domenica 3 aprile 2022

... obbedienza cieca ...

L’obbedienza cieca è l’origine dei più grandi mali dell’umanità. Oggi risuona nuovamente la chiamata alle armi. Credevamo che il mondo omerico con la sua celebrazione della forza e del “coraggio sul campo di battaglia” appartenesse a un lontano, remoto passato, quando l’umanità era più primitiva, più feroce, più brutale. Ma già due millenni fa c’era chi era insensibile a tali richiami. Si tratta del poeta Archiloco di Paro che abbandonò lo scudo nel bel mezzo della battaglia. La scelta di gettare lo scudo rappresenta una rottura con i valori del mondo omerico, dove ciò che contava era soprattutto l’onore e il desiderio di gloria. Archiloco descrive la brutalità della guerra non celandola dietro artefici poetici, e la guerra, perduta ogni valenza epica, si mostra davanti agli occhi del poeta nella sua indecente nudità, mentre quest’ultimo rivolge la sua attenzione alla vita, che capisce essere più preziosa di qualsiasi cosa. Il vero eroe è il disertore, colui che dice “no” alla guerra, colui che si rifiuta di obbedire, ciecamente obbedire, agli ordini dei suoi superiori diventando in tal modo un assassino, un Caino moderno. Cosa dissero infatti i carcerieri dei lager? Come si difesero i mediocri funzionari dell’apparato nazista? Non avevamo altra scelta, non potevamo agire diversamente, obbedivano a delle direttive. Ecco l’eterna giustificazione di chi abdicando alla propria umanità, alla propria coscienza, alla propria dignità di essere pensante in grado di discernere il bene del male, rinuncia al proprio essere uomo per trasformarsi in un ingranaggio del sistema. Si possono compiere le peggiori atrocità ed essere convinti al tempo stesso di avere la coscienza a posto. Ciò accade quando accogliamo, senza averle sottoposto al vaglio della nostra coscienza, idee, atteggiamenti, pratiche condivise che proprio per il fatto di essere condivise ci paiono naturali. È questa la banalità del male di cui parla Anna Arendt: l’incapacità di pensare, di sentire, il piegare la propria coscienza alle leggi ed alle direttive imposte dall’alto, giuste o sbagliate che siano non fa differenza.

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