria le sibilo “Cretina”, e me ne vado. Lei si gira, con la coda dell’occhio colgo i suoi occhi vacui e mi chiedo cosa stia accadendo in quel cervello.
Già, donne, cosa accade nel vostro cervello quando così tipicamente produce resina bi-componente invece che esprimersi? Lasciatemi essere franco, perché la sensazione è proprio che così come le aree cerebrali producono adrenalina, serotonina, o altre sostanze deputate a stimolare l’attività psico-motoria, in quelle particolari situazioni un gran numero di voi produca resina che vi cristallizza le facoltà dell’espressione, per cui volenti o nolenti non sapete fare altro che impalarvi. Ed è un disastro. Un uomo vi si presenta con l’abito della festa, voi sollevate la zampetta posteriore e gli fate una spruzzatina di pipì sulle scarpe. Ma perché? Accade una quantità di volte incalcolabile e ogni volta una vescicola di bile si deposita nel fondo dell’uomo. E siete cretine senza attenuanti, perché non vale qui fare una digressione se mai si trattava di insicurezza, di timore o di semplice idiozia arrogante, come non vale disquisire se quello che è passato col rosso e ti ha falciato correva per necessità o per arrivare in tempo alla partita: semplicemente non si fa. E voi lo fate di regola, spesso sapendo di sbagliare, ma è più forte di voi. Non è una banalità, è un dramma, poiché purtroppo in una società dove la donna siede dalla parte ricevente, quasi ogni singolo approccio maschio femmina deve per forza passare da quelle Forche Caudine, per cui l’ammontare delle smusate finali che un uomo accumula in una vita è intollerabile. Finiamo sovente a odiarvi per questo, anche perché siamo obbligati per necessità a quelle pene. E’ un po’ come se ci capitasse che all’atto di ingerire cibo, spessissimo ci arrivasse una sberla nella nuca, ma non puoi fare a meno di mangiare.
Ripeto, alla fine la pagate cara. Infatti è comprensibile come poi il maschio medio, troppo spesso sprovvisto di un arsenale adeguato di autostima, si ingegni per neutralizzare anticipatamente la smusata, lo specillo proprio su quel nervo vivo. Tipicamente vi si approccerà con arroganza preventiva, con offensività preventiva – e qui il ‘preventiva’ è la chiave di comprensione del fenomeno - come dire: sono rimasto scottato, ma stavolta te lo stampo io il ferro da stiro in faccia prima ancora che tu dica beo, tanto per stare dalla parte dei bottoni. Ed è così che accade, fidatevi. Questo si traduce in una quantità colossale di brutali relazioni all’impronta del cane che si morde la coda. Noi, voi, voi, noi, l’insicurezza mia cozza con la tua, la tua ferisce la mia, la mia ferirà la tua, all’infinito. Idiozia, spreco, tristezza.
Se ieri un ragazzo ti ha abbordata dicendo “ciao, hai nove settimane e mezzo libere?” sghignazzando con gli amici, e se tu hai pensato “ma fottiti idiota”, stai certa che quell’uomo è prima passato per non so quante belle silhouette che a fronte di un complimento cortese hanno sollevato la zampetta e gli hanno fatto pipì sulle scarpe delle festa.
Donne, meglio che a fronte di un tizio in bicicletta che torna indietro perché siete troppo sexy per proseguire, vi scorra un “grazie, sei carino” nelle vene fino alla lingua, piuttosto che resina. Vi conviene, sempre, fidatevi.
Percorro in bicicletta una via di Bologna sotto un portico, e scorgo una silhouette femminile strepitosa. Come mi avvicino, realizzo ancor di più la bellezza di quelle forme, una vera grazia. Se ne sta in attesa da sola, avrà una trentina d’anni, io le sfilo di fianco e ammiro. Dentro un maschio sessualmente sano, e sano di mente, in quei momenti accadono due penosissime cose: prima cosa, ti dici “ma perché non posso semplicemente premere un bottone e ritrovarmi abbracciato a quella meraviglia ora, subito, baciarla e fare l’amore, Dio mio!”, e te la prendi un po’ con la crudeltà della natura che ci ha fatti così maledettamente innamorati delle donne, del loro odore, di come sanno toccarti, quando poi quell’oggetto/soggetto di desiderio è così difficile da raggiungere pur essendo così frequente da incontrare. Un po’ come fossimo tutti, noi maschi, appassionati di sonate romantiche, e a ogni angolo di strada udissimo le note di un notturno di Chopin, per poi dover accelerare via e perderci subito nell’ignobile fracasso del traffico. Un tormento. La seconda cosa che capita è ancor peggiore: veniamo assaliti dal dubbio se tornare indietro e ‘provarci’ o meno. Perché in fondo al nostro cervello parte un nastro odioso che recita “ogni lasciata è persa… se non provi non saprai mai… magari nasce una gran storia, e ricorderete quella volta che tu l’hai abbordata e lei sorridendo ammetterà ‘… grazie a Dio tornasti indietro quel giorno, se no non saremmo qui’…”. Il dubbio… quel maledetto dubbio: “Cosa faccio? Proseguo o ci provo? Nooo, dai per favore, non ne ho voglia, poi tanto non funziona, no! zero, basta… Però… e se?”. La posta in palio è alta, credetemi, specialmente se almeno una volta nella vita ti è accaduto esattamente quello che recita il sopraccitato nastro, e a me è accaduto eccome, con conseguenze indimenticabili… e se? Sono minuti spiacevoli, già una certa emozione serpeggia nelle vene, che diventa poi una sfida con se stessi.
