martedì 20 ottobre 2020

... Paolo Finzi ...

È morto lasciandosi travolgere da un treno poco fuori dalla stazione di Forlì, sulla linea Bologna-Ancona. Paolo Finzi, 69 anni – negli ultimi anni sembra che vivesse nel Ferrarese – era un personaggio di grande rilievo nella galassia anarchica italiana, giornalista, autore di dossier e di biografie di personaggi dell’anarchia come Errico Malatesta e Alfonso Failla. Partì da Milano. E a Milano si dice Circolo Ponte della Ghisolfa per spiegare una bandiera nera con la grande A circolata.La storia umana e politica di Paolo Finzi passa di lì, dal luogo simbolo dell’anarchismo ambrosiano, quando la sua vita s’intreccia con quella di Pino Pinelli, il ’maestro anarchico’. Ma è una storia che viene da più lontano perché Finzi, venuto al mondo a Milano nel 1951, riceve certe stimmate di sinistra libertaria già in famiglia, dalla madre Matilde Bassani, ferrarese, socialista, arrestata nel 1942 per avere fatto parte di una rete clandestina, poi impegnata a Roma in Bandiera Rossa. Il Ponte della Ghisolfa nasce il 1° maggio 1968 e Finzi, diciassettenne, non perde tempo per aderire. La sera terribile del 12 dicembre 1969, a poche ore dalla strage di piazza Fontana, è il più giovane dei fermati dalla polizia. Pinelli che muore precipitando da una finestra della questura. Pietro Valpreda, il ballerino anarchico, alla gogna come l’assassino stragista. Violenza, sangue, misteri, menzogne. Niente di più lontano dal ragazzo Finzi, intelligente, gentile, sensibile, pronto al confronto, animato nel suo essere anarchico da quel che si potrebbe definire rigore etico. Ritroverà Valpreda negli anni ‘80 e lo accompagnerà per conferenze. Nel 1971 Paolo Finzi è tra i fondatori di "A-Rivista Anarchica", redattore e direttore. Tre anni dopo un altro incontro della vita. Fabrizio De André ha solo 34 anni, ma è già consegnato al destino di icona. Ha chiuso il capitolo genovese e vive a Milano con Dori Ghezzi, la nuova compagna. Finzi racconta in un’intervista a Radio Radicale quel primo approccio con il cantautore in una stanza dell’Hotel Cavour. Prima ancora dell’incontro fra due spiriti affini è quello fra due grandi timidezze. "Andai col cuore tremante, perché conscio che era il padre eterno della musica italiana. L’uomo era timidissimo, esattamente quanto me, ma ruppe l’imbarazzo del colloquio dicendo: ‘Leggo la vostra rivista da tre anni’". Fabrizio aveva 15 anni quando il padre gli aveva portato da Parigi dischi di Georges Brassens. La parola "anarchia", nella quale non si era mai imbattuto, lo incuriosiva al punto da condurlo nella sede degli anarchici di Genova e poi a Carrara, storica capitale dell’anarchismo. "Fabrizio De André – dice Finzi nell’intervista – era anarchico per autodefinizione privata e pubblica". Cita una frase dell’amico: "Non c’è nessun ideale e movimento che io ritengo che sia stato vicino a me come l’anarchismo". La vita di Paolo Finzi è anche la storia di una lunga, ininterrotta fedeltà a ’Faber’, proseguita dopo la scomparsa dell’autore de Il bombarolo. Nel 2000 cura il dossier Signora libertà, signorina anarchia, verso di Se ti tagliassero a pezzetti. L’anno successivo produce il cd Ed avevamo gli occhi troppo belli, presentato al campo nomadi di via Idro, a Milano, presenti Dori Ghezzi e don Andrea Gallo, il prete da strada di Genova che dice di seguire il vangelo secondo De André. Nell’album alcuni parlati di Fabrizio durante i concerti, una versione inedita di Se ti tagliassero a pezzetti e l’ancora sconosciuta I Carbonari. Cd, dvd. Ma la divisa di un altro colore, Mille papaveri rossi, fino, nel 2006, al dvd A forza di essere vento. Lo sterminio nazista degli Zingari che Finzi dedica a De André e al suo impegno a favore di Rom e Sinti. Fabrizio e Paolo. Una grande amicizia. Forte. Più forte anche della morte.

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