sabato 11 settembre 2021
... l'altro 11/9 ...
L’11 settembre 1973, un golpe militare pone fine all’esperienza di governo del Fronte di Unità Popolare e porta alla morte di Salvador Allende presidente, democraticamente eletto, del Cile.
Allende, cofondatore del Partito Socialista Cileno, era arrivato alla Presidenza con le elezioni del 1970 guidando una coalizione che vedeva uniti socialisti, comunisti, radicali e cattolici di sinistra e che portava avanti un programma di profonde riforme volte ad affrontare i cronici problemi economici e sociali che affliggevano la popolazione cilena. Di questa “via cilena al socialismo” i punti principali comprendevano la riforma del sistema sanitario e scolastico, la risoluzione della questione agraria e una politica di nazionalizzazione delle grandi industrie private, in particolare le miniere di rame controllate da aziende statunitensi.
Questa esperienza ha termine con il colpo di stato militare, iniziato all’alba del 11 settembre 1973 con il bombardamento aereo del Palazzo La Moneda, sede della Presidenza, poi assediato dalle truppe guidate dal generale Augusto Pinochet. Il golpe cileno si consuma in un solo giorno, ma diventa cruciale non solo nella storia della America Latina, ma del mondo intero, allora guidato dalla logica della Guerra fredda. La fine tragica di Allende e l’entrata in scena di Pinochet aprono una fase storica drammatica per la popolazione cilena, segnata da repressione e brutalità. Il golpe cileno ebbe un’influenza politica enorme in tutto il mondo, con l’appoggio a Pinochet, gli USA vollero mandare un forte monito a tutti i partiti socialisti: l’intendimento statunitense era quello di impedire la formazione di governi di ispirazione socialista, anche se democraticamente eletti, in tutti i paesi dell’America Latina e non solo.
LUIS SEPULVEDA l'11 settembre 1973 era poco più di un ragazzo, militante e volontario delle guardie di sicurezza di Allende, dentro la Moneda al momento dell'assalto dei golpisti di Pinochet. In una lunga intervista spiega perchè nella sua attività di scrittore non abbia mai raccontato la violenza e la sofferenza degli anni della dittatura...
" Ho cercato di essere sempre molto pudico per quanto riguarda le sofferenze, perché io sono stato male, sono stato due anni e mezzo in carcere e i primi sette mesi in un buco immondo, un buco in cui non potevo né sdraiarmi né stare in piedi, sopportando tutti i giorni i soldati che mi sputavano addosso, che orinavano su di me.
Ma ho sempre capito che per scrivere di queste cose avevo bisogno di una distanza, di molta distanza e per ragioni evidenti. Io ho superato tutto questo, perché sono un militante, perché ho un passato di guerrigliero che mi ha reso molto forte, ma ci sono migliaia di compagni che non l’hanno superato e per rispettare le ferite di questi compagni sono stato molto restio ad affrontare questi argomenti..."
(Collage foto di Marina Toccaceli)
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