Leonardo Sciascia, articolo per l'Espresso, del 1988, in cui si interrogava circa la morte di Pinelli.
Sul Corriere della sera del 16 dicembre 1969 si leggeva:
Drammatico colpo di scena, questa notte, nel corso delle indagini sulla strage di Piazza Fontana - - Alle ore 23.50 uno degli indiziati che si trovavano da venerdì a disposizione della polizia si è ucciso gettandosi da una finestra del quarto piano di via Fatebenefratelli mentre veniva interrogato. Era un ferroviere di 41 anni: Giuseppe Pinelli, sposato con due figlie, abitante in via Preneste 2, oltre San Siro. Faceva il frenatore allo scalo delle ferrovie dello Stato a Porta Garibaldi e la questura lo definisce ‘anarchico individualista’. Portato in gravissime condizioni all’ospedale Fatebenefratelli, è morto alla una e cinquanta (…) “I suoi alibi erano tutti caduti ed era fortemente indiziato” ha dichiarato subito il questore di Milano dottor Marcello Guida1.
Il questore ha aggiunto: “Aveva presentato un alibi per venerdì pomeriggio ma questo alibi era caduto completamente2. Nell’ultimo interrogatorio il funzionario dottor Calabresi aveva allora momentaneamente sospeso l’interrogatorio per andare a riferire al capo dell’ufficio politico dottor Allegra. Col Pinelli erano rimasti nella stanza tre sottufficiali di polizia e un ufficiale dei carabinieri che assistevano all’interrogatorio”. “Improvvisamente - ha proseguito il dottor Guida - il Pinelli ha compiuto un balzo felino verso la finestra che per il caldo era stata lasciata socchiusa e si è lanciato nel vuoto.
...Pino Pinelli era quel tale che per morire scelse Natale,
da una finestra entrò nella storia
che parla di infamia non certo di gloria...
"Ballata per un ferroviere - Riccardo Mannerini"
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