Mi fermo e mi giro. E’ sempre là, sempre quelle linee strepitose che sembrano galleggiare, non sostare. Cosa fai Barnard? Risposta: provarci no, ma dirle che mi ha donato minuti di ricchezza estetica sì, è troppo bella, le farò tutti i miei più sinceri complimenti. E poi uno che ha scritto ‘Sono andato a puttane’ deve verificare una certa cosa, ancora una volta, dunque la sfida è doppia. Torno sui miei passi, sono da lei in un battibaleno, mi fermo con un sorriso e mi aggancio ai suoi occhi, lei ai miei, le dico “sono tornato da te per dirti quanto apprezzo la tua bellezza, solo questo”.
Vedete donne, a quel punto il tempo si ferma, lo spazio svanisce, ogni cosa da lì in poi è come se fosse vissuta da noi uomini dilatata di mille unità, e noi registriamo nella coscienza ogni fotogramma a seguire, che va a stamparsi su una pellicola sensibilissima con un’esposizione altissima. Siamo esposti, nudi, vulnerabili e reattivi come le rane di Galvani, siamo senza pelle e coi nervi all’aria. Preghiamo solo che il vostro specillo non ci tocchi là dove il dolore sarebbe fulmineo.
La donna sotto al portico aspetta la fine delle mie parole, si gira sui tacchi e muove un passo via da me, muta, neppure uno sguardo. Penso “non ho scritto ‘Sono andato a puttane’ per nulla, ci risiamo”. C’era il sole, ora grandina, sto per mandarla a cagare, ma in un moto di civismo che non merita le do una seconda chance: “Era solo un complimento, non fa piacere?” le dico. Muove altri due passi dandomi le spalle, guarda laggiù chissà che cosa di più interessante di un uomo che è cortese al punto di omaggiare la sua bellezza. Tutto questo si realizza nella metà di secondo che ci metto ad esprimere la sintesi appropriata, e quando ancora la ‘ere’ di “non ti fa piacere?” è nell’aria le sibilo “Cretina”, e me ne vado. Lei si gira, con la coda dell’occhio colgo i suoi occhi vacui e mi chiedo cosa stia accadendo in quel cervello.
Già, donne, cosa accade nel vostro cervello quando così tipicamente produce resina bi-componente invece che esprimersi? Lasciatemi essere franco, perché la sensazione è proprio che così come le aree cerebrali producono adrenalina, serotonina, o altre sostanze deputate a stimolare l’attività psico-motoria, in quelle particolari situazioni un gran numero di voi produca resina che vi cristallizza le facoltà dell’espressione, per cui volenti o nolenti non sapete fare altro che impalarvi. Ed è un disastro. Un uomo vi si presenta con l’abito della festa, voi sollevate la zampetta posteriore e gli fate una spruzzatina di pipì sulle scarpe. Ma perché? Accade una quantità di volte incalcolabile e ogni volta una vescicola di bile si deposita nel fondo dell’uomo. E siete cretine senza attenuanti, perché non vale qui fare una digressione se mai si trattava di insicurezza, di timore o di semplice idiozia arrogante, come non vale disquisire se quello che è passato col rosso e ti ha falciato correva per necessità o per arrivare in tempo alla partita: semplicemente non si fa. E voi lo fate di regola, spesso sapendo di sbagliare, ma è più forte di voi. Non è una banalità, è un dramma, poiché purtroppo in una società dove la donna siede dalla parte ricevente, quasi ogni singolo approccio maschio femmina deve per forza passare da quelle Forche Caudine, per cui l’ammontare delle smusate finali che un uomo accumula in una vita è intollerabile. Finiamo sovente a odiarvi per questo, anche perché siamo obbligati per necessità a quelle pene. E’ un po’ come se ci capitasse che all’atto di ingerire cibo, spessissimo ci arrivasse una sberla nella nuca, ma non puoi fare a meno di mangiare.
