martedì 15 ottobre 2024

lunedì 14 ottobre 2024

... A' nfami!! ...

Sulla Consulta è arrivata una prima, importante, vittoria. E una clamorosa (ma non del tutto inattesa) battuta d’arresto per il governo Meloni. Ha avuto successo la strategia dell’opposizione, per una volta unita per fermare il blitz di Meloni sul nome del nuovo giudice della Consulta, il suo fedelissimo Francesco Saverio Marini. Terrorizzati dal rischio di andare sotto, Meloni e Salvini hanno scelto di non andare alla conta dei voti optando per la scheda bianca. Tutto secondo copione. E ora saranno costretti a dialogare, a discutere, a fare cioè quello che, nella loro logica cannibalesca del potere, hanno sempre rifiutato di fare. È un successo politico di Schlein, Conte, Fratoianni, per una volta compatti con tutta l’opposizione per far capire, coi numeri, che in una democrazia non si governa con le forzature e i nomi imposti dall’alto, figuriamoci su qualcosa di così serio come la Corte costituzionale. 

Avanti. 

(Dal Gruppo Fb Resistenza)

domenica 13 ottobre 2024

... intervista a Conte ...

 INTERVISTA AL QUOTIDIANO NAZIONALE 

 ❓In Emilia-Romagna si sta per chiudere l'accordo con il candidato presidente del Pd, de Pascale. Il M5S alla fine sarà della partita? 
 «Lo siamo stati convintamente fin dall'inizio - avvisa il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte -. lo stesso ho incontrato de Pascale qualche giorno fa a Roma, rinnovando il nostro impegno a far parte della coalizione a suo sostegno. Con de Pascale, che stimo, il M5S lavora proficuamente da oltre due anni e mezzo. Abbiamo dato il nostro contributo su aspetti fondamentali del programma e ribadito la nostra posizione sul perimetro dell'alleanza rivendicando piena coerenza con i nostri principi e i nostri valori». 

 ❓Quali sono i punti-chiave del programma? 
 «È un programma a cui hanno lavorato intensamente anche i nostri esponenti regionali, raccogliendo i contributi dei gruppi territoriali del M5S. Al centro ci sono la sanità - ridurre le liste d'attesa e azzerare i medici "a gettone" attraverso l'assunzione e la valorizzazione del personale sanitario e il lavoro: penso al salario minimo negli appalti e subappalti, per porre un argine allo sfruttamento e ai ribassi eccessivi. Ma soprattutto va affrontata con decisione una legge regionale sul clima e sulla transizione energetica. Sulle infrastrutture, stiamo chiedendo soluzioni utili e sostenibili per migliorare la mobilità regionale». 

 ❓Lei ha contestato apertamente la posizione di Elly Schlein che insiste sul «niente veti» a Renzi. Perché la posizione della leader Pd è sbagliata? 
 «Il Movimento ha posto un tema politico serissimo: il nostro modo di fare politica e stare nelle istituzioni è incompatibile con quello di Matteo Renzi, che fa affari in giro per il mondo e al contempo siede in Parlamento. Dopo 15 anni di attività politica, e un'esperienza di governo, il M5S continua a tenere alta l'asticella dell'etica pubblica: non siamo diventati una struttura di potere o di clientelismo, continuiamo a mettere al centro della nostra azione i bisogni di persone, famiglie e imprese». 

 ❓Renzi fa sapere di avere un disegno con Schlein e sostiene che lei lo attacca perché vuole tornare a Palazzo Chigi. 
 «Se hanno un disegno o meno andrebbe chiesto a Schlein, ma sarebbe grave se il Pd avesse costruito questo disegno sulla testa del M5S e, aggiungo, di Avs. Le ragioni della nostra opposizione a Renzi non sono di natura personale, ma squisitamente politiche». 

 ❓Esisterà, a questo punto, e a quali condizioni, il campo largo o giusto? 
 «Campo largo è una definizione che per noi non è mai esistita. Siamo sempre stati autenticamente unitari, ma siamo anche seri nei confronti degli elettori che si aspettano un campo coeso, che sta insieme non solo per vincere, ma soprattutto per governare, condividendo una visione comune e obiettivi chiari. Siamo impegnati fuori e dentro il Parlamento per costruire un'alternativa al governo Meloni, ma non si può chiedere al Movimento di rinunciare ai propri principi e alle proprie battaglie». 

