mercoledì 20 novembre 2024

... sogni e desideri ...

𝙄𝙇 𝙋𝙍𝙀𝙎𝙄𝘿𝙀𝙉𝙏𝙀 𝘾𝙃𝙀 𝙑𝙊𝙍𝙍𝙀𝙄 

Il presidente che vorrei dovrebbe emozionarsi per quello che ci emoziona. Dovrebbe avere il granata nel cuore e pazienza se non avesse la birra in mano: visto come vanno le cose andrebbe benissimo anche se fosse astemio. Dovrebbe conoscere la storia del Toro, amare il Toro, vivere per il Toro. Dovrebbe disprezzare la Juve in quanto fonte di ogni male del mondo e mai scendere a patti con loro. Dovrebbe essere Piemontese, meglio ancora se della provincia di Cuneo, ma non di quei posti tristi tipo Saluzzo (SZ) e nemmeno di Cortemilia, Garessio, Ormea o quei paesi talmente vicini alla Liguria che la gente se potesse ti farebbe pagare anche l’aria che respiri. Dovrebbe essere generoso, nel senso più ampio del termine, e non solo riferito al vil denaro. Non vorrei Ferrero però, perché fra l’altro non è nemmeno del Toro, con buona pace di tutti. Già che ci sono, potendo scegliere, non vorrei nemmeno uno che ostenti troppo. Esigerei un personaggio di basso profilo, che mantenga un certo understatement barotto. L’ideale sarebbe un grosso allevatore di bestiame (non importa se bovini o suini) che si alza alle tre del mattino e lavora sette su sette h24, e che non ha nemmeno mai visto il mare in vita sua. Uno che mettesse solo il grano, delegando tutto, e sottolineo tutto, ad una task force composta da Silvano Benedetti, Pasquale Bruno, Ezio Rossi ed i miei amici Fabio Milano e Giulio Rosingana: gente che il Toro sa cos’è e che ne mantiene viva la memoria. Vorrei uno così, e non mi interesserebbe nemmeno poi così tanto se si vincesse qualcosa: non me ne è mai fregato niente. Detto fra noi, mi accontenterei anche di Red Bull, ma in quel caso pretenderei non solo il cambio del nome ma anche del simbolo, in primis perchè quella capra rachitica che scimmiotta un Toro non la posso più vedere nemmeno in foto, et in secundis perché una bella folata d’aria pulita dalle Alpi austriache potrebbe spazzare via a ritmo di Jodel quell’incredibile quantità di sfiga e depressione che ci perseguita da quando ancora il conte di Cavour portava le brache corte. Non ho grosse pretese, in realtà. L’unica cosa che realmente non mi andrebbe giù sarebbe finire in mani di uno di quei tremendi fondi stranieri che imperversano attualmente nel mondo del pallone nostrano. Quelle holding del crimine legalizzato che campano speculando su qualsiasi cosa, spesso e volentieri scommettendo sulle disgrazie altrui. Ecco, questo mi infastidirebbe parecchio, sarebbe persino peggio di Urbano Cairo. So già cosa pensate: “peggio di Urbano Cairo non ci può essere nulla”. Forse, ma non devo essere io a ricordarvi che si usavano le stesse espressioni per Calleri prima, i genovesi dopo e Cimminelli poi e cosa è successo? Che è stato un crescendo rossiniano di indecenza e disgrazie. No amici miei, ci può essere persino qualcosa di peggiore di quella piaga ambulante che attualmente tormenta le nostre giornate come un herpes sul glande. Potremmo trovarci ad esempio in uno di quei cul de sac dai quali non si esce se non con i piedi davanti, il tutto imprecando alla luna perché non ti è rimasta nemmeno una persona fisica con la quale prendertela. Cairo da questo punto di vista è un’OTTIMA valvola di sfogo per le frustrazioni: è l’unico lato positivo che ha, ma non è poco. Quindi che succede? Ci teniamo l’herpes ed il prurito? No, perché non è più umanamente sopportabile. Cairo deve andarsene perché è giusto e doveroso, perché non se ne può più della sua faccia, delle sue espressioni ridicole, dei suoi silenzi colpevoli, delle sue bugie da impunito. Deve andarsene portandosi appresso la sua corte dei miracoli al gran completo: nani -lui compreso ovviamente- ballerine, funamboli, mangia fuoco, scimmiette ammaestrate e pagliacci. Speriamo solo che per una volta nella vita ci possa girare bene: ce lo meriteremmo pure.
Ernesto Bronzelli. 

