venerdì 30 aprile 2021

... fine aprile ...

... fine mese tra perturbazioni e caldo in arrivo ... incertezza insomma, come nella nostra situazione economica e sanitaria!

 ... P.S. consegnati al CAF nel pomeriggio gli ultimi documenti mancanti per l'emissione del 730 (CUD e spese per infissi ed amministratore).

giovedì 29 aprile 2021

... E 67 ...

... stamane iniezione intravitreale al San Lazzaro di Via Cherasco 23 ...

mercoledì 28 aprile 2021

... 50 anni di Manifesto ...

Allo scoccare del mezzo secolo, per quegli strani scherzi del tempo, succede che le infinite, piccole e grandi storie, che hanno attraversato gli anni, diventano Storia. Così, un consueto compleanno può assumere un carattere speciale, un rilievo anche simbolico, a metà strada tra magica alchimia e concreta determinazione. Con il passare del tempo, gli anni trascorsi al manifesto sono diventati via via sempre più preziosi. E mi sono resa conto che se il tempo consumava noi, che realizzavamo e facciamo ancora oggi il giornale, «lui» invece non invecchiava, perché in grado di rinnovarsi. Ora, che compie 50 anni, ha poche rughe, è in forma, forte, tenace. Combattivo come il primo giorno, quel 28 aprile del 1971 che è ormai la data di una storia giornalistica così lunga da rendere il manifesto, tra i quotidiani nazionali, il più longevo dopo La Stampa e il Corriere della Sera. Il suo intreccio di ideali vive nel cuore e nella mente di milioni di persone; una storia politica maturata nel 1969 con l’omonima Rivista e subito dopo con la nascita del gruppo extraparlamentare; una vicenda collettiva, di una comunità di donne, uomini, ragazze, ragazzi e esponenti della vecchia guardia, che ci sostengono nella indefessa convinzione che un mondo diverso sia possibile. Cinquant’anni fa nessuno mai avrebbe immaginato che la grande corazzata del Pci sarebbe sprofondata e il fragile vascello del manifesto gli sarebbe sopravvissuto. Se questo è accaduto, verosimilmente è perché quel ramo, che si separava dal grande albero, già si predisponeva all’innesto, alla contaminazione feconda con l’onda d’urto travolgente del ‘68, coniando, con l’invenzione di un quotidiano, una nuova, originale forma della politica. Fu un incontro di reciproco, ricambiato amore che, nonostante tutto, traguarda ora il mezzo secolo. Arrivare fin qui è stato un laico miracolo: l’esistenza del manifesto è segnata da momenti duri, difficili, perfino traumatici. Non una, ma più volte, siamo stati sul punto di chiudere definitivamente la nostra avventura. Certamente, come conseguenza della crisi della sinistra italiana – e mondiale – incapace di immergersi e nuotare nei cambiamenti ideologici, sociali, culturali, economici che hanno caratterizzato la fine del Ventesimo secolo e i primi venti anni dei Duemila; ma anche a causa di una ancora più concreta e radicale minaccia: le sorti del giornale sono infatti sempre e comunque dipese dalla «cassa». Costantemente povera, se non vuota del tutto. Siamo stati più e più volte sull’orlo di bancarotte «terminali». Proprio nelle fasi più buie è scattato e ha avuto la meglio l’istinto di sopravvivenza, che si è a sua volta trasformato in una ostinazione così determinata da trasformarci in proprietari di noi stessi, della cooperativa da noi formata, che ogni giorno fa uscire il manifesto, non a fini di lucro bensì di altri obbiettivi ben più appaganti e coinvolgenti. La cooperativa era uno dei sogni di Luigi Pintor, il direttore più amato. Efficace come pochi nei suoi editoriali di 40 righe, frecce acuminate per lo sventurato destinatario, preziose medaglie responsabili del nostro successo nelle stagioni più belle e coinvolgenti del giornale. Luigi sarebbe certamente felice di festeggiare con noi questo imprevisto compleanno, e noi con lui. Come lo sarebbero Rossana Rossanda, Lucio Magri, Valentino Parlato, il nucleo fondatore di una vicenda politica speciale nata alla sinistra del vecchio Pci, dopo l’espulsione di alcuni e la radiazione di altri, coloro che sarebbero diventati gli «eretici» del manifesto. Impossibile pensare al manifesto, senza Rossana, Lucio, Valentino, anche se forse all’inizio loro intendevano il giornale più come house organ del gruppo che come giornale autonomo da vincoli «partitici». Ricordo le discussioni traumatiche che coinvolsero la redazione, spesso dividendola profondamente. Ma prevaleva sempre la fedeltà del giornale alla sua origine di testata indipendente. E questa scelta di fondo ha resistito. Fino a concretizzarsi nella attuale cooperativa. Tra le persone con cui condividiamo la fortuna di brindare oggi insieme, Luciana Castellina – fondatrice anche lei e testimone appassionata, indomabile, ineguagliabile – ci è rimasta accanto quando dentro la redazione e intorno al giornale si addensarono, scure, le nubi di una chiusura prematura, con la crisi, più grave delle altre, nel 2012, che portò Rossana Rossanda e alcuni più giovani, tutti importanti, della nostra redazione, a lasciare il giornale. Se oggi il manifesto mantiene alcuni caratteri della sua originaria identità lo dobbiamo anche a Luciana, che è restata con noi. Sono certa che altre e altri, molti purtroppo, che non