Ripeto, alla fine la pagate cara. Infatti è comprensibile come poi il maschio medio, troppo spesso sprovvisto di un arsenale adeguato di autostima, si ingegni per neutralizzare anticipatamente la smusata, lo specillo proprio su quel nervo vivo. Tipicamente vi si approccerà con arroganza preventiva, con offensività preventiva – e qui il ‘preventiva’ è la chiave di comprensione del fenomeno - come dire: sono rimasto scottato, ma stavolta te lo stampo io il ferro da stiro in faccia prima ancora che tu dica beo, tanto per stare dalla parte dei bottoni. Ed è così che accade, fidatevi. Questo si traduce in una quantità colossale di brutali relazioni all’impronta del cane che si morde la coda. Noi, voi, voi, noi, l’insicurezza mia cozza con la tua, la tua ferisce la mia, la mia ferirà la tua, all’infinito. Idiozia, spreco, tristezza.
Se ieri un ragazzo ti ha abbordata dicendo “ciao, hai nove settimane e mezzo libere?” sghignazzando con gli amici, e se tu hai pensato “ma fottiti idiota”, stai certa che quell’uomo è prima passato per non so quante belle silhouette che a fronte di un complimento cortese hanno sollevato la zampetta e gli hanno fatto pipì sulle scarpe delle festa.
Donne, meglio che a fronte di un tizio in bicicletta che torna indietro perché siete troppo sexy per proseguire, vi scorra un “grazie, sei carino” nelle vene fino alla lingua, piuttosto che resina. Vi conviene, sempre, fidatevi.
lunedì 28 giugno 2010
Appunti sul libro di Fabio Volo “Il tempo che vorrei”
Il volume di 294 pagine, prima edizione Novembre 2009, è sostanzialmente un viaggio alla ricerca e se possibile alla riconquista di due amori perduti, o mai esistiti- quello per il padre e l’altro per una ragazza.
L’infanzia del protagonista si svolge in un ambiente degradato, segnato dalla povertà, anche quella non assoluta, forse più interiore che fisica: un padre impegnato quasi costantemente nel lavoro in un piccolo bar, alle prese con i conti da pagare e alla ricerca continua di prestiti per tirare avanti, e lui il figlio sempre speranzoso di suscitare l’interesse del padre e regolarmente deluso dal suo comportamento.
Il rapporto con la sua ragazza, finito due anni prima, o forse mai veramente cominciato, che lo lascia con un vuoto assordante fuori e dentro di sé, alle prese con i piccoli problemi quotidiani, facilmente risolvibili da una presenza femminile, ma che per un uomo solo assumono a volte dimensioni disperanti.
Dal punto di vista tecnico questi primi capitoli appaiono scorrevoli, di facile lettura, con alcuni accorgimenti come la ripetizione di una parola all’inizio di ogni nuova frase per dare la sensazione di un disagio fisico e spirituale, proprio della solitudine.
Cara A., per il prosieguo della trama, si potrebbe procedere in due modi:
1) Leggere tutto il volume riassumendo poi il contenuto, forzatamente a grandi linee e perdendo quindi dei particolari nell’evolversi della trama.
2) Annotare, alla fine di ogni capitolo, dei punti salienti che ti hanno colpito od emozionato o che ti ricordano qualcosa di particolare, o che trovi vicini alla tua sensibilità.
Io preferirei questa seconda soluzione: Es. ora sono all’inizio del cap. 3 “una notizia sottovoce”:
L’autore ci presenta due amici del protagonista: Giulia e Nicola e dopo averci fatto intendere un certo feeling tra Giulia e Lorenzo si concentra su Nicola che darà la destabilizzante notizia delle prossime nozze della ex. Ad un certo punto Nicola si produce in una quasi lezione di anatomia femminile che apparentemente non c’entra con il resto del racconto: mi sono chiesto: è una digressione casuale o serve in qualche modo da introduzione alla ferale notizia?
Potresti procedere in questo modo per tutti gli altri capitoli, riservandoti, in un secondo momento, un lavoro di revisione del testo, eliminando quindi parti ritenute inutili o evidenti ripetizioni.
Non mi resta che augurarti buona lettura e … scrittura!
L’infanzia del protagonista si svolge in un ambiente degradato, segnato dalla povertà, anche quella non assoluta, forse più interiore che fisica: un padre impegnato quasi costantemente nel lavoro in un piccolo bar, alle prese con i conti da pagare e alla ricerca continua di prestiti per tirare avanti, e lui il figlio sempre speranzoso di suscitare l’interesse del padre e regolarmente deluso dal suo comportamento.
