Cosa resta dei gilet gialli, un anno dopo
17:10, 16 novembre 2019
di Veronique Viriglio
Nel giorno dell'anniversario, 41 fermi e disordini nel cuore di Parigi. Che ne è stato dei leader della protesta che per mesi ha tenuto in scacco la presidenza Macron
Nel giorno dell'anniversario del movimento dei gilet gialli 41 persone sono state fermate a Parigi. Per prevenire i disordini, la polizia ha compiuto oltre 1.200 controlli, ma questo non ha impedito che a Place d'Italie alcune barriere divisorie venissero date alle fiamme.
L'obiettivo di rilanciare il movimento, con la partecipazione dei cittadini scontenti, sfocia così nella violenza. L'invito diffuso sui social da vari gruppi di Gilet gialli era a un "atto 53" della mobilitazione. Dall'atto 18 a scendere in piazza sono state soltanto poche centinaia di persone, niente rispetto alle 300 mila che il 17 novembre 2018 invasero le strade della capitale e delle principali città francesi per 4 mesi consecutivi.
Punto di partenza delle loro rivendicazioni era l'aumento dei prezzi dei carburanti decretato dal governo.Un anno dopo molti leader del movimento non hanno abbandonato la lotta, ma stanno portando avanti la contestazione seguendo anche altre strade, dal giornalismo alla politica passando per l'associazionismo.
CHRISTOPHE CHALENCON: Considerato uno dei capofila della contestazione sociale, nel dicembre 2018 Chalencon assieme a cinque colleghi gilet gialli era stato ricevuto dal premier Edouard Philippe. Nel febbraio 2019, il suo nome è tornato alla ribalta per aver incontrato il leader del Movimento 5 Stelle, l'allora vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, scintilla di una lunga crisi diplomatica tra Parigi e Roma. Si è candidato alle europee, ma la sua lista "Evolution citoyenne" è stato un fallimento: nella regione nativa del Vaucluse ha ottenuto solo lo 0,5% dei consensi e 0,01% su scala nazionale. "Il movimento è stato infiltrato ovunque, fino alla spina dorsale, dalla sinistra radicale" deplora Chalencon, che oggi si definisce "Gilet giallo nel cuore, nella mente e nell'anima". Continua la sua battaglia in difesa degli ideali attraverso l'impegno politico, ha lasciato il lavoro e a sostenerlo economicamente è la sua famiglia.
PRISCILLA LUDOSKY: Con la sua petizione contro l'aumento del prezzo dei carburanti, che ha raccolto un milione di firme, la 33enne Ludosky viene presentata come l'ispiratrice del movimento. Nel corso delle proteste dei gilet gialli ha optato per posizioni meno radicali, condannando le derive estremiste di alcuni gruppi. Ha cercato di ampliare le rivendicazioni iniziali, inserendo il tema della crisi climatica e per far confluire le varie lotte ha creato la piattaforma 'Gilet cittadini'. Con altri il mese scorso ha scritto al presidente Emmanuel Macron per incontrarlo, ma è ancora in attesa di risposta.
JACLINE MOURAUD: l'ipnoterapeuta 52enne è considerata una delle ispiratrici dei Gilet gialli, con il suo video "caccia ai conducenti" che ha ottenuto più di 6 milioni di visualizzazioni su Youtube. Ha perso punti non appena ha esternato le sue ambizioni politiche, considerate dalla base un "tradimento". Fondatrice del micro partito "Emergenti", la sua traiettoria politica è stata sospesa dopo le dimissioni di alcuni membri del direttivo, che hanno criticato il suo "culto della personalità". Per l'agenzia France Presse Mouraud, gollista autoproclamata sogna di partecipare alle presidenziali 2022, come candidata "dei territori e delle campagne". Oggi denuncia di essere vittima di minacce di morte quasi quotidiane e di aver perso tutto nella battaglia, costretta a vivere con meno di 500 euro al mese. Secondo lei "l'essenza del movimento è andata persa quando i Gilet gialli hanno applaudito i black bloc, lo scorso 16 marzo. Da molto positivo il movimento è diventato molto negativo e non può ottenere risultati poiché privo di struttura".
ERIC DROUET: l'autostrasportatore originario delle banlieue parigine, volto più mediatico e controverso dei gilet gialli, è considerato l'ideatore della prima manifestazione del 17 novembre 2018, un rivoluzionario. E' stato corteggiato dal mondo della politica, in particolare dall'oppositore di sinistra radicale Jean-Luc Melenchon, affascinato da questo trentenne "saggio e dall'estrema determinazione". Ha creato il gruppo Facebook 'France en colere', al quale hanno aderito 300 mila persone. Prosciolto lo scorso settembre dalle accuse di "complicità in gruppo costituito per compiere danni e violenze" durante l'atto 6 del 22 dicembre, alla fine è stato condannato al pagamento di una multa di 500 euro per lo sfollagente trovato nel suo zaino. Il mese scorso, in un video, ha invitato vigili del fuoco, operai, agricoltori, disoccupati e lavoratori degli ospedali a convergere e manifestare a Parigi, ma senza gilet. "Mettete i gilet gialli da parte, saranno i cittadini a scendere per le strade" ha dichiarato Drouet sui social.
INGRID LEVAVASSEUR: l'infermiera 32enne, candidata alle elezioni europee, è considerata responsabile della scissione del movimento. Aggredita da un gruppo di gilet gialli, Levavasseur ha smesso di manifestare. Alle municipali del 2020 sarà candidata di una lista di sinistra "Changer Louviers". Ha creato due associazioni - una per aiutare le famiglie monoparentali e l'altra per le prossime elezioni - e pubblicato due libri sulla sua battaglia sociale, nei quali denuncia anche la violenza di alcuni compagni di lotta, che ha colpito anche lei.
MAXIME NICOLLE: L'ex autotrasportatore bretone è ancora in prima linea con i suoi live sui social, nei quali si presenta come 'Fly Rider', e partecipa a diverse manifestazioni sociali. Da settembre il gilet giallo lavora per la web tv QG: come cronista e reporter copre i cortei più importanti con le sue riprese video. Ieri è uscito il suo libro presentato come una risposta alle critiche mediatiche. Al controverso Nicolle vengono attribuite tese complottistiche e la sua vicinanza con alcune pubblicazioni del Raggruppamento nazionale (Rn, estrema destra) non piace. Secondo lui il movimento può ancora rinascere e diventare più forte.
JEROME RODRIGUES: ha perso un occhio nelle proteste, è diventato il simbolo della brutale repressione della polizia e i gilet gialli lo considerano il loro martire. Il danno irreversibile subito è al centro di un procedura giudiziaria tutt'ora in corso. Sul web è stato oggetto di cyberbullismo da parte di due gilet gialli che lo attaccano sempre e contro i quali sporgerà denuncia. Inoltre è stato accusato di violenze coniugali, poi negate dalla moglie. Lo scorso agosto ha partecipato al contro vertice del G7 nei Paesi baschi. A settembre è tornato a manifestare per le strade di Parigi, sostenendo diverse cause, tra cui quella ambientalista di Extinction Rebellion. A questo punto Rodrigues auspica una convergenza delle varie lotte sociali in atto.
sabato 16 novembre 2019
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