ci sono più, sarebbero felici di brindare. E sono altrettanto convinta che sia molto più vasta di quanto non sembri la comunità di persone che si unirebbe fisicamente a noi, contenta di condividere questo momento. È una comunità che ci ha camminato sempre al fianco, sostenendoci lungo i nostri cinquant’anni. Senza queste lettrici, questi lettori, senza la loro «militanza» tanto ideale quanto concreta, non avremmo potuto superare il pericolo del fallimento, sempre possibile, sempre in agguato. Innumerevoli volte abbiamo chiesto aiuto, e altrettante volte questi aiuti sono arrivati sotto forma di lire prima e di euro poi, di abbonamenti sempre. Torniamo a chiedervelo oggi, di festeggiare donando un abbonamento a chi vi sta a cuore: non è necessario farlo subito, abbiamo intenzione di prolungare i festeggiamenti durante tutto l’anno. Più volte, in redazione ci siamo chiesti se davvero meritassimo il vostro entusiasmo, una così grande partecipazione, il vostro sostegno economico. Sì lo meritavamo, ci siamo detti. Lo meritiamo. Perché il nostro giornale è il risultato di un lavoro collettivo che va oltre il normale impegno all’informazione: il manifesto è qualcosa di più di un semplice quotidiano. È una idea, una scuola, un sentimento, un cuore collettivo e pulsante. A volte è abnegazione: penso a questo anno di pandemia, alla fatica fisica e mentale di riunirci a distanza, negandoci i normali scambi in corridoio, discussioni, arrabbiature e qualche abbraccio. Se per oltre dieci anni ho vissuto come un motivo di orgoglio e gratitudine l’opportunità di accompagnare, insieme a Tommaso Di Francesco, il nostro gruppo di giovani e meno giovani, ogni singolo compagno e ogni singola compagna, ogni sezione di lavoro, che vivono con passione il loro impegno politico, dopo questo anno la gratitudine si è fatta maggiore. E anche l’orgoglio. Da sempre al nostro fianco, le collaboratrici e i collaboratori contribuiscono con proposte, consigli, suggerimenti, commenti, articoli alla fattura del quotidiano, dei supplementi, di Alias del sabato, di Alias della domenica, di Extraterrestre, di Le monde diplomatique: sono un’altra comunità generosamente parte del nostro «progetto», che gratuitamente scrive articoli i cui argomenti spesso non è possibile leggere su altre testate, dando forma al racconto di un «altro» mondo, diverso, sconosciuto, estraneo alla informazione giornalistica corrente. Saremmo ancora più sciocchi che miopi se non avessimo cura di portare alla ribalta storie, situazioni, personaggi, luoghi, che non troviamo in tv né leggiamo sui social media, o sui giornali: quegli stessi mezzi di informazione, peraltro, che quasi sempre ignorano il manifesto e perciò stesso ne occultano la visibilità, preferendo accordarla a chi già la possiede, perché garantita dai grandi editori o dai legami con qualche partito. Alcuni parleranno del manifesto solo per ricordarne il compleanno, poi riprenderanno a omaggiare la corte di chi ritengono possa servire meglio i propri interessi. Ci siamo comunque: da 50 anni, appunto. Un fatto sorprendente anche per noi. Del calo delle vendite conseguente alla crisi della carta stampata non potevamo non risentirne; ma per fortuna meno dei giornali più grandi, che abbiamo visto arrampicarsi come naufraghi ai soccorsi derivati dai prepensionamenti, riducendo drasticamente i posti di lavoro. Quanto alla crisi della sinistra – una crisi ormai costante – anch’essa non poteva non coinvolgere il manifesto. Senza travolgerlo, però. Come si spieghi questa capacità del giornale di reagire alla quasi scomparsa delle componenti politiche e sociali che hanno animato per decenni la sinistra, e come si giustifichi la sua resistenza alla deriva della carta stampata mentre emergevano nuovi media, è difficile dirlo. A me pare che la si possa forse spiegare con il fatto che il manifesto ha saputo, nonostante le avversità, mantenere un doppio ruolo: di buon testimone del passato e di non scontato interprete del presente. Resistiamo alla prepotenza del capitalismo, assistiamo alle alterne fortune del liberismo, e continuiamo a stare dalla parte dei lavoratori meno tutelati, persuasi che un welfare non di risulta, bensì asse centrale dell’economia, sia insostituibile. Crediamo nella democrazia rappresentativa ma ci appassiona la prospettiva di una democrazia partecipata, che abbia inizio dal quartiere dove abitiamo, e poi si estenda; intendiamo continuare a dare visibilità ai dannati della terra, e ci appassionano quelle forme della politica che con nuove risorse dell’ingegno si impegnano a migliorare la vita delle persone; siamo stati e saremo attenti ai movimenti giovanili e alle loro sensibilità in sintonia con i drammatici problemi ambientali del pianeta. Insomma, crediamo ostinatamente ancora nella possibilità di contribuire a una condivisione dei diritti e del benessere più equa, e naturalmente a una progressiva eliminazione delle barbarie guerrafondaie. Vogliamo contribuire alla possibilità di vivere liberamente, civilmente, dignitosamente: questo significa per noi, al di là del suo senso più tradizionale, essere un «quotidiano comunista». Non potrebbe essere altrimenti.