Il rapporto con la sua ragazza, finito due anni prima, o forse mai veramente cominciato, che lo lascia con un vuoto assordante fuori e dentro di sé, alle prese con i piccoli problemi quotidiani, facilmente risolvibili da una presenza femminile, ma che per un uomo solo assumono a volte dimensioni disperanti.
Dal punto di vista tecnico questi primi capitoli appaiono scorrevoli, di facile lettura, con alcuni accorgimenti come la ripetizione di una parola all’inizio di ogni nuova frase per dare la sensazione di un disagio fisico e spirituale, proprio della solitudine.
Cara A., per il prosieguo della trama, si potrebbe procedere in due modi:
1) Leggere tutto il volume riassumendo poi il contenuto, forzatamente a grandi linee e perdendo quindi dei particolari nell’evolversi della trama.
2) Annotare, alla fine di ogni capitolo, dei punti salienti che ti hanno colpito od emozionato o che ti ricordano qualcosa di particolare, o che trovi vicini alla tua sensibilità.
Io preferirei questa seconda soluzione: Es. ora sono all’inizio del cap. 3 “una notizia sottovoce”:
L’autore ci presenta due amici del protagonista: Giulia e Nicola e dopo averci fatto intendere un certo feeling tra Giulia e Lorenzo si concentra su Nicola che darà la destabilizzante notizia delle prossime nozze della ex. Ad un certo punto Nicola si produce in una quasi lezione di anatomia femminile che apparentemente non c’entra con il resto del racconto: mi sono chiesto: è una digressione casuale o serve in qualche modo da introduzione alla ferale notizia?
Potresti procedere in questo modo per tutti gli altri capitoli, riservandoti, in un secondo momento, un lavoro di revisione del testo, eliminando quindi parti ritenute inutili o evidenti ripetizioni.
Non mi resta che augurarti buona lettura e … scrittura!
domenica 27 giugno 2010
...ultima birra...
...stasera un piatto di tortellini e due birre medie per fare compagnia al mio amico Piero nella sua ultima serata qui in Piemonte; domani, alle 8,00, partenza per la sua nuova dimora in Toscana a Roccastrada.
Buona fortuna amico ed a ben rivederci, forse...
Buona fortuna amico ed a ben rivederci, forse...
sabato 26 giugno 2010
...una giornata diversa...
...finalmente una giornata diversa, piena di lavoro sotto un sole cocente, con il sudore che ti cola negli occhi e brucia ogni lacrima residua...
...partire da casa con l'animo finalmente libero da un peso e con un'emozione forte dentro il petto, emozione intima, personale, tutta mia...diretto all'appuntamento con mio fratello, per poi dirigerci insieme verso la casa di campagna- missione: pulire il giardino dalle erbacce infestanti...missione compiuta, soddisfazione per il lavoro ben fatto e stanchezza da far scivolare via con una bella doccia e con un sonno ristoratore...una giornata ben spesa...
...partire da casa con l'animo finalmente libero da un peso e con un'emozione forte dentro il petto, emozione intima, personale, tutta mia...diretto all'appuntamento con mio fratello, per poi dirigerci insieme verso la casa di campagna- missione: pulire il giardino dalle erbacce infestanti...missione compiuta, soddisfazione per il lavoro ben fatto e stanchezza da far scivolare via con una bella doccia e con un sonno ristoratore...una giornata ben spesa...
giovedì 24 giugno 2010
Uno strano periodo
Strano periodo questo, non faccio altro che sedermi davanti al computer e scrivere; questa volta è per cercare di liberarmi dall’angoscia che mi sconquassa l’anima dentro, lasciandomi esausto, senza forze. Stamane sono andato al camposanto per aggiungere acqua ai fiori di Elisa e l’ho pregata di far cessare questo tormento, questo quotidiano stillicidio di dolore, al quale si aggiunge ora un altro elemento.
Al ritorno, con il viso rigato di lacrime, non vedevo l’ora di rifugiarmi nel mio appartamento, sparire alla vista di tutti per assaporare si, anche la tenerezza del mio dolore e del mio rimpianto.
Accennavo ad un altro elemento: in breve, in questo periodo c’è una persona che sento più vicina delle altre e di questo le sono infinitamente grato: naturalmente il suo nome non lo rivelerei neppure sotto tortura- ebbene a questa persona sento di voler bene, ma questo bene è un fiume che scorre apparentemente calmo tra gli argini, con la minaccia di tracimare da un momento all’altro: i sacchetti che la mia razionalità accatasta sui suoi bordi lo contengono a fatica, lasciando filtrare, di quando in quando, delle insidiose lingue d’acqua, che dentro di me hanno un effetto semplicemente devastante.
