martedì 14 febbraio 2017

... Massimo Fagioli ...

È morto Massimo Fagioli, psicanalista controverso
Aveva 85 anni. Fu espulso dalla Società Italiana per la sua critica a Freud e per i suoi metodi. Negli ultimi anni molto vicino all'area di Bertinotti
di RAFFAELLA DE SANTIS
I suoi seguaci si chiamavano “fagiolini”, che un po’ ricorda i “sorcini” fan di Renato Zero. Lui, Massimo Fagioli, era il guru, lo psichiatra che aveva rifiutato Freud dicendo che le sue teorie erano “fregnacce”, quello che flirtava con Fausto Bertinotti e che parlava di rivoluzione mettendo insieme la sinistra e le malattie mentali, la rivoluzione e l’interpretazione dei sogni. Parlava lentamente, ipnoticamente, colorando il linguaggio specialistico e sofisticato con termini a volte grevi. Personaggio e studioso controverso, fondatore di una scuola di psicoanalisi antifreudiana si era duramente scontrato con la Società italiana di psicoanalisi. Irrituale anche nel look: camicie e bretelle colorate, capelli candidi arruffati, barba incolta da saggio socratico. Le sue sedute di analisi collettiva nello studio trasteverino erano frequentatissime. L’ingresso era libero e arrivavano fiumi di persone, tra cui molti semplici curiosi. In realtà Fagioli aveva alle spalle un curriculum serio prima di diventare un santone pop “consigliere” di politici e intellettuali. Dopo la laurea in neuropsichiatria aveva iniziato a praticare la professione nei manicomi, prima a Venezia, nell’isola di San Clemente, e poi all’ospedale psichiatrico di Padova. Studiava le cartelle cliniche, rifiutava, come Franco Basaglia, i muri che separavano la città dei sani da quella dei pazzi. Erano gli anni Sessanta e quelle ricerche lo portarono anche in Svizzera, nella clinica Bellevue di Binswanger a Kreuzlingen. Al 1970 risale il suo testo fondamentale, "Istinto di morte e conoscenza", che lo ha fatto conoscere agli ambienti scientifici internazionali (pubblicato in una nuova edizione nel 2010 da L’Asino D’Oro, casa editrice che aveva contribuito a fondare). Tradotto in molte lingue, il saggio espone la “teoria della nascita”, a partire dalla scoperta dell’origine biologica del non cosciente. Scoperte poi sviluppate in "La marionetta e il burattino" e "Teoria della nascita e castrazione umana". Nella vita Fagioli ha fatto di tutto, portatore sano di un carisma che lo spingeva ad esagerare. Ha insegnato all’università, fondato una rivista (Il sogno della farfalla), una casa editrice, scritto 23 libri e collaborato con architetti, arredatori, scultori, sceneggiatori, registi (tra cui Marco Bellocchio). Oggi Left, la rivista con la quale lavorava dal 2006, firmando una sua rubrica intitolata Trasformazione, lo piange come un padre. Sulla home page si legge: “Oggi Massimo Fagioli è morto. E noi dovremo fare i conti con quello che vorrà dire per noi. Per noi giornale, per noi comunità, per noi mondo di idee. Tante tantissime le sue, idee rivoluzionarie con cui abbiamo riempito anni di vita, di politica, di sinistra, di affetti, di figli…”. Eppure anche quella sua rubrica aveva procurato più di un malumore. Lui di sé diceva: “Sono un lupo solitario”. Strano per chi frequentava sempre posti molto affollati. Sabato 18 febbraio, dalle 10, l'ultimo saluto nella capitale in via Roma Libera 23 dove per anni Massimo Fagioli ha tenuto i suoi seminari di Analisi collettiva, le affollate e controverse sedute di psicoterapia di gruppo. Prima, Fagioli incontrava tutti in via di Villa Massimo, in una sede distaccata dell'Università.

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