venerdì 24 luglio 2020

... Santa Sofia moschea ...

Erdogan invita il Papa alla riapertura di Santa Sofia moschea. Musulmani contro la scelta del presidente turco Francesco nella lista degli invitati per l'evento del 24 luglio. L’Alto Comitato per la Fratellanza umana: «Passo che può creare tensioni religiose». Telefonata al Pontefice dalla presidente della Grecia

 CITTA’ DEL VATICANO. Qualcuno la legge come una provocazione, altri come un gesto di distensione dopo le accese polemiche delle scorse settimane. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha inserito anche Papa Francesco nella lista di invitati per la cerimonia di riapertura come moschea del complesso di Santa Sofia, a Istanbul. L’invito al Papa è stato confermato da Ibrahim Kalin, portavoce del presidente, all’emittente televisiva Cnn Turk. Il 24 luglio si terrà l’evento che segna la riconversione ufficiale in moschea di quella che in origine era una basilica bizantina simbolo del cristianesimo in Oriente, trasformata poi moschea nel XV secolo con la vittoria ottomana, infine divenuta museo nel 1934 per decisione del primo presidente turco Mustafa Kemal Ataturk. La cerimonia coinciderà con una grande preghiera del venerdì, alla quale assisteranno diverse personalità turche e straniere. Dal Vaticano finora non è giunta alcuna informazione sulla risposta del Papa all’invito di Erdogan, ma non è difficile immaginare che Francesco non presenzierà alla cerimonia. La scorsa domenica 12 luglio, il Papa era intervenuto sulla questione della riconversione di Santa Sofia, accompagnata al suo annuncio da roventi polemiche in particolare da parte dei capi delle Chiese ortodosse che, solitamente divisi, si sono trovati d'accordo nello stigmatizzare il gesto del “sultano” come un atto che avrebbe compromesso gravemente i rapporti tra islam e cristianesimo. Ed è forse in virtù del legame con alcuni Patriarchi, in primis quello di Costantinopoli, Bartolomeo I, al quale è legato da una fraterna amicizia, che Francesco ha voluto affrontare il tema con poche parole a braccio pronunciate con la fronte aggrottata dalla Finestra del Palazzo Apostolico alla fine dell’Angelus. «Penso a Istanbul, a Santa Sofia, e sono molto addolorato». Quasi una confessione personale che però ha sintetizzato chiaramente la sua posizione. In tanti hanno plaudito all’intervento del Pontefice, anche rappresentanti del mondo musulmano. Gli stessi che ora, alla vigilia della cerimonia ufficiale, tornano a criticare la scelta del presidente Erdogan. La voce più autorevole è quella di Mohamad Abdel Salam, segretario generale dell’Alto Comitato per la Fratellanza umana, consigliere speciale del grande imam di al Azhar, il quale ha firmato una lettera scritta a sostegno della richiesta del Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc) affinché Hagia Sofia mantenga la sua vocazione a essere «luogo di apertura, incontro e ispirazione per persone di tutte le nazioni e religioni». «Sosteniamo il vostro appello affinché siano evitate le divisioni e sia promosso il rispetto e la comprensione reciproci tra tutte le religioni», si legge nella missiva riportata dal Sir, in cui si esortano «tutti ad evitare qualsiasi passo che possa minare il dialogo interreligioso e la comunicazione interculturale e che possa creare tensioni e odio tra i seguaci di diverse religioni, confermando la necessità dell’umanità di dare priorità ai valori della convivenza». Sulla stessa linea, ma con toni più accesi, tre teologi musulmani – autodefinitisi «kemalisti», in linea cioè con la visione di Kemal Ataturk, padre della moderna Repubblica di Turchia –, in un articolo sul quotidiano turco “Birgun” affermano che utilizzare Santa Sofia come «strumento politico» è un «errore irreparabile» che «distrugge il messaggio di riconciliazione e di giustizia dell’islam, il cui significato è “pace”». Di «errore» parla anche la presidentessa greca, Katerina Sakellaropoulou, che lunedì ha avuto una lunga telefonata con il Papa per invitarlo a visitare nel 2021 la Grecia, esattamente Lesbo e Atene (viaggio che sembrava già previsto per il 2020), in occasione dei 200 anni della rivoluzione per l’indipendenza dall’Impero Ottomano. Nel colloquio Sakellaropoulou ha insistito perché il Pontefice favorisca gli sforzi internazionali per ripristinare lo status precedente di Santa Sofia, rimarcando le motivazioni politiche dietro la scelta di Erdogan che «allontana la Turchia dai valori di uno Stato laico e dai principi di tolleranza e pluralismo». Intanto tutto è pronto per la cerimonia del 24 luglio: Hagia Sofia ha già cambiato volto attraverso alcuni stratagemmi miranti ad oscurare le immagini cristiane durante la preghiera del venerdì. Ad esempio, la tenda a sipario che coprirà le meravigliose icone di Maria Theotokos e dell’Arcangelo Gabriele, dal momento che il culto islamico non prevede la presenza di immagini di esseri viventi nell’area di preghiera. Inizialmente si era pensato di ricorrere a luci al laser oscuranti, ma l’idea è stata presto accantonata per timore di danneggiare le opere. Secondo i media turchi, la modalità del sipario è stata scelta dagli esperti per rendere nuovamente visibili in modo rapido i mosaici ai visitatori, una volta terminate le cerimonie di culto. Come ha fatto sapere infatti Erdogan in un discorso alla nazione, l’ex basilica rimarrà aperta come museo a turisti stranieri e locali, escludendo le visite nei giorni di precetto islamico. Dovrebbero invece restare scoperte le altre icone che non sono visibili durante il culto, perché non si trovano nella direzione della ‘qiblà, di La Mecca, verso cui i musulmani si rivolgono per pregare. Su Twitter, infine, circolano da ieri alcune foto di operai intenti a posizionare sul pavimento tappeti verde scuro. Tra i commentatori c’è anche chi ha definito questa scelta «un crimine».

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