Ora lo scrivere e cercare di spiegare, prima di tutto a me stesso, quanto mi accade sta sortendo l’effetto di infondere un po’ di calma nel mio petto- vuol dire che continuerò a scrivere per capire, per sopire, per far vincere il raziocinio sui moti, a volte incontrollabili, del mio cuore.
Al ritorno, con il viso rigato di lacrime, non vedevo l’ora di rifugiarmi nel mio appartamento, sparire alla vista di tutti per assaporare si, anche la tenerezza del mio dolore e del mio rimpianto.
Accennavo ad un altro elemento: in breve, in questo periodo c’è una persona che sento più vicina delle altre e di questo le sono infinitamente grato: naturalmente il suo nome non lo rivelerei neppure sotto tortura- ebbene a questa persona sento di voler bene, ma questo bene è un fiume che scorre apparentemente calmo tra gli argini, con la minaccia di tracimare da un momento all’altro: i sacchetti che la mia razionalità accatasta sui suoi bordi lo contengono a fatica, lasciando filtrare, di quando in quando, delle insidiose lingue d’acqua, che dentro di me hanno un effetto semplicemente devastante.
Ora lo scrivere e cercare di spiegare, prima di tutto a me stesso, quanto mi accade sta sortendo l’effetto di infondere un po’ di calma nel mio petto- vuol dire che continuerò a scrivere per capire, per sopire, per far vincere il raziocinio sui moti, a volte incontrollabili, del mio cuore.
martedì 22 giugno 2010
Invito alla lettura … ed alla scrittura.
...ecco, davanti a questo foglio bianco di office word 7 e ritornando con gli occhi al titolo impostato, io sono preso dallo smarrimento comune a chi, di fronte ad una pagina bianca, cerca di raccogliere le idee e comporre un testo che sia almeno decente- smarrimento comune al ragazzo alle prese con un tema, al giornalista che deve “buttare giù” un pezzo per la sua redazione, allo scrittore, che carico di emozioni e di vissuto deve tradurre tutto questo in un foglio scritto …
Il libro è un oggetto misterioso, lo si apre ed è come aprire la porta su un mondo da scoprire, da esplorare, in un viaggio in cui l’autore ti fa da guida- qui il mio pensiero va alla Divina Commedia ed allo straordinario viaggio tra i patimenti e le gioie, entrambe infinite, dispensate ai personaggi che Dante ci fa incontrare.
Quindi, cara A., avvicinati a quel volume sulla tua scrivania, od a qualsiasi altro testo che abbia solleticato la tua curiosità: questo è solo il primo passo, soppesalo ma non farti spaventare dalle sue dimensioni, aprilo ed inizia a leggere il primo capitolo: di solito l’inizio è costruito per catturare subito l’attenzione del lettore, perché in quelle pagine l’autore ha si riversato emozioni, ricordi di vita, immagini a volte fuggevoli di persone incontrate, di amori vissuti, di vittorie e di sconfitte, ma anche tanto lavoro e tanta tecnica, appresa con lo studio, e soprattutto con la lettura di classici e di moderni; non importa qual è la fonte a cui ci si accosta, da tutti c’è la possibilità di imparare qualcosa, ogni testo può arricchire il proprio linguaggio, e da ogni testo si possono assorbire emozioni, che saranno nostre, per sempre.
Se avrai la pazienza di tenerti accanto un bloc notes, vi potrai annotare le tue prime impressioni, positive o negative che siano, le sensazioni che quelle parole lette risvegliano in te, i punti di contatto eventuali tra le vicende narrate e le tue esperienze di vita, e come per incanto prenderà vita un altro testo, il tuo testo, che potrai poi rileggere e modificare, arricchendolo o riducendolo, fino a quando non lo sentirai veramente tuo.
Ti auguro perciò buona lettura … e buona scrittura.
Il libro è un oggetto misterioso, lo si apre ed è come aprire la porta su un mondo da scoprire, da esplorare, in un viaggio in cui l’autore ti fa da guida- qui il mio pensiero va alla Divina Commedia ed allo straordinario viaggio tra i patimenti e le gioie, entrambe infinite, dispensate ai personaggi che Dante ci fa incontrare.
