giovedì 10 febbraio 2022

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La tragedia delle foibe – 10 febbraio, giorno della memoria. 

Nel 2005 gli italiani furono chiamati per la prima volta a celebrare il Giorno del Ricordo, in memoria dei quasi ventimila italiani torturati, assassinati e gettati nelle foibe (le fenditure carsiche usate come discariche) dalle milizie della Jugoslavia di Tito alla fine della Seconda guerra mondiale. Le foibe altro non sono che delle grandi feritoie o inghiottitoi carsici, talvolta di dimensioni spettacolari, tipici della regione Giulia. Nell’Istria se ne conterebbero circa 1700. Il massacro fu dovuto in parte come rappresaglia all'occupazione italiana della penisola durante la guerra. La penisola istriana è sempre stata un territorio conteso tra Italia e Jugoslavia, e durante la seconda guerra mondiale le cose peggiorarono e furono commessi atti orribili su entrambi i fronti. L'Istria è stata italiana per gran parte della sua storia, come parte della Repubblica di Venezia prima, e del Regno d'Italia dopo (divenne infine parte del neonato stato di Jugoslavia solo nel corso degli anni). La prima ondata di violenze antiitaliane iniziò dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, firmato da Badoglio e dalle forze alleate a Cassibile. I partigiani comunisti slavi cercarono vendetta contro quegli italiani che non erano politicamente allineati con loro. Ciò includeva i sostenitori del fascismo, ma anche una grande quantità di persone che non avevano un'affiliazione politica aperta. In questa occasione almeno 1000 italiani furono torturati, fatti morire di fame, uccisi e gettati nelle foibe. La violenza si intensificò nel 1945, quando le truppe di Tito occupano l'Istria, oltre a Trieste e Gorizia. Le persecuzioni continuarono fino alla primavera del 1947, quando fu finalmente deciso il confine tra Italia e Jugoslavia e sia l'Istria che la Dalmazia divennero ufficialmente jugoslave. Gli italiani dell'Istria dovettero affrontare anche un altro trauma: più di 350.000 furono costretti a lasciare le loro case e fuggire in Italia. Una volta in patria, non furono accolti a braccia aperte: il Paese, in ginocchio dopo la guerra, accolse a fatica i nuovi arrivati. Nemmeno il neonato governo democratico italiano li aiutò: questi profughi in cerca di ospitalità e sicurezza nel proprio Paese, furono ignorati anche dalla politica italiana.

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