 ❓Con il Pd ci sono evidenti differenze anche sulla politica estera e sulle guerre. 
 «Esistono differenze, non le abbiamo mai negate. La nostra posizione, alle Camere e in Europa, è sempre stata chiara: stop all'invio delle armi e impegno affinché il governo promuova politiche di pace in seno alla comunità internazionale. E questo vale tanto più per quanto sta accadendo a Gaza: dopo 12 mesi di sistematico sterminio perpetrato dal governo Netanyahu va detto senza mezzi termini che la reiterata violazione del diritto internazionale è tale anche quando a compierla è una 'democrazia amica' dell'Occidente. Mi auguro che tali discussioni non vengano ignorate nel resto del campo progressista». 

 ❓Come risponde a chi sospetta che fate accordi sottobanco con Meloni, alludendo alla votazione per il giudice della Consulta? 
 «È fango, che respingiamo al mittente. Le nostre battaglie contro questo governo parlano per noi. Meloni sta tradendo tutte le promesse fatte agli elettori, aveva detto che avrebbe tagliato le tasse e invece ha tagliato le rivalutazioni sulle pensioni e ha definanziato la sanità, mettendo di fatto due patrimoniali su pensionati e su chi deve curarsi, mentre 4,5 milioni di cittadini stanno rinunciando alle cure. L'ultima giravolta è sulle pensioni: avevano promesso di cancellare la Fornero e invece ora Giorgetti propone "incentivi ai lavoratori per non andare in pensione". Doppia beffa: per chi sperava di andare finalmente in pensione e per i nostri giovani, per i quali le porte del mercato del lavoro restano chiuse». 

 ❓Il centrodestra in queste ore sta violentemente attaccando il senatore Scarpinato: lei lo ha, invece, difeso. 
 «Sono senza vergogna nell'attaccare un campione dell'antimafia come Scarpinato. Sono gli stessi che non battono ciglio nel tenersi al governo Santanchè e Delmastro e che stanno cancellando i reati di politici e colletti bianchi mentre aumentano le pene per i comuni cittadini che esprimono dissenso politico e fanno resistenza passiva».

sabato 12 ottobre 2024

... Deregulation liberista ...

Le destre aumentano la precarietà nel mondo del lavoro e arricchiscono ancora di più banche, imprese e le multinazionali degli armamenti.] 

🟥 Il governo Meloni prosegue nell’opera di disintermediazione dei corpi intermedi sociali rifiutando ogni confronto con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative. 
 🟥 Una deregulation liberista e pericolosa che si intreccia con l’estensione dei contratti a termine nel decreto Lavoro (D.l.48/2023 convertito in L.85/2023). 
🟥 Aumenta flessibilità, con i contratti di breve durata voluti per aumentare lo sfruttamento già posto in essere nella loro legislatura in misura esponenziale con i contratti in somministrazione a tempo determinato e indeterminato e cancella le ultime residuali regole a tutela dei diritti delle persone.  Il reclutamento nelle agenzie del lavoro può sfondare il limite del 30% per i somministrati nelle startup, per attività stagionali, spettacoli, con sostituzioni, senza limiti di tempo e causali sia per i contratti a termine, sia se disoccupati o svantaggiati. 

🚫 Grazie al governo Meloni, da oggi le imprese potranno attingere dentro un pozzo di flessibilità e discontinuità per avere sempre manovalanza a bassa qualificazione e soprattutto a basso costo, estendendo la temporalità dei contratti stagionali e dilatando motivazioni e i limiti di durata. 
🚫 Nonostante la sentenza della Corte di cassazione n. 9243 del 2023, proprio quelle imprese dove le statistiche confermano settori con le più alte percentuali di irregolarità, bassa qualifiche e retribuzioni, avranno mano libera nella indiscriminata intensificazione per svariate esigenze tecnico-produttive. 
🚫 Con l’articolo 17 del DdL Lavoro, aprendo la flat tax ai contratti misti e all’accesso al regime forfettario per partite IVA che lavorano per i propri datori di lavoro, le destre si confermano ulteriormente a favore dell’evasione fiscale, incentivando forme ibride di rapporti di lavoro che riducono tutele e stabilità. 
🚫 La destra legifera provvedimenti di selezione darwiniana perchè vuole generazioni subalterne alle ingiustizie del sistema economico e sociale.

venerdì 11 ottobre 2024

... fuori controllo! ...