Quindi, cara A., avvicinati a quel volume sulla tua scrivania, od a qualsiasi altro testo che abbia solleticato la tua curiosità: questo è solo il primo passo, soppesalo ma non farti spaventare dalle sue dimensioni, aprilo ed inizia a leggere il primo capitolo: di solito l’inizio è costruito per catturare subito l’attenzione del lettore, perché in quelle pagine l’autore ha si riversato emozioni, ricordi di vita, immagini a volte fuggevoli di persone incontrate, di amori vissuti, di vittorie e di sconfitte, ma anche tanto lavoro e tanta tecnica, appresa con lo studio, e soprattutto con la lettura di classici e di moderni; non importa qual è la fonte a cui ci si accosta, da tutti c’è la possibilità di imparare qualcosa, ogni testo può arricchire il proprio linguaggio, e da ogni testo si possono assorbire emozioni, che saranno nostre, per sempre.
Se avrai la pazienza di tenerti accanto un bloc notes, vi potrai annotare le tue prime impressioni, positive o negative che siano, le sensazioni che quelle parole lette risvegliano in te, i punti di contatto eventuali tra le vicende narrate e le tue esperienze di vita, e come per incanto prenderà vita un altro testo, il tuo testo, che potrai poi rileggere e modificare, arricchendolo o riducendolo, fino a quando non lo sentirai veramente tuo.
Ti auguro perciò buona lettura … e buona scrittura.
lunedì 21 giugno 2010
...primo giorno d'estate...
Sensazione
Le sere blu d'estate, andrò per i sentieri
graffiato dagli steli, sfiorando l'erba nuova:
ne sentirò freschezza, assorto nel mistero.
Farò che sulla testa scoperta il vento piova.
Io non avrò pensieri, tacendo nel profondo:
ma l'infinito amore l'anima mia avrà colmato,
e me ne andrò lontano, lontano e vagabondo,
guardando la Natura, come un innamorato.
A.Rimbaud
Le sere blu d'estate, andrò per i sentieri
graffiato dagli steli, sfiorando l'erba nuova:
ne sentirò freschezza, assorto nel mistero.
Farò che sulla testa scoperta il vento piova.
Io non avrò pensieri, tacendo nel profondo:
ma l'infinito amore l'anima mia avrà colmato,
e me ne andrò lontano, lontano e vagabondo,
guardando la Natura, come un innamorato.
A.Rimbaud
sabato 19 giugno 2010
...140 km. e tu dentro di me...
...Tutto inizia stamane, con una telefonata di una delle tue più care amiche: mi chiede come va, rispondo bofonchiando qualcosa come " abbastanza bene, adesso che è uscito il sole, dopo tanta pioggia" ed aggiungo: "certo, con lei è morta una parte di me", forse non si aspettava una frase del genere...ancora una manciata di minuti e mi preparo per uscire, vado da mio fratello a pranzo, e poi, nel pomeriggio, il solito giro del sabato per la spesa da portare a mia madre...per tutto il tempo una parte della mia mente ritornava di continuo a quelle ultime ore disperate, in tua compagnia, le ultime ore passate assieme...no, stavolta non ho pianto, ma è come se lo avessi fatto, il pensiero della tua agonia e della mia impotenza mi perseguita e continuerà a perseguitarmi, credo per sempre...
giovedì 17 giugno 2010
...ricomincio da qui...Malika Ayan
Me ne accorgo così
Da un sospiro a colazione
Non mi piace sia tu
Il centro di me
Niente mi porterò
Solo vento tra le mani
Più leggera sarò
Sospesa
Sorriderò prima di andare
Basterà un soffio e sparirò
Forse sarà pericoloso
Forse sarà la libertà
Mi guarderai e vedrai una
Eppure non sarò sola
Una novità sarà
E mi porterà
A non fermarmi mai
Non voltarmi mai
Non pentirmi mai
Solo il cielo avrò sopra di me
Solo il cielo avrò sopra di me
Ricomincio da qui
Da un'effimera illusione
Mi risveglio e ci sei
Ancora tu
Qui...
Da un sospiro a colazione
Non mi piace sia tu
Il centro di me
Niente mi porterò
Solo vento tra le mani
Più leggera sarò
Sospesa
Sorriderò prima di andare
Basterà un soffio e sparirò
Forse sarà pericoloso
Forse sarà la libertà
Mi guarderai e vedrai una
Eppure non sarò sola
Una novità sarà
E mi porterà
A non fermarmi mai
Non voltarmi mai
Non pentirmi mai
Solo il cielo avrò sopra di me
Solo il cielo avrò sopra di me
Ricomincio da qui
Da un'effimera illusione
Mi risveglio e ci sei
Ancora tu
Qui...
martedì 15 giugno 2010
...poesia... Nico Orengo
ci sono onde mai
che arriveranno
a riva.
Si incrociano da levante
e da ponente e
si rompono al largo,
in isole di schiuma.
In breve evaporano
e sprofondano
senza ferita.
che arriveranno
a riva.