 E DOMENICA, RIUSCIREMO A FARE QUALCHE COSA IN PIÙ?

martedì 19 novembre 2024

... la "cameriera" ...

Il Parlamento europeo rinvia «a data da destinarsi» il voto su Raffaele Fitto come vicepresidente della Commissione guidata da Ursula von der Leyen. Si accende lo scontro sul commissario meloniano. Nonostante una audizione fiume durata tre ore e mezza e un discorso dai toni moderati e concilianti, con tanto di abiura del fascismo (forte delle proprie radici democristiane), Fitto non convince il gruppo dei socialisti di S&d, del quale fa parte il Pd, né la Sinistra e tantomeno il movimento 5 stelle. Se non passasse questa designazione come speriamo sarebbe la totale disfatta della cameriera che noi auspichiamo caldamente come auspichiamo che questo governo presieduto da un demonio se ne vada al più presto liberando la nazione da tutto il male che serpeggia giorno dopo giorno senza soluzione di continuità.

... doppia vittoria!! ...

La disfatta elettorale della destra: un 2-0 che lascia il segno. 
Le recenti elezioni regionali hanno segnato una battuta d'arresto clamorosa per la destra italiana. Il centrosinistra ha riconquistato l'Umbria, riportando la regione da destra a sinistra. Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ha subito una pesante sconfitta, proprio in una regione dove il centrodestra aveva già dimostrato un’aggressiva gestione politica, spesso al centro di polemiche. In Emilia-Romagna, Matteo Salvini ha visto crollare la Lega al 5%, lontanissima dal 32% raggiunto solo quattro anni fa. Intanto, il centrosinistra ha consolidato la propria leadership con un 43% al Partito Democratico. L’ironia del risultato non sfugge: nella "regione simbolo della Resistenza", Salvini ha rivolto le sue energie contro centri sociali e avversari storici come i “comunisti”, ignorando però il ritorno di manifestazioni neofasciste. La narrazione della destra, che celebra le vittorie come successi del governo e riduce le sconfitte a incidenti locali, inizia a mostrare tutta la sua fragilità. Ma questa volta il risultato è palese. L'incompetenza si paga cara. 
 Buon lavoro a Michele de Pascale e Stefania Proietti.

lunedì 18 novembre 2024

... Sinner "The Best" ...

Volete sapere perché tutti amano Sinner? Ieri sera, mentre tutto il mondo lo stava celebrando per la vittoria nelle ATP Finals di Torino, Jannik ha interrotto il suo discorso per rivolgere un pensiero speciale a Carlos Bernardes, l’arbitro brasiliano che andrà in pensione a fine anno: “Scusate, vorrei dire qualche parola per Carlos… non lo vedo, forse se n'è già andato… ah eccolo, grazie. Quarant'anni di arbitraggio, una carriera straordinaria. Potresti essere ancora in Coppa Davis, ho sentito. Io e Taylor ci siamo sentiti privilegiati di far parte del tuo ultimo viaggio nell'ATP. Grazie mille". 
Capite? 
 Proprio nel momento in cui tutti i riflettori erano su di lui per essersi preso anche le Atp Finals, il torneo dei “maestri”, e proprio a casa sua, a Torino, con tutto il pubblico italiano che lo applaudiva, Jannik ha voluto dare un po’ di quella luce anche a un arbitro che stava andando in pensione. Ecco perché non si può non voler bene a Sinner. Secondo gli esperti ha già raggiunto una popolarità superiore a quella di qualsiasi calciatore attualmente in attività. E il motivo è proprio questo: perché oltre a essere un talento straordinario, dimostra ogni giorno di non essersi mai montato la testa. È un ragazzo sempre educato, gentile, rispettoso, perbene. Jannik è così, esattamente come lo vediamo. Un martello ingiocabile per gli avversari in campo, un esempio di classe e sportività fuori dal terreno di gioco. 
Un modello per tutti i ragazzi che si vogliono avvicinare a questo sport. 
Ed è tutto nostro. 