Sicuramente per Netanyahu sono basi dei terroristi di Hezbollah.... , o forse un velato (mica tanto) avvertimento contro UNIFIL? Decifrato : è meglio che andate via perché dobbiamo fare anche in Libano quello che abbiamo già fatto a Gaza, cioè per colpire Hezbollah vogliamo bombardare e distruggere qualsiasi cosa che li possa accogliere o essere a loro utile in qualche modo Ovviamente se per attuare i loro piani accidentalmente devono essere sacrificati migliaia di civili innocenti (già i morti in Libano sono più di 2000) per questo governo sionista razzista di Israele non è rilevate. LORO d'altronde sono il popolo "eletto" e quindi al di sopra di ogni regola e se vogliono possono anche uccidere quelle persone che sono state mandate proprio li dall'ONU per ristabilire in quell'area le condizioni di una possibile futura pace.

... intervista a Conte ...

INTERVISTA A “IL SECOLO XIX” 

❓Giuseppe Conte, quanto conta la Liguria, queste elezioni come test politico nazionale? Può avere un riflesso sulla manovra che il governo sta predisponendo? 
 «Queste elezioni sono importantissime soprattutto per i cittadini liguri, che hanno l'occasione di chiudere con la stagione di Giovanni Toti, caratterizzata dalla contaminazione tra affari e politica a scapito dei cittadini della Liguria. Le risorse pubbliche non possono più essere distratte per interessi personali e di partito, ma vanno spese ad esempio per la sanità, sempre più in affanno. L'obiettivo è vincere e possiamo farcela. Non ci illudiamo che questo possa essere uno scossone per il governo, ma sarebbe certo un segnale chiarissimo. La Meloni continua a mentire sulla pelle degli italiani, la verità è che le tasse le hanno aumentate eccome». 

 ❓I sondaggi danno Orlando e Bucci testa a testa, il vostro veto su Renzi (e di riflesso su Più Europa) non ha indebolito la coalizione in un momento in cui ogni voto conta? 
 «Al contrario, l'ha rafforzata. Perché non saremmo stati seri né credibili se avessimo imbarcato esponenti politici che fino a ieri erano nella Giunta di Bucci, oggi candidato a rappresentare la continuità con la Giunta uscente di Toti. Quando a luglio scorso siamo scesi in piazza De Ferrari per chiedere le dimissioni di Toti, i manifestanti gridavano "unità, unità" e come partiti dell'area progressista abbiamo raccolto quell'appello. Tutti i protagonisti politici di quella piazza oggi possono offrire ai liguri una risposta forte e credibile per una nuova stagione nel segno della legalità, della trasparenza, della giustizia sociale, delle risposte agli interessi dei cittadini e non a quelli dei politici». 

 ❓Grillo dice sul blog che bisogna riprendere le battaglie delle origini del Movimento, lei vuole aprire una nuova era con la Costituente, siete destinati allo scontro? 
 «Questa Assemblea Costituente rappresenta l'attuazione autentica di quel principio di partecipazione dal basso su cui il M5S è nato. Il 23 e 24 novembre a Roma ci sarà l'evento conclusivo di un percorso iniziato con l'ascolto dei bisogni della nostra comunità, senza nessuna ingerenza né da parte mia né da parte dell'attuale gruppo dirigente ed è questa la grande novità. Non abbiamo mai smesso di mettere al centro della nostra azione i bisogni delle persone e di famiglie e imprese, anche quando abbiamo governato abbiamo dimostrato che siamo in politica non per occupare le istituzioni dello Stato, ma solo per il bene dei cittadini, tenendo sempre altissima l'asticella dell'etica pubblica: tutto questo è autenticamente Cinque Stelle». 

 ❓Il vostro candidato Andrea Orlando ha aperto alla proposta di un reddito di cittadinanza regionale, che integri quanto lasciato in piedi dal governo. Un modello da replicare in altre regioni? Con quali risorse? 
 «Non possiamo lasciare sole le tante persone che la Meloni ha letteralmente abbandonato: in Liguria sono oltre 50mila le famiglie povere e nel 2023 sono aumentati i contratti precari a scapito di quelli stabili. Il M5S si è già mosso in questa direzione anche in altre Regioni come Sardegna e Campania». 

 ❓Lei ha contribuito al "Modello Genova" tanto caro al sindaco Bucci, perché è rimasto un unicum nella gestione delle infrastrutture? 
 «Quel modello era l'unica strada per far fronte all'emergenza dopo il crollo del Ponte Morandi e per far rialzare Genova, ma abbiamo sempre ritenuto che non fosse replicabile, perché andava in deroga alle norme in essere. Purtroppo, poi, quel modello è rimasto nella testa di chi doveva prendere decisioni a Genova e in Liguria, anche se in realtà non ha più prodotto risultati tangibili in termini di opere: tutto è fermo alla posa della prima pietra o in clamoroso ritardo, come il nodo ferroviario o lo scolmatore del Bisagno». 