domenica 25 aprile 2021

... 25 aprile 2021 ...

... verrà un giorno in cui non ci saranno più polemiche e scontri sul significato di questa giornata ... un tempo in cui "l'altra fazione" riconoscerà la propria sconfitta e si adeguerà ed apprezzerà la nostra Democrazia!

... 70 anni ...

... ci sono riviste che resistono all'usura del tempo, rinnovandosi come donne che riescono a conservare la loro bellezza e l'interesse da parte di chi le incontra sul proprio cammino ...

venerdì 23 aprile 2021

... 730 ...

... mattinata dedicata alla consegna dei nostri documenti al CAF per la compilazione dei modelli 730 ... è iniziata il periodo post-Graziella!!

giovedì 22 aprile 2021

... scoppio d'ira !! ...

... ci sono troppe cose che non vanno per il verso giusto, troppe cose in sospeso e basta una parola in più per farmi esplodere! Quest'anno è peggiore del 2020 il che è tutto dire!!

... Earth Day 2021 ...

... un dovere di tutti salvare la nostra casa!

mercoledì 21 aprile 2021

... la sentenza FLOYD ...

Caso Floyd: la giuria condanna per omicidio l’ex poliziotto Derek Chauvin. Biden: «Prove schiaccianti» L’agente colpevole di tre reati. Biden: “Prove schiaccianti”. E invita il Paese a cambiare: il razzismo sistemico è una “macchia sull’America” di Marco Valsania 20 aprile 2021 Colpevole. La giuria del tribunale di Minneapolis ha emesso un verdetto di colpevolezza per l’ex agente di polizia Derek Chauvin, per tutti e tre i reati di omicidio dei quali era stato accusato nel caso di George Floyd. La giuria del tribunale di Minneapolis ha trovato all’unanimità Chauvin responsabile di aver ucciso il 46enne afroamericano Floyd lo scorso maggio, soffocandolo dopo averlo ammanettato. Una decisione attesa da un Paese in grande ansia, in una vicenda-simbolo delle tensioni razziali e delle polemiche sul comportamento della polizia nei confronti della comunità di colore. Giurati, avvocati e accusato sono rientrati nel pomeriggio in aula in vista della lettura del verdetto. Una decisione rapida, meno di due giorni di deliberazioni, che aveva fatto presagire una decisione di colpevolezza. Subito dopo la rapida lettura del verdetto, reato per reato, il giudice ha ringraziato i giurati e li ha congedati. La pena decisa fra settimane Il giudice, Peter Cahill, dovrebbe emettere la sentenza con la pena comminata a Chauvin entro otto settimane. Ha ordinato un rapporto sull’ex agente e il suo passato prima di decidere. La pubblica accusa, sotto l’egida del procuratore generale del Minnesota, ha chiesto una sentenza particolarmente severa e senza attenuanti. Le statistiche mostrano quanto sia già di per sè straordinaria la condanna di un poliziotto, che potrebbe diventare ancora più significativa con la pena: dal 2005 solo sette agenti sono stati trovati colpevoli in casi violenza letale; 1.100 persone vengono uccise ogni anno dalla polizia. Biden, un omicidio che ha tolto il paraocchi Il Presidente Joe Biden ha sottolineato l'importanza del verdetto: “E' stato un omicidio in piena luce, che ha strappato i paraocchi e tutto il mondo ha potuto vedere”. Perché il “razzismo sistemico è una macchia sull'anima dell'America”. Il Presidente ha però aggiunto che il verdetto è ancora un momento “troppo raro” per rendere giustizia alla comunità nera. “Per molti, sembra ci sia voluto troppo per arrivare” a una simile misura di giustizia. Una “straordinaria convergenza” di fattori. Una ragazzina che ha filmato quanto accaduto. Testimoni traumatizzati. Poliziotti che hanno parlato contro l'agente responsabile. Biden ha così chiarito che questo deve essere solo un inizio. “Non è abbastanza. Servono vere riforme. Bisogna riconoscere