#sinner #ATPFinals #AtpFinals2024 #sinnerfritz #janniksinner #sinnermania
Può sembrare un'esagerazione, ma si può anche guardare al di là della convenzione di questa immagine. E decretare che Sinner, laureatosi ieri Maestro dei Maestri vincendo le Nitto ATP Finals, ha indubbiamente portato lustro alla nostra città, Torino, accendendo su essa un fascio di luce internazionale e nazionale attraverso i media (non si vedeva il tennis in chiaro in prima serata da secoli) e attraverso la sua particolare capacità di attrarre interesse e seguito. Quest'anno, grazie alla sua presenza alle ATP come numero 1 della classifica, la manifestazione ha attirato un pubblico record di oltre 183.000 spettatori, con tutte e 15 le sessioni di gioco esaurite sulle 15 in programma. Questo ha portato l'ATP e la FITP ad annunciare, tramite un comunicato congiunto, che le ATP Finals resteranno in Italia fino al 2030 (e per ora, come già si sapeva, fino al 2025 a Torino). E finché "l'alieno" Sinner continuerà a giocare così, sicuramente il suo successo sarà anche quello delle città che lo ospiteranno. Il Sindaco Stefano Lo Russo chiederà che venga concessa a Jannik Sinner la cittadinanza onoraria a Torino.

domenica 17 novembre 2024

... FRANCESCO per i poveri ...

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO 

 VIII GIORNATA MONDIALE DEI POVERI 

 Domenica XXXIII del Tempo Ordinario 

17 novembre 2024 

 La preghiera del povero sale fino a Dio (cfr Siracide 21,5) 

 Cari fratelli e sorelle! 