 ❓La Diga del porto di Genova si deve completare? Bucci deve rimanere commissario di quell'opera? 
 «Certo, la Diga è fondamentale per lo sviluppo portuale di Genova e del sistema Liguria nel suo complesso. Ricordo che è stata finanziata da noi per primi, con il governo Conte 2. Dobbiamo essere pragmatici e far sì che si realizzi un progetto sostenibile, con tempi certi e senza sprechi di denaro pubblico. Sul progetto avallato da Bucci insistono diverse criticità. Per quanto riguarda Bucci, non è opportuno che sia lui il Commissario».

giovedì 10 ottobre 2024

... W.M.H.D. 2024 ...

Quando i matti divennero liberi

 Ugo Zamburru 
28 Agosto 2020 

Poche persone sono riuscite a cambiare il mondo come Franco Basaglia. Sul “dottore dei matti” e la sua lunga marcia cominciata nel manicomio di Gorizia nel 1961, tutto è stato scritto, ma, a quarant’anni dalla morte, non possiamo non rilevare che molto, troppo è stato dimenticato. Eppure, ricordarlo potrà sembrare perfino banale, nei mesi in cui un virus del terrore ha preso il dominio del mondo, la società sembra volersi fare manicomio e mai ci si era spinti a negare tanto la dimensione umana dei “malati” e dei corpi delle vittime del Covid, quanto sarebbe importante far vivere la pienezza di un grande insegnamento come quello di Basaglia: cercare un lessico, un ponte, mettere tra parentesi la malattia per cercare la persona? Basaglia non ha sancito, si spera una volta per sempre, solo come, visto da vicino, nessuno è normale e che chiunque può diventare “matto” nell’istituzione totale. Ha capito e mostrato, soprattutto, come anche le persone dalla salute mentale più fragile possano diventare soggetti della propria liberazione. Basaglia non nega la follia. Dice che non sappiamo cosa sia e che possiamo solo metterci in posizione di ascolto dell’altro e sentire cosa risuona dentro di noi. Ugo Zamburru, psichiatra del Dipartimento di salute mentale a Torino, grande appassionato di vicende e rivoluzioni latinoamericane e nostro antichissimo compagno di speranze ribelli, lo ricorda a modo suo, citando un vecchio insegnamento zapatista che forse a Basaglia sarebbe piaciuto: quel che conta non è che i deboli diventino più forti, ma che – affermando i diritti e le dignità di tutti – i deboli, forti proprio della propria debolezza, possano vivere insieme a chi non lo è. In altri termini e in sole cinque parole: camminare al passo degli ultimi Quarant’anni fa, il 29 agosto 1980, moriva Franco Basaglia. Tredici anni prima era morto Ernesto Che Guevara. Di loro si parla tantissimo, con uno spartiacque nitido: da una parte i furibondi detrattori, dall’altro gli entusiasti sostenitori. Io cito Gramsci: «odio gli indifferenti!». E non posso non schierarmi apertamente con Franco Basaglia e con il pensiero che lo ha guidato. Due medici, Basaglia e il Che. Due visionari che mettevano la libertà, i diritti e la giustizia sociale al centro del loro agire. Ma, come diceva il Che, entrambi erano visionari pratici. Uno ha partecipato all’incredibile vittoria della rivoluzione cubana, un pugno di uomini sbarcato dal piroscafo Granma che ha sconfitto un esercito agguerrito, ben armato e finanziato dalla CIA. L’altro, accompagnato da un manipolo di giovani collaboratori, ha cambiato la storia della psichiatria e ha sancito la fine di quell’orrendo e violento luogo che era il manicomio. Lasciamo stare il Che e torniamo a Basaglia, a quella che possiamo definire la sua «lunga marcia attraverso le istituzioni», iniziata nel manicomio di Gorizia nel 1961, perfezionata in quello di Trieste e terminata con la legge 180 del 13 maggio 1978, quella che sancì la fine degli ospedali psichiatrici. Non fu un semplice cambio di rotta, ma una rivoluzione morale, culturale e intellettuale: al di là delle modalità organizzative (i centri territoriali di salute mentale, le strutture residenziali e semiresidenziali, i reparti psichiatrici negli ospedali generali, le équipes multiprofessionali) è un nuovo modo di concepire il rapporto con la follia, sancendone per prima cosa i diritti. Nel 1964, a Londra, Basaglia presenta una relazione dal titolo «La distruzione dell’ospedale psichiatrico come luogo di istituzionalizzazione». Cita una frase di Antonin Artaud, che durante il suo ricovero in manicomio ammoniva i medici, o meglio il potere