e confrontare il razzismo sistemico, nelle attività di polizia e nel sistema della giustizia” e oltre. Serve, ha aggiunto, anzitutto il passaggio di una legge di riforma della polizia, proposta ormai da un anno e dedicata a George Floyd. E serve il lavoro di tutti i giorni per cambiare i cuori e le menti: “Dobbiamo farlo in sua memoria”, nel ricordo di Floyd. “Dobbiamo ricordare le sue parole, Non posso respirare. Per cambiare. Questo può essere un momento di significativo cambiamento”. Nelle ore precedenti il verdetto, con la giuria ormai isolata per le deliberazioni, Biden aveva anche chiamato la famiglia di Floyd per esprimere la sua vicinanza e detto di “pregare che il verdetto sia un verdetto giusto”. In una insolita e esplicita presa di posizione aveva indicato di considerare le prove di colpevolezza nel caso come “schiaccianti”. Harris e le riforme della polizia Il vicepresidente Kamala Harris ha a sua volta affermato che “il problema dell'ingiustizia sociale non è un problema solo degli americani neri e di colore. E' un problema di ogni americano. Ci impedisce di rispettare la promessa di libertà e giustizia per tutti e di realizzare il nostro potenziale”. E con Biden ha chiesto un cammino di riforme. La riforma citata della polizia, approvata dalla Camera, vieta tecniche di strangolamenti, crea standard nazionali per le pratiche di ordine pubblico, una banca dati sugli agenti accusati di abusi, revisioni nell'ampia dottrina della “immunità qualificata” che mette i poliziotti automaticamente al riparo da accuse se le loro azioni sono dichiarate in buona e non violano chiaramente diritti costituzionali o stabiliti da statuti. Si chiama George Floyd Justice in Policing Act. Ma è passata senza alcun voto repubblicano e due defezioni democratiche e rimane ferma al Senato. I tre reati Più in dettaglio, nel processo Floyd, la giuria (sette donne e cinque uomini; sei bianchi, quattro neri, due che si identificano come multirazziali) ha dovuto esprimersi su tre reati di omicidio, di diversa gravità, nei confronti di Chauvin. I giurati potevano decidere colpevolezza o innocenza su ciascuno dei reati, che non sono mutualmente esclusivi. I reati considerati erano omicidio di secondo grado non intenzionale, che prescriveva Chauvin avesse ucciso Floyd nel commettere un altro reato grave, in questo caso di aggressione. L’omicidio di terzo grado prevedeva che Chauvin avesse agito con azioni “molto pericolose” e nel disprezzo dei rischi per la vita altrui. La terza accusa, omicidio colposo di secondo grado, era di fatto per irresponsabile negligenza. Comportano rispettivamente e teoricamente un massimo di 40, 25 e 10 anni di carcere, ma le linee guida per la sentenza potrebbero ridurrebbe una eventuale somma ad una pena di forse 27 anni. I giurati avevano cominciato a riunirsi per quattro ore lunedì sera, al termine delle arringhe finali di accusa e difesa, e avevano ripreso alle 8 di mattina di martedì ora locale per annunciare che avevano raggiunto una decisione verso le 3 di pomeriggio. Il verdetto deve essere unanime. 24+ George Floyd, cosa c’è dietro al braccio violento della polizia Usa Lo stato d’emergenza Il verdetto è stato accolto con un collettivo sospiro di sollievo nel Paese. Che alla vigilia era invece dominato dalla tensione. A Minneapolis era stata mobilitata da giorni la guardia nazionale, almeno tremila soldati in tutto. E il governatore democratico del Minnesota Tim Walz aveva dichiarato un preventivo stato d’emergenza autorizzando, se necessario, l’aiuto di forze dell’ordine da stati limitrofi. A Minneapolis numerosi business avvano chiuso e barricato gli ingressi. Le scuole avevano