 1. La preghiera del povero sale fino a Dio (cfr Sir 21,5). 
Nell’anno dedicato alla preghiera, in vista del Giubileo Ordinario 2025, questa espressione della sapienza biblica è quanto mai appropriata per prepararci all’VIII Giornata Mondiale dei Poveri, che ricorrerà il 17 novembre prossimo. La speranza cristiana abbraccia anche la certezza che la nostra preghiera giunge fino al cospetto di Dio; ma non qualsiasi preghiera: la preghiera del povero! Riflettiamo su questa Parola e “leggiamola” sui volti e nelle storie dei poveri che incontriamo nelle nostre giornate, perché la preghiera diventi via di comunione con loro e di condivisione della loro sofferenza. 2. Il libro del Siracide, a cui facciamo riferimento, non è molto conosciuto, e merita di essere scoperto per la ricchezza di temi che affronta soprattutto quando tocca la relazione dell’uomo con Dio e il mondo. Il suo autore, Ben Sira, è un maestro, uno scriba di Gerusalemme, che scrive probabilmente nel II secolo a.C. È un uomo saggio, radicato nella tradizione d’Israele, che insegna su vari campi della vita umana: dal lavoro alla famiglia, dalla vita in società all’educazione dei giovani; pone attenzione ai temi legati alla fede in Dio e all’osservanza della Legge. Affronta i problemi non facili della libertà, del male e della giustizia divina, che sono di grande attualità anche per noi oggi. Ben Sira, ispirato dallo Spirito Santo, intende trasmettere a tutti la via da seguire per una vita saggia e degna di essere vissuta davanti a Dio e ai fratelli. 3. Uno dei temi a cui questo autore sacro dedica maggior spazio è la preghiera. Egli lo fa con molto ardore, perché dà voce alla propria esperienza personale. In effetti, nessuno scritto sulla preghiera potrebbe essere efficace e fecondo se non partisse da chi ogni giorno sta alla presenza di Dio e ascolta la sua Parola. Ben Sira dichiara di aver ricercato la sapienza fin dalla giovinezza: «Quando ero ancora giovane, prima di andare errando, ricercai assiduamente la sapienza nella mia preghiera» (Sir 51,13). 4. In questo suo percorso, egli scopre una delle realtà fondamentali della rivelazione, cioè il fatto che i poveri hanno un posto privilegiato nel cuore di Dio, a tal punto che, davanti alla loro sofferenza, Dio è “impaziente” fino a quando non ha reso loro giustizia: «La preghiera del povero attraversa le nubi né si quieta finché non sia arrivata; non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità. Il Signore certo non tarderà né si mostrerà paziente verso di loro” (Sir 35,21-22). Dio conosce le sofferenze dei suoi figli, perché è un Padre attento e premuroso verso tutti. Come Padre, si prende cura di quelli che ne hanno più bisogno: i poveri, gli emarginati, i sofferenti, i dimenticati... Ma nessuno è escluso dal suo cuore, dal momento che, davanti a Lui, tutti siamo poveri e bisognosi. Tutti siamo mendicanti, perché senza Dio saremmo nulla. Non avremmo neppure la vita se Dio non ce l’avesse donata. E, tuttavia, quante volte viviamo come se fossimo noi i padroni della vita o come se dovessimo conquistarla! La mentalità mondana chiede di diventare qualcuno, di farsi un nome a dispetto di tutto e di tutti, infrangendo regole sociali pur di giungere a conquistare ricchezza. Che triste illusione! La felicità non si acquista calpestando il diritto e la dignità degli altri. La violenza provocata dalle guerre mostra con evidenza quanta arroganza muove chi si ritiene potente davanti agli uomini, mentre è miserabile agli occhi di Dio. Quanti nuovi poveri produce questa cattiva politica fatta con le armi, quante vittime innocenti! Eppure, non possiamo indietreggiare. I discepoli del Signore sanno che ognuno di questi “piccoli” porta impresso il volto del Figlio di Dio, e ad ognuno deve giungere la nostra solidarietà e il segno della carità cristiana. «Ogni cristiano e ogni comunità sono chiamati ad essere strumenti di Dio per la liberazione e la promozione dei poveri, in modo che essi possano integrarsi pienamente nella società; questo suppone che siamo docili e attenti ad ascoltare il grido del povero e soccorrerlo» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 187). 5. In questo anno dedicato alla preghiera, abbiamo bisogno di fare nostra la preghiera dei poveri e pregare insieme a loro. È una sfida che dobbiamo accogliere e un’azione pastorale che ha bisogno di essere alimentata. In effetti, «la peggior discriminazione di cui soffrono i poveri è la mancanza di attenzione spirituale. L’immensa maggioranza dei poveri possiede una speciale apertura alla fede; hanno bisogno di Dio e non possiamo tralasciare di offrire loro la sua amicizia, la sua benedizione, la sua Parola, la celebrazione dei Sacramenti e la proposta di un cammino di crescita e di maturazione nella fede. L’opzione preferenziale per i poveri deve tradursi principalmente in un’attenzione religiosa privilegiata e prioritaria» (ivi, 200). Tutto questo richiede un cuore umile, che abbia il coraggio di diventare mendicante. Un cuore pronto a riconoscersi povero e bisognoso. Esiste, infatti, una corrispondenza tra povertà, umiltà e fiducia. Il vero povero è l’umile, come affermava il santo vescovo Agostino: «Il povero non ha di che inorgoglirsi, il ricco ha l’orgoglio da combattere. Ascoltami perciò: sii un vero povero, sii virtuoso, sii umile» (Discorsi, 14, 4). L’umile non ha nulla da vantare e nulla pretende, sa di non poter contare su sé stesso, ma crede fermamente di potersi appellare all’amore misericordioso di Dio, davanti al quale sta come il figlio prodigo che torna a casa pentito per ricevere l’abbraccio del padre (cfr Lc 15,11-24). Il povero, non avendo nulla a cui appoggiarsi, riceve forza da Dio e in Lui pone tutta la sua fiducia. Infatti, l’umiltà genera la fiducia che Dio non ci abbandonerà mai e non ci lascerà senza risposta. 