lunedì 26 settembre 2022

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Gli italiani sono diventati fascisti? “Questa è una colossale stupidaggine”. Così, senza mezzi termini, Massimo Cacciari sui risultati delle elezioni che hanno premiato il centrodestra a guida Giorgia Meloni. Intervenuto ai microfoni de La Stampa, il filosofo ha rimarcato che il pericolo invocato dalla sinistra era falso, nonché controproducente: “La genesi del fascismo è lontanissima da oggi, nasceva da una crisi della democrazia, avveniva in un contesto molto diverso da quello dei giorni nostri. Quella che è stata proposta tra Fratelli d'Italia e il fascismo è stata una sovrapposizione impropria”. L’analisi di Cacciari Il pericolo che oggi corre l’Italia non ha nulla a che fare con i totalitarismi secondo l’ex sindaco di Venezia. Cacciari, infatti, ha acceso i riflettori sulla crisi della democrazia progressiva: “Una democrazia che spingeva i popoli ad aumentare i propri diritti, ad allargare la base sociale di chi ne godeva, a migliorare le proprie condizioni di vita. Quando questo allargamento progressivo si è interrotto, è nata la rivolta dei populismi e dei sovranismi contro l'Europa. Perché da quel momento l'Europa non ha più saputo darsi un'identità politica e non ha più saputo avere una linea autonoma in politica estera”. Soffermandosi sul tracollo della sinistra, Cacciari ha parlato apertamente di “catastrofe mentale”. “Ma come? Si sostiene che il pericolo è quello del fascismo, cioè di un attacco eversivo allo Stato, e non si riesce a trovare il modo di combattere quel rischio tutti insieme?”, la punzecchiatura del pensatore, che ha posto l’accento sulla totale incoerenza tra i pericoli denunciati ed i comportamenti concreti sulle alleanze, tanto da perdere credibilità. Il disastro della sinistra Secondo Cacciari, il gruppo dirigente del Partito Democratico dovrebbe fare un’analisi molto seria alla luce dei risultati del voto. Ed è difficile, se non impossibile, avere ricette per malati che non ammettono nemmeno la patologia: “Malati che non hanno saputo fare uno straccio di legge elettorale, pur sapendo a che cosa si andava incontro con il taglio del parlamentari e la legge attuale. Malati che dicono di aver governato benissimo tutti insieme e non sono in grado di trovare una linea comune per presentarsi agli elettori”.
Il grande sconfitto di queste elezioni è il Partito democratico, che non ha raggiunto nemmeno il 19% delle preferenze, rischiando di essere superato perfino dal Movimento 5 stelle che tutti davano per spacciato. Si ipotizzava il 27% per il partito di Letta solo pochi giorni fa, è stata una notte amara dalle parti del Nazareno. Una debacle su tutta la linea per Enrico Letta, che già da ieri sera ha dovuto fare i conti con una realtà che, evidentemente, è ben diversa da quella che si prefigurava. La sua gestione della campagna elettorale, completamente sconclusionata e senza obiettivo, portata avanti con la sola idea di demonizzare il centrodestra, alla fine ha chiesto il conto al Pd, alla sua sconfitta più cocente dal 2007. Enrico Letta, ieri, non si è presentato in conferenza stampa, ha preferito mandare avanti Deborah Serracchiani in evidente imbarazzo. Stamattina non ci sono dichiarazioni di Enrico Letta sui giornali, la sua conferenza è prevista per le 11 e non si sa ancora quello che dirà, dopo aver avuto un'intera notte, probabilmente insonne, per pensarci. In tanti, all'interno del suo stesso partito, sono pronti a chiedere la sua testa. Ma cosa farà, ora il segretario dem? Scapperà dalle macerie del partito che ha contribuito a distruggere o tenterà in qualche modo di rimettere insieme le fila? Il congresso è previsto tra febbraio e marzo ma sono tanti i dubbi circa la capacità di Letta di resistere per altri 5 mesi alla guida di un partito a brandelli. Base riformista, il corrente più spostata a sinistra è pronta a chiedere il congresso anticipato. Il Pd "camuffa" la sconfitta, ma il destino di Letta è segnato Nelle retrovie, come spiega il Corriere della sera, c'è già chi scalpita per sostituirlo mentre Goffredo Bettini muove le fila di una corrente che da sempre non ha visto di buon occhio l'arrivo di Enrico Letta. Andrea Orlando pare ci stia pensando, ma a questo giro vorrebbe certezze dopo la debacle di anni fa, quando tentò di strappare senza riuscire la segreteria a Matteo Renzi. Ma c'è anche Beppe Provenzano che scalpita nelle retrovie. Bettini, che da sempre è il "maestro di scacchi" del Pd, starebbe anche pensando all'effetto sorpresa con Elly Schlein, che però è un'ipotesi non particolarmente apprezzata nel partito, che per quanto si dica moderno e aperto al futuro, sembra non gradire una giovane donna alla sua guida. "Così andremo direttamente al 14 per cento, cioè saremmo come un partito alla Fratoianni ma con più consensi", dice qualcuno sottovoce. Ma il nome che più di altri sembra destinato a succedere a Enrico Letta è quello di Stefano Bonaccini. Il governatore dell'Emilia Romagna da tempo scalpita nelle retrovie, anche se finora ha sempre negato di voler fare le scarpe a Letta. Ma se fosse lui a rinunciare, allora lo scenario cambierebbe radicalmente e aprirebbe le porte anche al possibile arrivo di Dario Franceschini alla segreteria.

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