Si incrociano da levante
e da ponente e
si rompono al largo,
in isole di schiuma.
In breve evaporano
e sprofondano
senza ferita.
sabato 12 giugno 2010
...facciamo il punto...
Oggi, 12 Giugno 2010, sono due mesi esatti dalla morte di Elisa- avrei dovuto fare un blitz di pulizia del giardino a Montechiaro, ma il tempo incerto ce lo ha impedito- ho sistemato un po’ della mia roba, riviste, libri, dossier nella sala, alleggerendo lo studio- Elisa me lo avrebbe impedito con forza, ma tant’è- ora sono io il padrone di casa, l’unico, e devo vedermela tutt’al più con i capricci dei miei mici … non riesco ancora a fare un bilancio di quanto è successo- riaffiorano ogni tanto pensieri, immagini disperate e tanti “se” che alimentano i miei rimpianti …
mercoledì 9 giugno 2010
lunedì 7 giugno 2010
ricordino Elisa
Vi invio in allegato la foto con l'immagine di Elisa che sto distribuendo a parenti ed amici- il suo ricordo è vivo in tutti noi insieme con il rimpianto per un tratto di strada troppo breve percorso insieme.
A giorni inizierò un cantiere presso il Comune di San Giorio, alle dipendenze dell'Ufficio Tecnico- questo mi aiuterà a tenermi occupato ed a sentire meno la solitudine, ormai mia compagna abituale.
Nel caso Rudy fosse presente al reenactement di Waterloo Vi richiederei, se possibile, l'invio di alcune foto dell'avvenimento e di eventuale altro materiale ad esso inerente.
Le mie giornate trascorrono in alternanza tra momenti di relativa calma e piccole o grandi crisi di pianto, nell'aggirarmi tra gli oggetti, ancora tutti presenti, cari ad Elisa.
Mando un grosso bacio- gros bisou- a tutti Voi ed un pensiero dolce a madame mere...
Renato et les chats.
A giorni inizierò un cantiere presso il Comune di San Giorio, alle dipendenze dell'Ufficio Tecnico- questo mi aiuterà a tenermi occupato ed a sentire meno la solitudine, ormai mia compagna abituale.
Nel caso Rudy fosse presente al reenactement di Waterloo Vi richiederei, se possibile, l'invio di alcune foto dell'avvenimento e di eventuale altro materiale ad esso inerente.
Le mie giornate trascorrono in alternanza tra momenti di relativa calma e piccole o grandi crisi di pianto, nell'aggirarmi tra gli oggetti, ancora tutti presenti, cari ad Elisa.
Mando un grosso bacio- gros bisou- a tutti Voi ed un pensiero dolce a madame mere...
Renato et les chats.
domenica 6 giugno 2010
Facciamo il punto della situazione
Facciamo il punto della situazione
Era in programma per oggi, 6 Giugno 2010 la scrittura di una specie di bilancio di questi primi 55 giorni senza Elisa, ma evidentemente una certa qual stanchezza e svogliatezza mi hanno impedito di portare a termine questo compito; inizio comunque a scrivere, ripromettendomi di continuare con note, pensieri ed idee che, con il passar del tempo, riaffiorassero nella mia mente.
Era in programma per oggi, 6 Giugno 2010 la scrittura di una specie di bilancio di questi primi 55 giorni senza Elisa, ma evidentemente una certa qual stanchezza e svogliatezza mi hanno impedito di portare a termine questo compito; inizio comunque a scrivere, ripromettendomi di continuare con note, pensieri ed idee che, con il passar del tempo, riaffiorassero nella mia mente.
mercoledì 2 giugno 2010
...Giugno...parlando d'amore...
Preziose massime sull'esistenza...da Gibran Kahlil
Allora Almitra disse: parlaci dell'Amore.
E lui sollevò il capo e guardò il popolo, e una pace discese su di loro. E a voce alta disse:
Quando l'amore vi fa cenno, seguitelo.
Benchè le sue strade siano aspre e scoscese.
E quando le sue ali vi avvolgono, abbandonatevi a lui.
Anche se la sua lama, nascosta tra le piume vi può ferire.
E quando vi parla, credetegli.
Anche se la sua voce può mandare in frantumi i vostri sogni
come il vento del nord lascia spoglio il giardino.
Perché l'amore v'incorona così vi crocifigge.
E come per voi è maturazione, così è anche potatura.
E come ascende alla vostra cima e accarezza i rami che fremono al sole.
Così discenderà alle vostre radici che scuoterà dove si aggrappano con più forza alla terra.
Come fastelli di grano, vi raccoglierà.
Vi batterà per denudarvi.
Vi passerà al crivello per liberarvi dalla pula.