6. Ai poveri che abitano le nostre città e fanno parte delle nostre comunità dico: non perdete questa certezza! Dio è attento a ognuno di voi e vi è vicino. Non vi dimentica né potrebbe mai farlo. Tutti facciamo esperienza di una preghiera che sembra rimanere senza risposta. A volte chiediamo di essere liberati da una miseria che ci fa soffrire e ci umilia e Dio sembra non ascoltare la nostra invocazione. Ma il silenzio di Dio non è distrazione dalle nostre sofferenze; piuttosto, custodisce una parola che chiede di essere accolta con fiducia, abbandonandoci in Lui e alla sua volontà. È ancora il Siracide che lo attesta: “Il giudizio di Dio sarà a favore del povero” (cfr 21,5). Dalla povertà, dunque, può sgorgare il canto della più genuina speranza. Ricordiamoci che «quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il bene. […] Questa non è la vita nello Spirito che sgorga dal cuore di Cristo risorto» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 2). 7. La Giornata Mondiale dei Poveri è diventata ormai un appuntamento per ogni comunità ecclesiale. È un’opportunità pastorale da non sottovalutare, perché provoca ogni credente ad ascoltare la preghiera dei poveri, prendendo coscienza della loro presenza e necessità. È un’occasione propizia per realizzare iniziative che aiutano concretamente i poveri, e anche per riconoscere e dare sostegno ai tanti volontari che si dedicano con passione ai più bisognosi. Dobbiamo ringraziare il Signore per le persone che si mettono a disposizione per ascoltare e sostenere i più poveri. Sono sacerdoti, persone consacrate, laici e laiche che, con la loro testimonianza, danno voce alla risposta di Dio alla preghiera di quanti si rivolgono a Lui. Il silenzio, dunque, si spezza ogni volta che un fratello nel bisogno viene accolto e abbracciato. I poveri hanno ancora molto da insegnare, perché in una cultura che ha messo al primo posto la ricchezza e spesso sacrifica la dignità delle persone sull’altare dei beni materiali, loro remano contro corrente evidenziando che l’essenziale per la vita è ben altro. La preghiera, quindi, trova nella carità che si fa incontro e vicinanza la verifica della propria autenticità. Se la preghiera non si traduce in agire concreto è vana; infatti «la fede senza le opere è morta» (Gc 2,26). Tuttavia, la carità senza preghiera rischia di diventare filantropia che presto si esaurisce. «Senza la preghiera quotidiana vissuta con fedeltà, il nostro fare si svuota, perde l’anima profonda, si riduce ad un semplice attivismo» (Benedetto XVI, Catechesi, 25 aprile 2012). Dobbiamo evitare questa tentazione ed essere sempre vigili con la forza e la perseveranza che proviene dallo Spirito Santo che è datore di vita. 8. In questo contesto è bello ricordare la testimonianza che ci ha lasciato Madre Teresa di Calcutta, una donna che ha dato la vita per i poveri. La Santa ripeteva continuamente che era la preghiera il luogo da cui attingeva forza e fede per la sua missione di servizio agli ultimi. Quando, il 26 ottobre 1985, parlò nell’Assemblea Generale dell’ONU, mostrando a tutti la corona del Rosario che teneva sempre in mano disse: «Io sono soltanto una povera suora che prega. Pregando, Gesù mi mette nel cuore il suo amore e io vado a donarlo a tutti i poveri che incontro sul mio cammino. Pregate anche voi! Pregate, e vi accorgerete dei poveri che avete accanto. Forse nello stesso pianerottolo della vostra abitazione. Forse anche nelle vostre case c’è chi aspetta il vostro amore. Pregate, e gli occhi si apriranno e il cuore si riempirà di amore». E come non ricordare qui, nella città di Roma, San Benedetto Giuseppe Labre (1748-1783), il cui corpo riposa ed è venerato nella chiesa parrocchiale di Santa Maria ai Monti. Pellegrino dalla Francia a Roma, rifiutato da tanti monasteri, egli trascorse gli ultimi anni della sua vita povero tra i poveri, sostando ore e ore in preghiera davanti al Santissimo Sacramento, con la corona del rosario, recitando il breviario, leggendo il Nuovo Testamento e l’Imitazione di Cristo. Non avendo nemmeno una piccola stanza dove alloggiare, dormiva abitualmente in un angolo delle rovine del Colosseo, come “vagabondo di Dio”, facendo della sua esistenza una preghiera incessante che saliva fino a Lui. 9. In cammino verso l’Anno Santo, esorto ognuno a farsi pellegrino di speranza, ponendo segni tangibili per un futuro migliore. Non dimentichiamo di custodire «i piccoli particolari dell’amore» (Esort. ap. Gaudete et exsultate, 145): fermarsi, avvicinarsi, dare un po’ di attenzione, un sorriso, una carezza, una parola di conforto... Questi gesti non si improvvisano; richiedono, piuttosto, una fedeltà quotidiana, spesso nascosta e silenziosa, ma resa forte dalla preghiera. In questo tempo, in cui il canto di speranza sembra cedere il posto al frastuono delle armi, al grido di tanti innocenti feriti e al silenzio delle innumerevoli vittime delle guerre, rivolgiamo a Dio la nostra invocazione di pace. Siamo poveri di pace e tendiamo le mani per accoglierla come dono prezioso e nello stesso tempo ci impegniamo a ricucirla nel quotidiano. 10. Siamo chiamati in ogni circostanza ad essere amici dei poveri, seguendo le orme di Gesù che per primo si è fatto solidale con gli ultimi. Ci sostenga in questo cammino la Santa Madre di Dio Maria Santissima, che apparendo a Banneux ci ha lasciato il messaggio da non dimenticare: «Sono la Vergine dei poveri». A lei, che Dio ha guardato per la sua umile povertà, compiendo cose grandi con la sua obbedienza, affidiamo la nostra preghiera, convinti che salirà fino al cielo e sarà ascoltata. 