attivato lezioni remote. Altre città americane, da Philadelphia a Washington e New York, avevano preso misure d’emergenza. Un processo durato 14 giorni Il processo presso il tribunale di Minneapolis è durato 14 giorni effettivi, in gran parte utilizzati dalla pubblica accusa per presentare testimoni oculari, drammatici video ripresi da passanti e la testimonianza di numerosi esperti sull’uso e l’abuso della forza e i manuali della polizia. Lo stesso capo della polizia di Minneapolis, Medaria Arradondo, ha testimoniato che le azioni di Chauvin hanno violato le regole del Dipartimento. La difesa ha parlato per due giorni, cercando di sollevare dubbi sulle cause della morte di Floyd (ha citato il presunto concorso di cattive condizioni di salute e uso di stupefacenti) e asserendo che il ricorso alla forza da parte di Chauvin era ragionevole. George Floyd, morte per asfissia secondo l’autopsia. Trump chiede ai governatori il pugno duro La morte di Floyd Floyd, un cittadino afroamericano di 46 anni, era stato ucciso il 25 maggio del 2020 in seguito a un arresto da parte della polizia, chiamata a verificare il sospetto che avesse usato una banconota falsa in un negozio. Uno degli agenti, il 44enne Derek Chauvin, dopo averlo ammanettato e spinto a terra, aveva premuto il ginocchio sul collo per nove minuti e 29 secondi. Chauvin ha tenuto il ginocchio sul collo di Floyd nonostante le sue grida che non riusciva a respirare e per diversi minuti dopo che l’uomo aveva perso coscienza. Floyd è deceduto per asfissia, ha concluso l’autopsia ufficiale. Chauvin, oggi un ex agente, è stato poi incriminato e sono emerse numerose denunce di abusi che aveva commesso durante la sua carriera iniziata nel 2001. Proteste contro il razzismo Il caso di George Floyd ha rilanciato fin dall’inizio con forza nel Paese, come non accadeva da anni, il dibattito su razzismo e discriminazione, e in particolare sul comportamento della polizia nei confronti delle minoranze etniche a cominciare dalla comunità nera e afroamericana. Ha innescato su scala nazionale il movimento di protesta Black Lives Matter, per chiedere giustizia e riforme delle forze di sicurezza. A volte, nel clima di crisi, ha generato anche disordini e vandalismi. Le proteste hanno anche avuto eco internazionale. L’attesa stessa del verdetto politico ha portato alla luce le divisioni del Paese: denunce di irrisolto razzismo e violenza della polizia da un lato; accuse di eccessive critiche e volontà di tagliare i necessari fondi alle forze dell’ordine dall’altro. I repubblicani hanno attaccato le parole nei giorni scorsi del deputato democratico Maxine Waters che è parsa invitare a ulteriori proteste in caso di una assoluzione di Chauvin. Polizia nella bufera La polizia americana è finita particolarmente sotto i riflettori. Per carenze di addestramento, che spesso varia nelle realtà locali e non oltre sei mesi (a Minneapolis dura 16 settimane), periodi molto più ridotti rispetto agli standard europei. Come per una storica cultura di abusi e discriminazione contro le minoranze. I critici sottolineano poi la perdurante tendenza alla militarizzazione delle forze dell’ordine, nelle tattiche e negli arsenali. E una lunga tradizione di impunità per gli agenti accusati di violenza a volte letale. La cronaca ha continuato a riportare episodi di controverso uso di forza letale da parte di agenti, anche nell’area metropolitana di Minneapolis: nei giorni scorsi il 20enne afroamericano Daunte Wright è stato ucciso da un agente per una infrazione al codice stradale nel sobborgo di Brooklyn Central. L’agente ha sostenuto di aver usato per errore la pistola invece del taser.