Vi macinerà fino a farvi farina.
Vi impasterà fino a rendervi plasmabili.
E poi vi assegnerà al suo fuoco sacro, perché possiate diventare il pane sacro nei sacri conviti di Dio.
Tutto questo farà in voi l'amore, affinché conosciate i segreti del cuore, e in quella conoscenza
diventiate un frammento del cuore della Vita.
Ma se avrete paura, e cercherete soltanto la pace dell'amore e il piacere dell'amore,
Allora è meglio che copriate le vostre nudità, e passiate lontano dall'aia dell'amore, :
Nel mondo senza stagioni dove potrete ridere, ;,
ma non tutto il vostro riso, e piangere, ma non tutto
il vostro pianto.
L'amore non dà nulla all'infuori di sé, né prende nulla se non da se stesso.
L'amore non possiede né vuoI essere posseduto,
Perché l'amore basta all'amore.
Quando amate non dovreste dire: «Dio è nel mio cuore» ma, semmai, «sono nel cuore di Dio».
E non crediate di guidare il corso.
l'amore, poiché l'amore, se vi trova degni, guiderà lui il vostro corso.
L'amore non desidera che il proprio compimento.
Ma se amate e quindi avete desideri, i vostri desideri siano questi: .
Sciogliersi e farsi simili a un ruscello che scorra e
canti alla notte la sua melodia.
Conoscere il martirio della troppa tenerezza.
Esser feriti dal vostro proprio intendere l'amore,
E sanguinare di buon grado, gioiosamente.
Svegliarsi all'alba con un cuore alato e dire grazie a un nuovo giorno d'amore;
Riposare nell'ora meridiana e meditare sull'estasi amorosa;
Tornare a casa con gratitudine la sera;
E addormentarsi con una preghiera per chi amate nel cuore, e un canto sulle labbra.
Allora Almitra disse: parlaci dell'Amore.
E lui sollevò il capo e guardò il popolo, e una pace discese su di loro. E a voce alta disse:
Quando l'amore vi fa cenno, seguitelo.
Benchè le sue strade siano aspre e scoscese.
E quando le sue ali vi avvolgono, abbandonatevi a lui.
Anche se la sua lama, nascosta tra le piume vi può ferire.
E quando vi parla, credetegli.
Anche se la sua voce può mandare in frantumi i vostri sogni
come il vento del nord lascia spoglio il giardino.
Perché l'amore v'incorona così vi crocifigge.
E come per voi è maturazione, così è anche potatura.
E come ascende alla vostra cima e accarezza i rami che fremono al sole.
Così discenderà alle vostre radici che scuoterà dove si aggrappano con più forza alla terra.
Come fastelli di grano, vi raccoglierà.
Vi batterà per denudarvi.
Vi passerà al crivello per liberarvi dalla pula.
Vi macinerà fino a farvi farina.
Vi impasterà fino a rendervi plasmabili.
E poi vi assegnerà al suo fuoco sacro, perché possiate diventare il pane sacro nei sacri conviti di Dio.
Tutto questo farà in voi l'amore, affinché conosciate i segreti del cuore, e in quella conoscenza
diventiate un frammento del cuore della Vita.
Ma se avrete paura, e cercherete soltanto la pace dell'amore e il piacere dell'amore,
Allora è meglio che copriate le vostre nudità, e passiate lontano dall'aia dell'amore, :
Nel mondo senza stagioni dove potrete ridere, ;,
ma non tutto il vostro riso, e piangere, ma non tutto
il vostro pianto.
L'amore non dà nulla all'infuori di sé, né prende nulla se non da se stesso.
L'amore non possiede né vuoI essere posseduto,
Perché l'amore basta all'amore.
Quando amate non dovreste dire: «Dio è nel mio cuore» ma, semmai, «sono nel cuore di Dio».
E non crediate di guidare il corso.
l'amore, poiché l'amore, se vi trova degni, guiderà lui il vostro corso.
L'amore non desidera che il proprio compimento.
Ma se amate e quindi avete desideri, i vostri desideri siano questi: .
Sciogliersi e farsi simili a un ruscello che scorra e
canti alla notte la sua melodia.
Conoscere il martirio della troppa tenerezza.
Esser feriti dal vostro proprio intendere l'amore,
E sanguinare di buon grado, gioiosamente.
Svegliarsi all'alba con un cuore alato e dire grazie a un nuovo giorno d'amore;
Riposare nell'ora meridiana e meditare sull'estasi amorosa;
Tornare a casa con gratitudine la sera;
E addormentarsi con una preghiera per chi amate nel cuore, e un canto sulle labbra.
Iscriviti a:
Post (Atom)