 Roma, San Giovanni in Laterano, 13 giugno 2024, memoria di Sant’Antonio da Padova, Patrono dei poveri. 

 FRANCESCO

... profetico !!! ...

Lo sviluppo che questo nuovo potere vuole dà un colpo di spugna al fascismo tradizionale, che si fondava sul nazionalismo o sul clericalismo, su vecchi ideali, e instaura una forma di fascismo nuovo e ancora più pericolosa. E’ in corso nel nostro paese questa sostituzione di valori e di modelli, sulla quale hanno avuto grande peso i mezzi di comunicazione di massa e in primo luogo la televisione. Con questo non sostengo affatto che tali mezzi siano in sé negativi: sono anzi d’accordo che potrebbero costituire un grande strumento di progresso culturale, ma finora sono stati un mezzo di spaventoso regresso, di genocidio culturale….. La distruzione di valori in corso non implica una immediata sostituzione di altri valori, col loro bene e il loro male, col necessario miglioramento del tenore di vita e insieme un reale progresso culturale. C’è nel mezzo un momento di imponderabilità e qui e ora sta il grande pericolo. Pensate a cosa può significare in queste condizioni una recessione economica, e vi corre un brivido se vi si affaccia il parallelo con la Germania degli anni Trenta. Qualche analogia il nostro processo di industrializzazione degli ultimi dieci anni con quello tedesco di allora ce l’ha: fu in tali condizioni che il consumismo aprì la strada, con la recessione degli anni ’20, al nazismo…. Quando vedo intorno a me i giovani che stanno perdendo gli antichi valori popolari e assorbono i modelli imposti dal capitalismo, e rischiano una forma di disumanità, una forma di atroce afasia, una assenza di capacità critiche, una passività, ricordo che erano le forme tipiche delle SS e vedo stendersi sulle nostre città l’ombra orrenda della croce uncinata. Una visione apocalittica la mia. Ma se accanto ad essa e all'angoscia che la produce, non vi fosse in me anche un elemento di ottimismo, il pensiero cioè che esiste la possibilità di lottare contro tutto questo, semplicemente non sarei qui. Pier Paolo Pasolini – Milano, 7 settembre 1974, dibattito all'interno di una Festa dell’Unità dal titolo ''Ideologia e politica nell'Italia che cambia'' al quale parteciparono anche il pittore Renato Guttuso e Giorgio Napolitano.