martedì 20 aprile 2021

... A051 ...

... mattinata passata presso l'oftalmico di via Cherasco 23 per una visita urgente a Maria Rosa ... definiti tre appuntamenti per le iniezioni intravitreali ...

lunedì 19 aprile 2021

... cambio gomme ...

... stamane effettuato cambio gomme ... speriamo di poterle usare a dovere sulle strade di San Giorio e Mattie!

... TORINO - ROMA 3-1 ...

... FORSA FIEUI!!!

domenica 18 aprile 2021

... 60 anni dopo ...

... 60 anni dopo l'invasione della Baia dei Porci finisce per Cuba l'era Castro- il nuovo presidente è Miguel Diaz-Canel ...

sabato 17 aprile 2021

... affanni!! ...

... oggi è iniziata ufficialmente la raccolta dei documenti per il 730/2021 ... Antonio fa le fotocopie e venerdì prossimo alle 10,30 Maria Rosa ed io siamo attesi al CAF di Via Salbertrand, con buona pace di quella stronza di Graziella (la nostra ex commercialista)!!

... goodbye ...

... oggi pomeriggio i funerali del Principe Filippo, 99 anni, consorte della Regina Elisabetta II ...

venerdì 16 aprile 2021

... dall'oculista ...

... appuntamento pomeridiano con la dottoressa Alovisi per una visita oculistica a Maria Rosa ed un chiarimento su alcune ricette mediche per me ...

mercoledì 14 aprile 2021

... NO TAV ...

... scontri tra polizia e dimostranti NO TAV a San Didero e blocco della statale 25 in Val di Susa ... continua la lotta contro la ferrovia ad alta velocità ...

martedì 13 aprile 2021

... a Carlo Rovelli ...

Buonasera, 

 seguo ogni giorno la trasmissione "quante storie" condotta da Giorgio Zanchini e mi aveva colpito in particolare la Sua presentazione del libro "Helgoland". L'ho acquistato e lo sto leggendo- desidero ringraziarLa per aver liberato nuove prospettive alla mia visione della realtà- naturalmente sono digiuno di tutto quanto si riferisce ad argomenti scientifici ma il Suo stile nel proporre la Teoria dei Quanti facilita, e questo va a Suo merito, la mia comprensione, sia pure a grandi linee, dei concetti espressi nel Suo volume. 

 Con vera stima. 

 Curta Renato.
Grazie! Carlo

lunedì 12 aprile 2021

... preadesione! ...

... effettuata la preadesione al vaccino anti-Covid 19 per me e per Maria Rosa, ed ora aspettiamo il nostro turno!

... 12 aprile 1961 ...

... 60 anni fa un ragazzo sovietico di 27 anni apriva la strada per la conquista del Cosmo ... l'indimenticabile Yurij Gagarin!

domenica 11 aprile 2021

... avanti così!! ...

... Udinese- Torino 0 a 1, grazie ad un rigore di Belotti, neo-papà e roccia della squadra!

venerdì 9 aprile 2021

... 9.3 ...

... finalmente, dopo tanto tempo, una sgroppata di 9 km e 3 per le strade della città, in attesa di poter raggiungere l'agognato borgo!

giovedì 8 aprile 2021

... dedica ...

... questo post è un post goloso, viva la faccia!, ogni tanto ci vuole un momento di dolcezza per annullare l'effetto negativo di certe presenze "inquinanti", per non far nomi: Roberta, Antonio, quella puzzona "sotto il naso" di Costanza etc, etc.- e quindi W il cioccolato fondente di cui mi sono rimpinzato oggi, buonumore assicurato, alla faccia di certe merdacce!!

mercoledì 7 aprile 2021

... caro Tommy ...

... caro Tommy,

 ... un altro anno è passato e sono ormai quattro da quando sei volato via ... quest'anno ho aggiunto una bella immagine alla tua, una scala che va verso il cielo, dove immagino tu ti sia incamminato al termine della tua vita terrena. Qui siamo ancora in piena Pandemia ed aspettiamo il nostro turno per essere vaccinati ... un giorno o l'altro toccherà anche a me lasciare questo pianeta maltrattato dagli umani e raggiungere forse la pace eterna- spero allora di poterti incontrare, lo desidero con tutto me stesso e quel giorno avrai di nuovo le carezze del tuo amico ... 
Un bacio sul tuo muso. 

Renato.