di cui erano il braccio armato, con queste parole: «Possiate ricordarvene domattina, all’ora della visita, quando senza alcun lessico tenterete di conversare con questi uomini, nei confronti dei quali, riconoscetelo, non avete altra superiorità che la forza» e conclude affermando che la distruzione del manicomio è un fatto necessario e urgente, se non semplicemente ovvio. Ovvero, la scoperta della libertà è la cosa più ovvia cui la psichiatria potesse giungere. Ecco la rivoluzione di Basaglia: cercare un lessico, un ponte con le persone, mettere tra parentesi la malattia per cercare la persona. Sostituire il principio di libertà a quello di autorità, attraverso le comunità terapeutiche, ovvero le grandi assemblee all’interno del manicomio che, da luogo di segregazione e oggettivazione, diventa luogo di partecipazione, di ripresa della propria soggettività e, con essa, dei propri diritti. Ma anche doveri: Basaglia non è interessato a santificare il folle, quanto a farlo uscire dall’ozio dello statuto di matto per farlo entrare nel neg-ozio dell’inclusione sociale e dei diritti. Basaglia non nega la follia. Dice semplicemente che esiste, ma non sappiamo cosa sia e possiamo solo metterci in posizione di ascolto dell’altro e sentire cosa risuona dentro di noi. Un suo allora giovane collaboratore scriveva che di fronte agli impasse, ai vicoli ciechi, Basaglia riusciva sempre a spostare i termini del problema, a far guardare da una altro punto di vista, a capovolgere le situazioni. Basaglia non è però solo un narratore della realtà del folle, come sono i fenomenologi, riesce a essere anche un trasformatore, decide che la realtà del folle deve essere trasformata, prima ancora che narrata. Per lui la persona che incontra lo psichiatra ha, come prima necessità, non la cura della malattia ma un rapporto umano, di risposte reali, di denaro, di una casa, di una famiglia, insomma di tutto ciò di cui noi medici che lo “curiamo” abbiamo bisogno! E questo non è solo un compito dello psichiatra, ma della politica e in definitiva della società. Benedetto Saraceno, psichiatra che ha diretto la sezione di salute mentale dell’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) in un libro recente (Sulla povertà della psichiatria) scrive che l’obiettivo della riabilitazione in salute mentale non è l’autonomia, ma la partecipazione. Non dobbiamo pensare che i deboli diventino forti e quindi autonomi, ma che i deboli possano stare con i forti, con gli stessi diritti, pur restando deboli. Quello che il subcomandante Marcos dalle montagne del sud est messicano, guidando l’esercito zapatista di liberazione nazionale, definisce «camminare al passo degli ultimi». Mi perdo nelle mille suggestioni e nei brividi che mi dà ripensare al pensiero e all’opera di Franco Basaglia, ma mi fermo qui consigliandovi la lettura almeno di due libri. Uno è un suo testo e si intitola Conferenze brasiliane, una raccolta di pensieri e intuizioni geniali; l’altro è di Piero Cipriano, del 2018, e si intitola Basaglia e le metamorfosi della psichiatria (qui potete leggerne la bella prefazione di Pier Aldo Rovatti, ndr). E su youtube andate a vedere La città dei matti, fedele e appassionante ricostruzione della storia basagliana. Basaglia, proprio durante il suo viaggio in Brasile, affermava che in realtà l’esperienza sua e dei suoi collaboratori, che aveva portato l’OMS a definire l’esperienza di Trieste come esempio guida per la psichiatria mondiale, purtroppo non rispecchiava il pensiero e l’agire della maggioranza degli psichiatri. Oggi non resta molto del suo insegnamento, ma esistono tracce importanti da coltivare, il discorso sulla recovery, gli uditori di voci e Ron Coloeman, l’open dialogue, il contrasto alla imperante psichiatria biologista e al modello medicocentrico. Chi vuole può approfondire. Non mi dilungo. Concludo con un pensiero di speranza: che questi semi di utopie sappiano unirsi e costruire la città che cura, la comunità competente che sa essere anche la comunità dei fragili. Ma non deleghiamo: la salute mentale è una cosa troppo seria per lasciarla solo agli psichiatri, che devono esserci, ed esserci in un certo modo, ma non essere abbandonati dalle istituzioni che propongono modelli teorici e poi organizzativi senza costrutto. O troppo “potenti” o troppo soli.