sabato 16 novembre 2024

... legge n. 86/2024 ...

Qualcuno chiede cosa ne sarà ora della legge n. 86/2024. 

Le "destre", tradendo i cittadini che le hanno elette, minimizzano e parlano di "ritocchini", mentre Salvini dice che si va avanti (come una locomotiva lanciata a folle velocità contro i respingenti su un binario morto-ndr) perché bastano "alcune modifiche nel corso dell'applicazione". 
Eh no, non è affatto così perché dal comunicato stampa della Corte Costituzionale emergono SETTE profili di incostituzionalità dello "sfasciaitalia", principalmente riferiti ad un maggiore coinvolgimento del Parlamento, messo invece volutamente da parte da Giorgia Meloni nell'ultima stesura approdata in Senato a gennaio del corrente anno (in vista del suo "premierato alla Orban", assaporato con ampio anticipo-ndr). 
Il comunicato stampa, da me citato, parla di incostituzionalità con riferimento a: la possibilità che l'intesa tra lo Stato e la regione e la successiva legge di differenziazione trasferiscano materie o ambiti di materie, laddove la Corte ritiene che la devoluzione debba riguardare (solo-ndr) SPECIFICHE funzioni legislative e amministrative e debba essere GIUSTIFICATA in relazione alla singola regione, alla luce del richiamato principio di sussidiarietà. QUESTO NELLA LEGGE CALDEROLI NON C'E'! il conferimento di una delega legislativa per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) concernenti i DIRITTI CIVILI e SOCIALI priva di idonei criteri direttivi, con la conseguenza che la decisione sostanziale viene rimessa nelle mani del Governo, limitando il ruolo costituzionale del Parlamento. QUESTI, gli idonei criteri direttivi, NELLA LEGGE CALDEROLI NON CI SONO e la sostanziale rimessa nelle mani del governo è stata introdotta proprio dalla Meloni quando il testo è approdato in Senato! la previsione che sia un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (dPCm) a determinare l'aggiornamento dei LEP. QUESTO E' SCRITTO invece NELLA LEGGE CALDEROLI, in quanto introdotto espressamente dalla MELONI, come esposto innanzi! Mi fermo qui nella disamina dei motivi ostativi alla applicazione "sic et simpliciter" della legge n.86/2024, come invece sta tentando disperatamente di fare Calderoli con Zaia, Fontana e Cirio: sono tutti macigni che sbarrano la sopravvivenza e la applicazione di una legge che dovrà tornare in Parlamento, ma con la differenza sostanziale che prima era una questione tra Salvini, Calderoli e Meloni, in vista del "premierato alla ungherese"...ora non più. Concludo chiedendo al governo: sarà disposto a modificare la legge, adeguandola alle osservazioni di incostituzionalità della Consulta, ed a ripercorrere l'iter parlamentare? In quali tempi, visto che la legge finanziaria batte alle porte? E del referendum abrogativo dell'intera legge, quello che ha raccolto in brevissimo tempo 1.300.000 adesioni, che ne sarà? Vi rimando alla fine dell'articolo che qui posto...ed incrocio nel frattempo le dita, anche nella speranza che chi ha votato questo governo e chi non è andato a votare il 25 settembre 2022 apra finalmente gli occhi: qui si sta davvero rompendo l'unità di una Nazione ed i rilievi della Consulta lo hanno messo nero su bianco. Antonio Anelli.