pochi anni luce da qui due Super Terre "abitabili" e l'ipotesi di nuovo pianeta a Proxima Centauri
Potrebbe esserci un secondo pianeta in orbita intorno alla stella più vicina al Sole, Proxima Centauri, a soli 4,2 anni luce dal sistema solare, in direzione della costellazione del Centauro. Lo sostiene lo studio pubblicato sulla rivista Science Advances dal gruppo coordinato dall'italiano Mario Damasso, dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). Gli esperti suggeriscono la possibile presenza di un secondo pianeta a causa delle variazioni cicliche della luminosità di Proxima Centauri. Il pianeta potrebbe essere, secondo gli autori dello studio, una super-terra, e compiere un'orbita completa intorno a Proxima Centauri ogni 5,2 anni, a una distanza pari a una volta e mezza quella media tra la Terra e il Sole, che è di circa 150 milioni di chilometri. Gli stessi autori della ricerca sottolineano, però, che saranno necessari ulteriori studi per avere una conferma dei risultati. "Se l'esistenza del pianeta dovesse essere confermata - sottolineano - la scoperta potrebbe aiutare a capire come si formano pianeti di taglia piccola intorno a stelle di massa ridotta, come le nane rosse", il tipo di stelle più diffuso nell'universo. Due nuovi esopianeti: GJ229A-c e GJ180-d Proprio attorno a due nane rosse, la GJ229A e la GJ180 rispettivamente a 19 e 39 anni luce da noi, sono stati recentemente scoperti altri due esopianeti potenzialmente abitabili: GJ229A-c e GJ180-d. Questi corpi celesti sono, insieme a un pianeta delle dimensioni di Nettuno che orbita la stella GJ433, parte di un gruppo di cinque esopianeti scoperti dal team di ricerca del Carneige Institution for Science di Washington, guidato dai professori Fabo Feng e Paul Butler. Stelle come le nane rosse, più piccole e meno luminose del Sole, hanno una zona abitabile (dove un pianeta può avere acqua allo stato liquido) più ravvicinata rispetto al sistema solare. A distanze così brevi i pianeti tendono ad essere in "rotazione sincrona" con la stella: mostrano cioè sempre la stessa faccia, come avviene tra la Luna e la Terra. Questo fenomeno diminuisce le possibilità che siano abitabili, poiché la loro superficie potrebbe essere per metà estremamente calda e per metà estremamente fredda (a meno che non vi sia una spessa atmosfera in grado di distribuire omogeneamente le temperature). Secondo i ricercatori, i pianeti scoperti orbitano la loro stella a una distanza tale da evitare questo comportamento, rendendoli particolarmente interessanti. Non si sa ancora molto di loro, se non che abbiano una massa pari rispettivamente a 7,5 e 7,9 volte quella della Terra. Ma gli astronomi ritengono che presto potranno ottenere nuove informazioni. La relativa vicinanza con il nostro sistema solare, infatti, li rende ottimi soggetti di studio per futuri strumenti come il James Webb Space Telescope della Nasa, che sarà lanciato il prossimo anno. "La nostra scoperta si aggiunge all'elenco di pianeti che potrebbero essere direttamente osservati dai telescopi di nuova generazione", ha detto Feng. "Stiamo lavorando verso l'obiettivo di poter determinare se i pianeti in orbita attorno alle stelle vicine ospitano la vita". E se volessimo raggiungerli? Questi esopianeti sono considerati relativamente vicini alla Terra, se rapportati alle enormi distanze del cosmo (basti pensare che solo la nostra galassia, la Via Lattea, è larga 100mila anni luce). Volendo, però, raggiungere Proxima Centauri (4,2 anni luce), anche con il veicolo spaziale più veloce mai usato dall'uomo (il modulo di comando dell'Apollo10 che sfiorò i 40mila km/h), ci vorrebbero comunque 113mila anni.
mercoledì 10 giugno 2020
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